Pola. Ruba identità dei vicini e ordina sul web cose inutili

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Pola. Ruba identità dei vicini e ordina sul web cose inutili

Sulla tortura ne avevamo viste, lette e sentite di ogni…L’ultima arriva da Pola, non è violenta e appartiene alla sfera  del tormento psicologico fatto in modo del tutto originale , ma comunque penalmente sanzionabile dalla Legge ( potrebbe trattarsi di furto di identità e cybercrime) e tutt’altro che piacevole.
Le vittime, una coppia in pensione (ex insegnanti, 70 anni lei, 74 il marito), delle quali non si indica l’identità, sembrano essere dei connazionali, residenti in Via Capodistria nella città dell’Arena. A prenderli di mira un vicino di casa di cui la polizia ha indicato solo età (43 anni) e iniziali O.P., il quale sarebbe stato mosso nel suo agire perché non nutre particolare simpatia verso  gli appartenenti della Comunità nazionale italiana, almeno così i malcapitati hanno raccontato al quotidiano Jutarnji list.
O.P., dipendente di un’azienda comunale, come si deduce dalla denuncia si è impossessato tramite computer e smartphone delle identità della coppia e ha cominciato ad acquistare su Internet a loro nome gli oggetti più disparati. Da ottobre 2018 a marzo di quest’anno ne sono stati recapitati circa cinquecento (da tutto il mondo) all’indirizzo dei poveri pensionati.
Tra gli oggetti acquistati, una costosa giacca, scarpe, collane, uno spazzolino per la pulitura del viso, pantaloni termo per dimagrire, una decina di k-way da pioggia, semi vari di alimenti sani, pepe verde, gomme per automobili… Insomma di tutto di più. Alla consegna la coppia ha dovuto sempre cercare di spiegare di non aver mai ordinato niente, di non volere l’oggetto in questione e in special modo di non voler pagare.
Dopo mesi d’inchiesta in seguito alla denuncia, la polizia è riuscita a venirne a capo e dimostrare che il responsabile della consegna dei pacchi è proprio O.P. lui, quando ha cominciato a sentire sul collo il fiato degli agenti ha chiamato telefonicamente la coppia, ammettendo le colpe e scusandosi perché “Sono un po’ pazzo”, letteralmente… Confiscati  computer e smartphone, la polizia ha trovato le tracce della corrispondenza elettronica in cui O.P. a nome degli sfortunati vicini eseguiva ordinazioni su Internet.
La donna, un’insegnante 70.enne, non ha mai firmato alcuna ricevuta per le ordinazioni anonime e tantomeno ritirato alcun pacco.
O.P. alle elementari ha frequentato la stessa classe assieme al figlio della coppia. Quando ci ha maltrattato con lettere in cui esprimeva il suo disamore nei confronti della comunità italiana, ci siamo passati sopra perché ha avuto un’infanzia difficile e vabbè…”, ha detto la 70.enne insegnante polese protagonista del fatto spiacevole.
Ora sia lei sia il marito non credono che O.P.  subirà una condanna adeguata al reato, al disturbo procurato e anche per il danno psicologico subito. Il furto di dati personali e sensibili a scopo di frode è un crimine vecchio quanto il mondo. Esiste da sempre, e numerosissimi sono i casi che riempiono le cronache e le pagine di ogni epoca. L’avvento del web tuttavia ha riportato in auge il problema, poiché la rete consente nuove opportunità di truffa ai moderni criminali, che si sono rapidamente adattati alle nuove tecnologie trovando diversi sistemi per carpire preziose informazioni e raggiungere i propri scopi illeciti. Poi se sono pazzi, il rischio aumenta…

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