Giorgio Napolitano, scomparso oggi, venerdì 22 settembre all’età di 98 anni, ha avuto un grande rapporto d’amicizia con la Croazia, la Slovenia e la CNI. Rimane ancora impresso il “Concerto dei tre Presidenti”, svoltosi il 13 luglio del 2010 e diretto dal Maestro Riccardo Muti, in una giornata che resterà nella storia della città di Trieste per il gesto di pacificazione fortemente voluto dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e dai Capi di Stato sloveno e croato, Danilo Türk e Ivo Josipović.
Un anno dopo, e più precisamente il 3 settembre 2011, Napolitano incontrò a Pola, in visita ufficiale, il suo omologo croato, Ivo Josipović, con il quale partecipò al concerto dell’Amicizia dell’Orchestra dell’emittente radiotelevisiva croata nell’Arena. I due Capi di Stato, in quell’occasione incontrarono inoltre, a porte chiuse e separatamente, rappresentanti della Federazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati, i rappresentanti dell’Unione degli Istriani, i rappresentanti dell’associazione croata “Alleanza dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Croazia”. Successivamente, il presidente italiano e quello croato si recarono presso la sede della Comunità degli Italiani di Pola con i connazionali.
In quell’occasione, il presidente emerito affermò che tra Italia e Croazia “si è aperta una nuova prospettiva e non bisogna cedere ad alcuna rivendicazione”. Con Josipović “ci siamo capiti subito”, aggiunse Napolitano. “Abbiamo potuto fare questi passi decisivi per superare le incomprensioni del passato anche per il fatto di non essere diretti responsabili di quel passato”.
Infine, nel luglio del 2013 Napolitano si recò a Zagabria per prendere parte alle celebrazioni per l’ingresso della Croazia nell’Unione europea. Anche in quel frangente il presidente emerito scomparso oggi fu impegnato in una serie di incontri con le autorità croate e con gli esponenti della Comunità nazionale italiana. Questo il suo messaggio nell’occasione: “Con l’ingresso della Croazia nell’Unione europea i popoli croato e italiano condividono un futuro comune nell’Europa unita. Radici profonde uniscono i nostri popoli e ci assegnano anche il dovere di ricordare le tragedie e le divisioni causate dalle ideologie totalitarie e dal più cieco nazionalismo nel secolo scorso”.
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