Pandemia. Volano i risparmi

Negli ultimi anni si registra in Croazia un’impennata dei depositi bancari che ammontano ora a 232,96 miliardi di kune, ossia a circa 30 miliardi di euro. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ci sono pochi cittadini ricchissimi e molti con i conti bloccati

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Pandemia. Volano i risparmi

Le chiusure forzate del biennio 2020-2021, imposte per contenere la diffusione del contagio da Covid-19, e il generale clima d’incertezza causato dalla pandemia, hanno decisamente contratto i consumi. Come conseguenza, i risparmi sono cresciuti a una velocità mai vista prima. Nel 2020 in Croazia i depositi dei cittadini sono aumentati del 5,4 p.c. rispetto al 2019 (passando da 203,97 a 214,95 miliardi di kune). Stando ai dati raccolti e pubblicati dalla Banca nazionale croata (HNB) quest’anno l’incremento è stato persino più sostenuto. L’importo complessivo dei risparmi depositati dai cittadini croati sui loro conti bancari o in quelli aperti nelle casse di risparmio immobiliare è lievitato nell’arco di 12 mesi di 18,02 miliari di kune (+8,4 p.c.) e ammonta ora a 232,96 miliardi di kune (circa 30 miliardi di euro). I suddetti dati sono stati resi noti in occasione della Giornata mondiale del risparmio.

 

L’Istria capofila

Una ricorrenza nata nel 1924, quando si tenne in Italia il 1° Congresso internazionale delle casse di risparmio. L’ultimo giorno del Congresso venne fondato l’odierno World Savings Banks Institute. Per commemorare questo storico incontro, il 31 ottobre venne proclamato Festa dei risparmiatori e del risparmio.

Il risparmio medio pro capite a livello nazionale ammonta a 57.555 kune stando al bollettino informativo pubblicato dalla Camera croata d’economia (HGK) nella ricorrenza della Giornata mondiale del risparmio. In Istria (l’area del Paese con la media pro capite più alta) l’importo medio risparmiato da ciascun abitante della Regione equivale a 85.249 kune (l’anno scorso l’importo ammontava a 78.681,2 kune). Sul podio della graduatoria stilata dalla Camera croata d’economia (HGK) troviamo anche la Città di Zagabria (83.049 kune pro capite, a fronte delle 75.921,6 del 2020) e la Regione litoraneo-montana (dove dalle 73.244,8 kune del 2020 si è passati alle attuali 79.715 kune). Nella top ten della classifica delle Contee con i risparmi pro capite più alti oltre alla capitale (che gode dello status di Regione) e della Regioni rivierasche troviamo anche la Regione zagabrese e quella del Međimurje. L’ultimo posto in classifica è occupato, invece, dalla Regione di Vukovar e dello Srijem, con una media di 26.068 kune pro capite. L’ordine della graduatoria cambia però se usiamo un altro metro di valutazione. Le Regioni nelle quali i risparmi complessivi sono aumenti di più rispetto allo stesso periodo del 2020 sono la Regione di Sisak e della Moslavina (+14,3 p.c.), la Regione di Krapina e dello Zagorje (+12,2 p.c.) e la Regione zagabrese (+11,1 p.c.), mentre l’incremento più basso è stato registrato nella Regione di Ragusa e della Narenta (+4,2 p.c.).

Statistiche ingannevoli

In un’intervista rilasciata al Telegiornale della Televisione pubblica (HTV) il professor Mladen Vedriš, noto economista, ha invitato a considerare che i dati presentati in questo modo, seppur corretti, possono essere fuorvianti. Li ha paragonati alle “sarme”, osservando che nessuno può sapere “in quale involtino ci siano più foglie di cavolo e in quale invece più carne”. “La maggior parte di queste risorse o comunque una buona parte delle medesime è concentrata in un numero relativamente piccolo di depositi”, ha puntualizzato lo studioso. Gli ha fatto eco Vanja Dominović, responsabile del Settore per le istituzioni finanziarie in seno all’HGK, che nel corso della trasmissione Studio 4 (HTV) ha chiarito che i risparmi non sono aumentati in modo uniforme. Ha rilevato che l’incremento più alto è stato registrato tra le fasce di popolazione che possono fare affidamento su redditi più consistenti. D’altro canto non bisogna scordarsi che in Croazia il mese scorso sono state censite 242mila persone con i conti in banca bloccati a causa di 18,4 miliardi di kune di debiti non saldati (25 miliardi se si considerano anche gli interessi di mora maturati).

Cambiano le abitudini

Gli esperti finanziari hanno rilevato che negli ultimi anni le abitudini dei risparmiatori croati stanno mutando molto rapidamente.

S’investe sempre più in Borsa

A causa dei tassi d’interesse quasi inesistenti sono sempre di meno i risparmiatori che scelgono di tenere immobilizzati i loro capitali sul loro conto in banca e sono sempre di più quelli che investono in Borsa o nel mercato finanziario in senso più generale. Ormai oltre 220mila cittadini croati hanno acquistato quote in qualche fondo d’investimento e oltre 400mila hanno sottoscritto il terzo pilastro pensionistico.

Il rischio inflazione

Il trend potrebbe subire un’inversione se a causa dell’inflazione (definita da Vedriš come una sorta di tassa invisibile) i tassi d’interesse dovessero iniziare ad aumentare. L’incremento dei tassi d’interesse, infatti, è uno dei meccanismi ai quali si può ricorrere quando è necessario arginare la crescita dei prezzi. L’inconveniente consiste però che a lievitare in quel caso non sarebbero soltanto i tassi d’interesse attivi (la remunerazione maturata da un risparmiatore in virtù dei mezzi affidati in gestione a un istituto di credito), ma pure quelli passivi (che rappresentano un costo sostenuto da chi chiede un finanziamento o deve effettuare un investimento). In Croazia, si ricorda, gli istituti di credito hanno erogato ai cittadini prestiti e mutui per un valore complessivo di 143 miliardi di kune.

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