Furio Radin rimane il deputato della minoranza italiana al Sabor (il Parlamento di Zagabria, ndr). Ma se l’è vista brutta, anzi bruttissima, poiché ha battuto Corrado Dussich per soli 35 voti (971-936). Un esito che nessuno si aspettava e che ha sfiorato l’incredibile, se si prendono in considerazione l’esperienza politica e il carisma del politico polese. Ma alla fine è riuscito a conquistare il suo decimo mandato e a tornare nell’aula parlamentare, dove “abita” dal 1992. Complimenti, comunque, a Dussich che ha dato del filo da torcere al più quotato avversario, rischiando pure di mettere a segno il colpo grosso, nonostante un campagna elettorale poco incisiva data la candidatura arrivata all’ultimo istante.
È stata una notte di passione quella vissuta dai due candidati per il seggio specifico garantito alla minoranza italiana. La lotta a suon di voti è andata avanti fino alle prime luci dell’alba, quando la commissione elettorale ha reso noto sul proprio sito che è stato scrutinato il 100% delle schede nella dodicesima circoscrizione, quella riservata alle minoranze nazionali. Radin è stato sempre in vantaggio, ma a un certo punto, verso l’una di notte, i due contendenti sono stati quasi appaiati, con Dussich arrivato a solo tre lunghezze (leggi: voti) dall’avversario. Alla fine, Radin l’ha spuntata per un pugno di voti e rimane il rappresentante degli italiani di Croazia al Sabor. Ora è atteso dalle trattative per la formazione del nuovo governo che dopo questa tornata elettorale si preannunciano più calde che mai. L’ago della bilancia saranno due partiti di destra, come il Movimento patriottico (Domovinski pokret – Dp) che ha conquistato 14 seggi, e Most che ha portato a casa 11 seggi. Radin ha sempre dichiarato, anche recentemente, che non intende appoggiare un governo di cui faranno parte anche gli schieramenti di questa opzione politica.
Va segnalato che alle urne si sono presentati 1.971 connazionali che hanno scelto il voto etnico a quello politico, ossia oltre il doppio delle elezioni del 2020, quando votarono Radin, che era l’unico candidato, 890 connazionali.
Bisogna sottolineare pure che le schede nulle sono state 44 (2,26%), forse decisive per le sorti del voto se prendiamo in considerazione che il gap tra Radin e Dussich è stato solo di 35 preferenze.
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