Quale futuro per i censimenti?

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Quale futuro per i censimenti?

L’anno scorso i risultati del Censimento della popolazione, dei nuclei familiari e delle abitazioni condotto in Croazia nel 2021 delinearono un notevole calo demografico. Benché si trattasse di un “segreto di Pulcinella”, l’informazione suscitò grande costernazione, monopolizzando a lungo l’attenzione dell’opinione pubblica. E benché la rilevazione in oggetto abbia sancito ancora una volta che la Comunità italiana è una delle minoranze nazionali più numerose in Croazia, il dato attinente al numero dei connazionali (e ancor di più al numero di coloro i quali considerano l’italiano la loro madrelingua) ha fatto scattare il campanello d’allarme nelle file della CNI. La popolazione italiana è calata da 17.807 (lo 0,42 p.c. della popolazione complessiva) a 13.763 (0,36 p.c.) unità. Una sorte, questa, condivisa da quasi la totalità dei gruppi etnici minoritari che popolano il Paese, che in generale ha visto ridursi del 9,64 p.c. il numero degli abitanti, passati dai 4.284.889 del 2011 a 3.871.833.

Tempi lunghi

Ora in Croazia il Censimento della popolazione, perlomeno nella sua forma tradizionale, potrebbe passare alla storia; sebbene non in tempi brevissimi. L’Unione europea sembra intenzionata a varare un nuovo Regolamento sulla statistica comunitaria attinente alla popolazione e alle abitazioni ai sensi del quale la conta della popolazione eseguita a scadenze decennali potrebbe essere sostituita da una basata sull’analisi dei Registri amministrativi (o anagrafici) i cui dati vengono aggiornati, in alcuni casi, anche quotidianamente. Lo scopo di questa manovra consiste nell’assicurare una maggiore armonia tra i dati statistici raccolti dai singoli Paesi Ue. La responsabile del Dipartimento per le statistiche demografiche e sociali in seno all’Istituto statale di statistica (DZS), Dubravka Rogić-Hadžalić, ha annunciato all’agenzia stampa Hina che dal 2025 i Paesi UE dovranno fornire all’Eurostat i dati statistici attenendosi all’acquis comunitario. Tuttavia, ciascun Paese potrà stabilire in modo autonomo come procederà alla raccolta delle informazioni. In Estonia, che alla pari della maggior parte dei Paesi Ue ha già formato i propri Registri statistici, nel 2021, quando nel Paese baltico è stato condotto il Censimento della popolazione le istituzioni incaricate di svolgerlo si sono essenzialmente limitate a chiedere ai cittadini di compilare un questionario contenente domande attinenti al loro rapporto con la religione, il senso d’appartenenza etnico, la madrelingua, il Paese di provenienza dei genitori e dei nonni, gli eventuali cambiamenti del luogo di residenza, le loro condizioni di salute…

Rilevazione combinata

Stando a quanto riportato in un articolo pubblicato ieri sull’argomento dalla Hina e firmato dal giornalista Mario Vrandečić, il nuovo Regolamento sulla statistica comunitaria attinente alla popolazione e alle abitazioni dovrebbe essere approvato nel corso del 2024. “A livello Ue è stata avviata un’iniziativa tesa a fare in modo che dalla tradizionale rilevazione porta a porta si passi a una conta di tipo combinato. In alternativa, dove possibile, l’input è quello di eseguire il Censimento ricorrendo alle banche dati, in modo da ridurre la pressione sulle persone censite e i costi legati alla raccolta dei dati statistici”, ha detto Rogić-Hadžalić ipotizzando che probabilmente in Croazia nel 2031 sarà necessario ripiegare sul Censimento di tipo combinato, in quanto il Paese è ancora sprovvisto dei Registri statistici.
I Registri statistico-amministrativi devono rispettare precisi standard, a iniziare da quelli definiti nel Codice delle statistiche europee. Rogić-Hadžalić, ha osservato che per creare i Registri, che devono essere interconnessi, servono almeno quattro o cinque anni di preparativi. “Siamo all’inizio di un processo onnicomprensivo ed estremamente complesso. Un iter che implica l’impiego di un numero considerevole di risorse umane e mezzi finanziari ingenti. Dobbiamo essere moderatamente ottimisti e non attenderci che i risultati arriveranno velocemente”, ha dichiarato l’esperta, segnalando che “è essenziale sostenere il progetto”.

Una legge speciale

La creazione dell’Anagrafe amministrativa della popolazione rappresenta dunque un prerequisito per l’istituzione dell’Anagrafe statistica (o Registro) della popolazione, sulla base della quale verrebbero successivamente effettuati i censimenti e altre ricerche statistiche. Per poter procedere all’istituzione del Registro della popolazione è necessario che il Sabor approvi una legge speciale. Una norma nella quale sarebbero definiti gli obblighi di tutti gli attori coinvolti: dal Ministero degli Affari interni a quello dell’Istruzione, dal Dicastero della Giustizia e dell’Amministrazione al Fisco, dall’Amministrazione geodetica statale all’Istituto croato per l’assicurazione pensionistica (HZMO), dall’Istituto croato per l’assicurazione sanitaria (HZZO) al DZS… A quest’ultimo spetterebbe il compito di fornire assistenza metodologica agli organismi responsabili dell’istituzione dei Registri.

Di rinvio in rinvio

La maggior parte dei Paesi Ue ha istituito i Registri ancor prima che la questione venga affrontata a livello comunitario. Tra i primi a farlo stono stati i Paesi scandinavi, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. L’elenco degli Stati UE sprovvisti di questi strumenti statistici include, oltre alla Croazia, la Romania, la Bulgaria, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Tuttavia, tutti questi Paesi hanno iniziato a prepararsi alla loro introduzione prima della Croazia, che per varie ragioni, fra tutte la mancanza di una precisa volontà politica, sta rinviando la decisione da ormai due decenni. Il governo attualmente in carica è il primo ad aver smosso le acque, benché l’istituzione dei Registri amministrativi fosse stata contemplata già all’atto della stesura della Politica migratoria della Repubblica di Croazia dal 2007 al 2013. Il demografo Anđelko Akrap sostiene, e lo ha ribadito pure alla Hina, che i Registri sono uno strumento indispensabile per poter gestire efficacemente la cosa pubblica a tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale. Ha segnalato, inoltre, che i Registri degli elettori, in quest’ottica, sono i più delicati da gestire. “Il Registro attuale deve essere aggiornato. Per farlo serve tempo. Il primo passo da compiere consiste nello stabilire la metodologia da impiegare”, ha affermato lo studioso, chiarendo che conoscere la struttura della popolazione è essenziale per poter pianificare le strategie nazionali.

Dati univoci

La Croazia in realtà non parte da zero. Alcuni Registri esistono anche se monchi. Oltre al già menzionato Registro degli elettori esistono quello dei fruitori dell’assicurazione sanitaria, quello dei pensionati, quello delle persone iscritte nelle scuole elementari, nelle medie superiori e nelle Università… Non esistono quelli attinenti agli edifici e agli alloggi, ai nuclei familiari, alla popolazione in generale… Il Registro della popolazione dovrebbe contenere dati univoci sui nomi dei membri di una famiglia, il loro status coniugale, il loro grado d’istruzione…

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