La biografia di un leader

La casa editrice Durieux di Zagabria pubblica la biografia politica dell'On. Furio Radin in italiano e in croato. Il libro scritto dal giornalista Neven Šantić racconta la carriera e le battaglie civili condotte dal parlamentare della CNI in Croazia e s'intitola "Lo giuro, prisežem"

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La biografia di un leader

Furio Radin non è un onorevole qualsiasi. Non è semplicemente il deputato della Comunità nazionale italiana al Sabor, il vicepresidente del Parlamento di Zagabria o il decano dei parlamentari in Croazia. La sua straordinaria longevità politica ne ha fatto, infatti, il simbolo di un’epoca. È la memoria storica del sistema democratico che ha retto per tre decadi la Croazia che, non dimentichiamo, è un Paese membro della Nato e dell’Unione europea. E quest’ultima si fonda sul rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, incluse quelle nazionali.
E proprio la promozione di questi valori si pongono al centro dell’azione politica di Radin, che ha contribuito in modo significativo, nel corso dei 32 anni trascorsi finora a rappresentare la Cni al Sabor, ad affermare il pluralismo e la tolleranza. Non stupisce, pertanto, che uno dei più attenti conoscitori della scena politica nazionale, il giornalista Neven Šantić, dalmata di nascita ma fiumano d’adozione, abbia voluto dedicargli una dettagliata biografia politica: Lo giuro, prisežem. Il volume, edito dalla Durieux di Zagabria, è disponibile sia in croato che in italiano (la traduzione dal croato è stata affidata a Ivo Vidotto, attuale caporedattore responsabile del quotidiano La Voce del popolo, con Marisa Slanina che ne ha curato la revisione). Partendo dalle carte dell’archivio personale di Radin, Šantić ha provato a storicizzarne la figura, ricostruendone la formazione politica, il rapporto con i governi che si sono susseguiti al potere, le battaglie politiche e istituzionali, le relazioni con la Cni e l’Istria…
“Nel momento in cui feci il mio ingresso nel mondo della politica, non avrei mai pensato che questa sarebbe diventata in seguito la mia professione. Quando venne decisa la professionalizzazione dei parlamentari, lo stipendio che ricevevo era inferiore a quello che stavo percependo all’Università, in virtù del gran numero di progetti che portavo avanti. L’unica cosa che mi indusse ad accettare la sfida politica, oltre alla responsabilità che sentivo nei confronti di quelli che mi avevano proposto ed eletto, era il fatto che sarei stato indipendente…”, sono queste le frasi che aprono il primo capitolo (il terzo se si contano anche la premessa e le note biografiche introduttive), intitolato L’ingresso nell’arena politica, che in un virgolettato pubblicato a pagina 43 puntualizza che il suo gruppo parlamentare si “riunisce” al mattino mentre si sta radendo: “Mi dico alcune cose e lo specchio è sempre pronto a rispondermi”.

Biografia Radin
Biografia Radin

PARTERRE NOTEVOLE. Un atteggiamento che consento al lettore di comprendere come Radin sia riuscito a conquistare la stima e l’affetto della parte moderata dell’elettorato della Cni, la cosiddetta “maggioranza silenziosa” della nostra Comunità nazionale, sancendo la sua imprescindibilità come rappresentante di una parte importante del Paese. E di leader degli italiani in Croazia, come rilevato sia dal presidente del Sabor, Gordan Jandroković, sia dall’ambasciatore italiano a Zagabria, Pierfrancesco Sacco, intervenuti alla presentazione del libro (lo scorso 22 gennaio, nell’elegantissima sede dell’Archivio di Stato a Zagabria, ex Biblioteca universitaria), di cui se ne parlerà prossimamente anche a Fiume e in Istria, nelle principali Comunità degli italiani, insieme con il gotha della scena politica, istituzionale, accademica, intellettuale, diplomatica, imprenditoriale, culturale, artistica, associativa e civile croata. In sala anche i presidenti dell’Unione italiana e della Giunta esecutiva dell’Ui, rispettivamente Maurizio Tremul e Marin Corva, nonché il console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini.
“È bello festeggiare in questo modo i primi 32 anni di Radin al Sabor. Sono convinto che ne seguiranno altri”, ha dichiarato il primo ministro Andrej Plenković. “Il libro – ha proseguito – è stato scritto in modo interessante. Quando Furio mi accennò a questo progetto mi disse due cose: che gli avrebbe fatto piacere avermi alla presentazione e d’aver accettato di collaborare con l’autore a patto che non gli fosse concesso di leggere il manoscritto. Quest’ultimo particolare testimonia la grandezza di Furio Radin, il modo nel quale si rapporta verso sé stesso, la Croazia e l’Italia”.

Neven Šantić e Furio Radin
Neven Šantić e Furio Radin / Fotografia di Roni Brmalj

IRONIA, CINISMO, SERENITÀ. “Resistere 32 anni al Sabor – ha proseguito il premier – è un impresa che non è riuscita nemmeno a Vladimir Šeks (presente all’evento, nda). Mi piace la tua serenità, il tuo spirito, la tua ironia e anche il tuo cinismo. Mi affascina l’acume delle tue scelte politiche, che trovano sempre fondamento nei principi che stanno alla base della tua azione politica. L’ho compreso osservandoti negli ultimi otto anni, da quando ci vediamo settimanalmente per parlare di tutte le questioni che riguardano l’operato del mio esecutivo”.
Plenković ha rilevato che l’attività politica di Radin è caratterizzata dal suo essere istriano e italiano, ma anche studioso, giornalista, politico… Nel sottolineare l’enorme contributo dato da Radin al rafforzamento delle relazioni italo-croate, dei diritti delle minoranze nazionali e del rispetto dei diritti umani in generale, il capo del governo ha puntualizzato di non aver mai incontrato delegazioni italiane senza aver incluso il deputato della Cni e senza aver prima consultato il medesimo. “Mi fa piacere poter fare affidamento sul tuo contributo. Sono consapevole di poter contare sempre sui tuoi consigli, talvolta espressi pubblicamente e altre volte in modo più discreto”, ha concluso Plenković ponendo in evidenza il contributo dato da Radin alla sviluppo della democrazia e della società croata in generale.
ALTRI DIECI ANNI? Gli ha fatto eco il presidente del Sabor, Gordan Jandroković, il quale ha notato che “resistere da 32 anni in politica e in Parlamento è un successo enorme, ma sono convinto che tu sarai in grado di resistere per almeno altri 10 anni”. “Ciò dimostra che Furio Radin comprende bene la politica e le leggi che regolano questo mondo. Dimostra anche che hai trovato la misura giusta nel fare le cose e che hai capito come respirano i tuoi elettori e soprattutto che loro hanno riconosciuto in te la persona che può rappresentare nel modo migliore i loro interessi”, ha dichiarato Jandroković.
“Nel tuo lavoro non ti sei impegnato soltanto nella promozione delle relazioni italo-croate, ma anche nello sviluppo della vita parlamentare e della politica in generale nel nostro Paese. Sei una persona e un collaboratore affidabile, un uomo che non volta le spalle nel momento del bisogno”, ha sottolineato Jandroković.

UN INSEGNAMENTO MOLTO ATTUALE. L’ambasciatore Piefrancesco Sacco ha proposto di candidare Furio Radin a “patrimonio materiale e immateriale dell’Unesco dell’umanità italiana e croata”. “Questo non è un evento come un altro. Questa è una grande festa. Una fonte di emozione. Nel novembre del 2022 abbiamo festeggiato, con un concerto un grande tenore di fama mondiale (Vittorio Grigòlo, nda) all’auditorio Lisinski, i trent’anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Croazia. Credo che avremmo dovuto festeggiare – così Sacco – anche i trent’anni di carriera parlamentare di Furio Radin, ma una cosa ha incluso l’altra”. “Credo sia importante da parte mia sottolineare l’eccezionale rilevanza dell’on. Radin come autorità croata, come politico e come leader della minoranza italiana in questo Paese. Ruoli complementari uno rispetto agli altri. La storia politica e personale di Furio onora l’Italia come la Croazia”, ha rilevato l’ambasciatore.
“Scorrendo questo libro – ha aggiunto – mi hanno colpito due passaggi. Il primo mi sembra dica molto della personalità di Furio Radin, perlomeno dell’amico che ho frequentato in questi quattro anni, della sua ironia e della sua grande sagacia: ‘cerco soltanto di apparire e di essere quello che sono, non vorrei occuparmi di politica e venir percepito in maniera sbagliata come qualcosa che non sono. La trasparenza dovrebbe essere la risorsa personale di una persona pubblica’. La seconda è una frase lapidaria se vogliamo, ma che ci fa capire come qui ci sia un insegnamento molto attuale in questi tempi difficilissimi che stiamo attraversando in Europa e non solo, a livello globale: ‘Penso che i veri nemici del nazionalismo siano la multiculturalità e la convivenza, per noi valori sacri’”.
Il protagonista, fedele al suo stile ha raccontato la genesi dei seggi specifici garantiti alle Comunità nazionali al Sabor, chiarendo che a rappresentare la Cni al tavolo dei negoziati c’erano lui e “un esponente dell’Edit”. “In altre parole mi sono creato il posto di lavoro”, ha scherzato Radin, ringraziando figlie, consorte e famiglia per il sostegno che gli hanno fornito nel corso della carriera. Ha parlato anche dei suoi rapporti con il potere, delle ragioni che lo hanno spinto talvolta a schierarsi con l’opposizione e sull’importanza di mettere nero su bianco gli accordi presi con i governi.

L’appeal della cultura italiana

La posizione della Comunità nazionale italiana in Croazia è paragonabile a quella della comunità di madrelingua svedese sulle isole Åland (Ahvenanmaa in finnico) – un arcipelago tra la Svezia e la Finlandia che costituisce l’unica provincia finlandese autonoma, demilitarizzata e di lingua svedese. Lo status speciale delle Åland è stato sancito nel 1921 dalla Lega delle Nazioni ed è stato riaffermato nel Trattato di adesione (avvenuta nel 1995) della Finlandia all’Unione europea. Esempio di soluzione autonomistica di successo, il sistema di autogoverno dell’arcipelago costituisce parte integrante della democrazia finlandese… in virtù del suo appeal.
A sostenerlo è stato l’analista politico Davor Gjenero, intervenuto alla presentazione della biografia politica di Furio Radin. “Giocando la carta del Made in Italy e della cultura italiana – ha puntualizzato – la Cni risulta attraente agli occhi della società croata come nessun’altra minoranza nazionale”. E in quest’ottica per Gjenero è molto interessante leggere le pagine del libro che raccontano la battaglia che è stata condotta per impedire che l’accesso alle scuole italiane in Croazia fosse precluso ai non appartenenti alla Cni. Il politologo zagabrese ha definito interessanti le scuole della Cni in quanto le lezioni vengono tenute in italiano, una lingua talmente diffusa nel Mediterraneo da assumere per certi aspetti il ruolo di lingua franca dell’intera area geografica.
Gjenero, che si considera un liberale, nel suo ruolo di politologo, giudica l’operato degli attori della politica in base al contributo da essi fornito all’aumento del grado di democrazia nella società. E per i liberali la democrazia in una società è tanto più forte quanti più sono i diritti riconosciuti agli appartenenti alle minoranze e quanto più il loro status sociale è allineato a quello della maggioranza e della cultura mainstream. Ha spiegato che si tratta di un fatto che riguarda tutte le minoranze, ma in particolare le comunità nazionali in quanto “minoranze durature”. Una persona, infatti, non smette di appartenere a una comunità nazionale nel corso di un periodo politico. In tal senso, secondo lo studioso, Furio Radin ha avuto argomenti forti per portare avanti e sviluppare il suo discorso in Parlamento. E nel corso degli oltre trent’anni trascorsi nell’arena politica, Radin – stando all’opinione espressa da Gjenero – ha contribuito con la sua azione politica a permeare la società croata della consapevolezza che la direzione giusta è quella della tolleranza e del rispetto.

Davor Gjenero / Fotografia di Boris Scitar/PIXSELL
Davor Gjenero / Fotografia di Boris Scitar/PIXSELL

Una collaborazione trentennale

«In me che ho le origini in una piccola isola (Provicchio/Prvić, al largo di Sebenico), c’è una sensibilità atavica verso le questioni minoritarie. Quando 41 anni or sono mi trasferì a Fiume m’interessai allo status degli italiani. Lessi Nedeljko Fabrio, Fulvio Tomizza e Milan Rakovac, i loro libri che parlano di questi rapporti dopo il 1945. D’incanto compresi di potermi immedesimare in un italiano in Croazia», ha dichiarato Neven Šantić (classe 1958, nato a Sebenico ma da tempo a Fiume), illustrando i motivi che lo hanno spinto a scrivere la biografia politica di Furio Radin.
“Con Radin collaboro dal 1992, dall’inizio della sua carriera politica. L’ho intervistato una decina di volte. E non sono in grado di elencare quante volte io l’abbia contattato per dei commenti. Questo fatto e quanto detto precedentemente sono le ragioni che mi hanno fatto venire l’idea della biografia”, ha chiarito Šantić, rilevando che il suo intervento sul manoscritto Radin si è limitato a indicare alcuni errori nella sommaria enunciazione dei fatti.

«Sono fatto di carne, sangue e acqua»

“Quando ho accettato di collaborare a questo progetto ho preteso che non mi venisse consentito di cambiare nemmeno una virgola del manoscritto. Anche io sono fatto di carne, sangue e acqua. Se l’avessi letto prima, ammetto che tre o quattro volte ci sarebbe stato un braccio di ferro tra me e l’autore – ha ammesso Radin –. Sono autocritico, ma è naturale che io mi veda sotto una luce migliore di quanto non succeda agli occhi degli altri. Me è un bene che il libro non sia scritto esclusivamente in tono positivo. Un libro di questo tipo che non sia anche critico non interesserebbe a nessuno”, ha affermato, “fiducioso che un testo che racconta i trent’anni trascorsi a occuparsi di politica possa contribuire sia a far conoscere di più la Cni che a far comprendere meglio la scena politica croata”. Prossimamente il libro sarà presentato anche nelle maggiori Comunità degli italiani del territorio.

«L’importanza della firma»

Furio Radin, dal risvolto di copertina: “Abbiamo collaborato con il Governo Račan e due Governi Sanader (terminati con la Kosor), e poi con quelli di Milanović e Plenković. Dopo queste esperienze posso dirvi una cosa: abbiamo sbagliato tutte le volte che non abbiamo insistito sulla forma di un accordo governativo. Pur non firmando accordi, senza entrare in coalizioni formali, abbiamo dato il nostro sostegno ai governi di sinistra in momenti cruciali. L’insegnamento è il seguente: considerato che al momento di assumere il potere tutti i governi, a parte qualche sfumatura, sono più o meno uguali nel modo di operare, non ha alcun senso dare loro sostegno a scatola chiusa. Le differenze nei rapporti sono determinate quasi sempre dall’aritmetica parlamentare. L’estrema destra non avrà mai il mio sostegno, mentre per quanto riguarda la sinistra autentica, non soltanto la Croazia, ma neppure la Jugoslavia, l’hanno mai vista al potere. Trattare con l’Hdz e con l’Sdp è possibile, ma devi innanzitutto essere consapevole che stai affrontando mentalità politiche uguali, o molto simili”.

 

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