Il valore della convivenza

Buie ha ospitato il dibattito organizzato nel trentennale della Regione istriana e intitolato «La nostra ricchezza: la comunità italiana autoctona e le minoranze nazionali»

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Il valore della convivenza
A moderare la prima parte dell’incontro, dedicata alla CNI è stato Gaetano Benčić. Foto: ERIkA BARNABA

Un dibattito ricco di esperienza, consigli, idee e condivisione quello organizzato ieri a Buie dall’Assessorato regionale alla Comunità Nazionale Italiana e gli altri gruppi etnici in occasione del 30º anniversario dell’istituzione della Regione Istriana. Intitolato “La nostra ricchezza: la comunità italiana autoctona e le minoranze nazionali”, presso la sala solenne dell’Università Popolare Aperta, ha visto gli interventi di esperti e autorità. Ad anticipare il tutto è stato un video di presentazione inerente a tutti i successi, traguardi, iniziative e progetti realizzati in questi tre decenni di esistenza, in tutti i suoi variegati settori.

Dopo i discorsi inaugurali di Fabrizio Vižintin, sindaco della Città di Buie, di Jessica Acquavita, vicepresidente della Regione istriana eletta in quota CNI e di Anja Šimpraga, vicepresidente del governo della Repubblica di Croazia, ad intervenire nella discussione intitolata “La comunità italiana autoctona in Istria” sono stati Furio Radin, vicepresidente del Sabor e deputato della CNI al Parlamento croato, Jessica Acquavita, Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana, Cristina Fattori, vicepresidente del Consiglio della minoranza nazionale italiana autoctona della Regione istriana e Floriana Bassanese Radin, vicesindaco della Città di Umago eletta in quota CNI. Il compito di moderare il dibattito è stato affidato allo storico Gaetano Benčić, vicesindaco del Comune di Torre-Abrega eletto in quota CNI nonchè membro della Giunta esecutiva dell’UI.

Testmonianza di dignità
Fabrizio Vižintin, nel suo intervento, ha voluto sottolineare come nel territorio della Città di Buie si registra in proporzione la maggior concentrazione di italiani di tutta l’Istria, dicendosi orgoglioso di poter ospitare un incontro di tale importanza. L’on. Radin è intervenuto da remoto in quanto è stato impossibilitato a presenziare personalmente in quanto trattenuto a Zagabria da impegni legati al suo ruolo di parlamentare. “L’istituzione della Regione Istriana ha dato dignità, individualità e unità alla nostra penisola e noi abbiamo avvertito questo momento come molto importante – ha detto –. Le elezioni hanno dimostrato che l’Istria in quel momento è diventata più soggetto che in altri periodi storici. Si è sviluppata soprattutto la mentalità istriana, diventando un posto dove tutti volevano e continuano a voler venire a vivere. Non soltanto perché è bella, ma perché è bello viverci. Questo è durato per trent’anni e speriamo duri ancora. Noi italiani siamo riusciti, dopo tante polemiche, ad avere i diritti che ci aspettano e questi anche grazie alla Regione e ai cambiamenti apportati al suo Statuto”, ha rilevato Radin, concludendo come la Regione istriana sia un simbolo non soltanto per le comunità nazionali, bensì anche per la tutela dei diritti umani.

Prove d’avanguardia
Jessica Acquavita ha rilevato che la Legge costituzionali sui diritti delle minoranze nazionali risale al 2002, mentre la Regione istriana ha provveduto a regolare i diritti delle minoranze già nel 1994, con la creazione del primo Statuto, dimostrandosi all’avanguardia su questo fronte. La vicepresidente della Regione istriana ha toccato anche altri temi importanti quali la sinergia tra connazionali e come rendere efficace l’intento di collaborare senza divisioni. Quindi è emerso come la nascita del primo Statuto della regione istriana sia stato un momento epocale, nel quale è iniziata la vitalità della Regione istriana con l’istrianità che è emersa nella sua natura più genuina quella legata ai valori della convivenza, della collaborazione e della solidarietà.

Una casa comune
La vicepremier Šimpraga ha sottolineato come questa sia un’opportunità per pensare più profondamente sull’importanza del rispetto delle diversità nella nostra società e quanto sia importante nella Regione istriana curare la multiculturalità tra la comunità italiana e il popolo croato: “per la Repubblica di Croazia, non si può non sottolineare l’importanza del dialogo e della comprensione. Con la sua Costituzione, il nostro Paese è stata definito come la terra nazionale del popolo croato, ma pure come la casa degli appartenenti a più nazionalità. Una terra nella quale la libertà, l’uguaglianza e la parità nazionale rappresentano i più alti valori”, ha rilevato. Floriana Bassanese Radin ha parlato dei compiti dei vicesindaci eletti in quota CNI e del ruolo che i medesimi rivestono hanno in seno alle amministrazioni cittadine e comunali, ovvero nella gestione sia delle problematiche quotidiane che quelle specifiche per le CI nel territorio. A sua volta Cristina Fattori ha fatto un resoconto degli obiettivi del Consiglio della minoranza nazionale italiana autoctona della Regione istriana e di come si inserisce nell’azione politica.

Le sfide degli anni ‘90
Maurizio Tremul ha parlato delle sfide affrontate dalla CNI negli anni ‘90 e come sia iniziata la forte e solida collaborazione tra l’Unione Italiana e la Regione istriana. “Nonostante fossero stati anni difficili, con la guerra in corso, vi era comunque un entusiasmo, una partecipazione, una volontà di fare e di dare parte del proprio tempo senza guardare all’orologio e pensare al guadagno. Questo spirito ha portato poi a creare uno Statuto che in molte delle sue parti è più una carta dei valori fondamentali, che hanno pescato nella cultura e nella storia della Regione istriana, bella e a volte anche travagliata. Non poteva essere diversamente da come è messo nello Statuto se appunto non ci fosse stato quell’entusiasmo e quel coinvolgimento della società civile che, diciamoci la verità, oggi non esiste più da nessuna parte ormai. Però c’era un coinvolgimento complessivo, abbiamo tutti collaborato e la capacità di interagire con la Regione istriana, con le forze politiche che hanno sostenuto questi valori, innanzitutto la DDI, ma anche altri partiti di centro sinistra, ha creato una situazione tale per cui non era un problema inserire i diritti del bilinguismo, riconoscere la CNI, il nostro spirito autentico e l’Unione Italiana come il legittimo rappresentante della CNI. Quindi sono stati anni molto positivi che poi si sono sviluppati con il tempo”, ha raccontato Tremul. Il presidente dell’UI ha sottolineando come la collaborazione Regione-UI sia stata sempre a ottimi livelli.
Tremul ha parlato anche delle sue aspettative su come si evolverà l’azione politica dell’UI e come la medesima intende agire al fine di monitorare il rispetto dei diritti della CNI, nell’intento di aumentarli ulteriormente.

Un pubblico d’alto profilo
In sala non è mancata la presenza di numerosi connazionali e rappresentanti delle istituzioni della CNI quali sindaci, direttrici e presidenti come pure quella del vicesindaco della Città di Buie eletto tra le fila della CNI, Corrado Dussich, Marin Corva, presidente della GE-UI e Vladimir Torbica, Assessore alla cultura della Regione istriana.
Nella seconda parte dell’incontro, denominata “Le minoranze nazionali in Istria”, a prendere invece la parola sono stati Viktor Ramaja, presidente del Consiglio della minoranza nazionale albanese della Regione istriana, Muhamed Muratagić, presidente del Consiglio della minoranza nazionale bosniaca della Regione istriana, Miloš Bajić, presidente del Consiglio della minoranza nazionale serba della Regione istriana, Nikola Škoko, segretario della Società dei montenegrini perolesi “Peroj 1657” e Žužana Maša, presidente della Società culturale ungherese “Moricz Zsigmond”. In questa discussione a fare le veci di moderatore è stato il giornalista Milan Pavlović.

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