Marko Boras Mandić: «Destituito dopo essermi ribellato»

L'ex comandante della Protezione civile regionale svela i motivi per cui non andava più bene al presidente della Regione Zlatko Komadina e alle forze politiche

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Marko Boras Mandić: «Destituito dopo essermi ribellato»

Marko Boras Mandić, vicepresidente della Regione litoraneo-montana, ha deciso di “vuotare il sacco” e spiegare i motivi per i quali, a fine ottobre, è stato defenestrato di punto in bianco dalla funzione di comandante della Task force regionale, che ha guidato dallo scoppio dell’epidemia di Covid-19 nelle nostre aree, ovvero dal febbraio scorso. A destituirlo, lo stesso presidente della Regione, Zlatko Komadina (leggi qui la risposta della Regione), il quale nella circostanza aveva spiegato che il cambio della guardia era necessario ai fini di adeguamento alle norme del regolamento, che indicano che nell’organismo debbano rientrare professionisti dei vari settori, ovvero persone competenti e non “arruolate” su base politica. A sostituire Boras Mandić, il comandante dei Vigili del fuoco regionali, Mladen Šćulac. Dell’improvvisa destituzione, che ha sorpreso un po’ tutti, abbiamo parlato con il diretto interessato.

Secondo lei, quali sono stati i motivi di una mossa del genere?

“Credo siano noti a tutti, non è un segreto. Non ho permesso che sia la politica a gestire la Protezione civile e questo non è piaciuto. Considerata anche la mia posizione, il rispetto e la fiducia nei confronti delle persone che mi affiancavano, non potevo permettere che le decisioni importanti, riguardanti la salute e l’economia ai tempi della pandemia fossero dettate dalla politica, il cui intento era fare il bello e il cattivo tempo e scaricare le responsabilità sulla Protezione civile: troppo facile. La politica non dovrebbe assolutamente interferire nel lavoro e nelle decisioni della Task force, ma così non è stato. In questo caso sarebbe stato più onesto abolire i Comandi della Protezione civile e assegnare alla politica il potere decisionale, e di conseguenza anche la responsabilità. Personalmente non mi andava bene un approccio simile per cui ho deciso di ribellarmi e di agire secondo la mia coscienza. Di lì a poco, sono stato destituito. In quanto a competenza, credo di averne a sufficienza avendo fatto parte dell’organismo per sette anni, nel corso dei quali ho gestito catastrofi naturali quali tempeste di ghiaccio, di neve e alluvioni”.

È stato dunque Komadina a volerla fuori?

“Assolutamente sì. Dal solo inizio era suo desiderio gestire la Protezione civile come fosse un partito politico e usando le medesime modalità che aveva applicato nell’SDP, ovvero prendere decisioni rimanendo nell’ombra, dare l’incarico di attuarle e quindi lavarsi le mani. Operare in questo modo è pericoloso per la salute dei cittadini e per l’economia. La situazione che stiamo vivendo richiede decisioni equilibrate e sensate, prese da persone competenti in grado di esprimere il proprio disaccordo e di prendere posizione. Io mi sono sempre impegnato nell’interesse della cittadinanza, era questa la mia missione. Collaboravo a frequenza quotidiana con le Task force italiana e slovena per individuare le migliori soluzioni e i risultati raggiunti mi hanno dato ragione. Già a marzo sono iniziate le pressioni. Per fare un esempio, alcune manifestazioni e relativi assembramenti erano permessi, e altri no. Bisogna rendersi conto che in Croazia si verificano quotidianamente oltre 40 decessi e questo è preoccupante. Ma i cambiamenti in negativo nell’operato della Protezione civile sono palesi anche a livello nazionale”.

Quali paletti ha incontrato?

“A mio avviso, parte del lockdown in Regione è risultato inutile e dannoso. Considerata la situazione epidemiologica, avevo proposto di non chiudere gli esercizi artigianali, permettendo alle persone di lavorare, magari in maniera ridotta, attenendosi a determinate regole, ma la mia proposta non è stata accolta. Mi sono mostrato contrario alla riapertura dei confini con la Serbia e con la Bosnia nel mese di giugno, ma le parlamentari erano vicine e nemmeno in quel caso sono stato ascoltato. Il risultato? Una stagione turistica iniziata bene e finita male, un notevole aumento dei contagi e il passaggio della Regione dalla zona verde a quella rossa. Ho sempre sostenuto il lavoro da remoto. D’altra parte, la Regione come istituzione, è la prima a non applicarlo. Di recente ho fatto notare molto chiaramente che le misure nei confronti dei ristoratori erano sbagliate e controproducenti. Li ho sostenuti perché ritengo che ogni misura presa debba essere giustificata nell’attuazione e non debba produrre effetti effetto dannosi. Ho criticato il settore del trasporto pubblico, che non è in grado di assicurare un servizio sicuro e adeguato alle esigenze. Queste mie esternazioni non sono piaciute alle forze politiche, che hanno quindi deciso di rimuovermi dall’incarico. Questi sono soltanto alcuni degli esempi lampanti che dimostrano che l’emergenza sanitaria viene amministrata dalle forze politiche, che non sono però in grado di gestirla”.

Che significato ha un approccio trasparente nell’era Covid-19?

“È uno dei diritti fondamentali della cittadinanza e un obbligo nei confronti dei media. Mi sto accorgendo però che c’è sempre più reticenza nel fornire i dati. Quando il virus è penetrato nella Casa dell’anziano di Delnice, le informazioni sulla situazione venivano fornite in tempo reale. Nel caso dei gerontocomi di Volosca, Costabella e Viškovo, la notizia è stata resa nota in ritardo. Siccome si tratta di strutture di cui è fondatrice la Regione, mi aspettavo, assieme all’opinione pubblica, che Zlatko Komadina, in qualità di presiedente della Regione e titolare delle Case dell’anziano, informasse dettagliatamente e tempestivamente la cittadinanza. Purtroppo non l’ha fatto, e ciò dimostra la sua irresponsabilità e superficialità nel gestire l’emergenza sanitaria.
L’opinione pubblica ha il diritto di essere informata in modo trasparente, altrimenti la fiducia viene a mancare. Uno dei miei ultimi progetti ha riguardato la realizzazione di una mappa interattiva della Regione contenente il numero dei contagiati per Città e Comuni. Ebbene, dopo un giorno è stata rimossa dal sito, alla faccia della trasparenza”.

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