Inni proibiti allo stadio di Osijek. Proseguono gli arresti

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Inni proibiti allo stadio di Osijek. Proseguono gli arresti
Fumogeni all’Opus Arena. Photo: Davor Javorovic/PIXSELL

Proseguono gli arresti in seguito all’incidente avvenuto durante l’incontro tra le nazionali di calcio croata e turca valevole per le qualificazioni per gli Europei del 2024. Alla fine del primo tempo della partita di giovedì all’Opus Arena (il nuovissimo stadio di Osijek) si sono uditi canti ustascia. L’indomani la polizia ha fermato 12 persone. Le forze dell’ordine hanno reso noto d’aver compiuto ulteriori 12 fermi nella Regione di Osijek e della Baranja e in quella di Vukovar e dello Srijem. Le persone raggiunte dal provvedimento sono accusate d’aver violato la Legge sulla prevenzione dei disordini nelle competizioni sportive. Sabato scorso l’UEFA ha avviato una procedura disciplinare contro la Federazione croata di calcio (HNS). Inizialmente la misura era stata avviata a causa dell’uso non autorizzato di materiale pirotecnico al 62º e al 78º minuto della partita. In seguito a una segnalazione della FARE (Football Against Racism in Europe, una rete creata per contrastare la discriminazione nel calcio europeo), l’UEFA ha avviato anche una procedura disciplinare per razzismo e discriminazione. Stando all’HNS la FARE non aveva osservatori alla partita di Osijek e si è mossa dopo aver ricevuto una segnalazione supportata dai servizi dedicati dai mass media alla partita. Il primo ministro Andrej Plenković ha condannato l’intonazione di canzoni ustascia, affermando che le persone che lo fanno hanno l’obiettivo di danneggiare la nazionale croata. Anche il ministro degli Affari interni, Davor Božinović, ha stigmatizzato l’accaduto. Ha affermato che nessuno può convincerlo che coloro che cantano canzoni ustascia non siano consapevoli d’arrecare danno “al calcio, alla società e al Paese”.

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