Il passato sia d’aiuto per unirci ed evitare il ripetersi delle tragedie

A Trieste significativa cerimonia, alla presenza anche del Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, per ricordare i 99 anni del drammatico incendio del Narodni Dom

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Il passato sia d’aiuto per unirci ed evitare il ripetersi delle tragedie

TRIESTE | Nel corso di una significativa pubblica cerimonia, nell’affollata Aula Magna dell’attuale Scuola di Lingue dell’Università di Trieste, sono stati ricordati, alla presenza del Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e di autorità e rappresentanze istituzionali e delle associazioni della comunità slovena in Italia, i 99 anni del drammatico incendio dell’allora Narodni Dom, operante all’interno dell’Hotel Balkan quale sede di diverse organizzazioni del mondo slavo. Incendio che segnò l’avvio di una lunga fase fortemente conflittuale e persecutoria nei confronti della popolazione slovena di questo territorio.

Un percorso positivo

Dopo i saluti introduttivi dei presidenti delle principali associazioni della Comunità slovena, Ksenija Dobrila dell’Unione Culturale Economia Slovena-SKGZ e Walter Bandelj della Confederazione delle Organizzazioni Slovene-SSO, il saluto ufficiale e l’omaggio della Città, con il benvenuto al Presidente Pahor, è stato portato dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che ha innanzitutto stigmatizzato i tanti drammi del ‘900, dall’incendio del Balkan all’avvento del fascismo, alle leggi razziali, a una devastante nuova guerra mondiale. “Ma finalmente nei decenni più recenti è stato avviato un processo di pacificazione e molte cose sono cambiate in meglio”, ha osservato, citando poi in particolare le molte tappe di questo positivo, fondamentale percorso conseguite durante gli anni dei suoi successivi mandati quale sindaco: da quando nel 2003, proprio per iniziativa di Dipiazza, tutti i sindaci della Provincia di Trieste, italiani e sloveni, si recarono per la prima volta assieme a rendere omaggio a tutti i “luoghi della memoria” (ovvero di quelle che erano fino a quel momento le “diverse memorie” di ogni parte); passando poi per la lettura ufficiale in lingua slovena degli interventi del primo cittadino alle annuali commemorazioni alla Risiera di San Sabba, per arrivare alla storica grande cerimonia di pacificazione del 13 luglio 2010 – esattamente nove anni fa, “una tra le cose più belle dei miei mandati di sindaco”, ha detto Dipiazza –, nel corso del Concerto dell’Amicizia diretto dal Maestro Muti, in piazza dell’Unità, con la presenza dei Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia; e poi fino ai giorni scorsi con la “riconsegna” simbolica alla comunità slovena di Trieste del “Parco della Pace” di Opicina, presso quel poligono di tiro che vide l’esecuzione di ripetute condanne a morte negli anni della guerra.

Spazio alla collaborazione

“Ora la strada è tutta aperta per ogni tipo di collaborazione, a cominciare dal campo culturale e scientifico dove potremo lavorare assieme sia con il Salone della scienza di ESOF 2020 a Trieste, sia in occasione delle manifestazioni che si terranno a Lubiana e Pirano come pure a Fiume Capitale europea della cultura 2020”. Il sindaco Dipiazza ha concluso il suo intervento, fra i vivi applausi dei presenti, facendo dono al Presidente Pahor di una fotografia ricordo del Concerto del 2010 e di una pergamena celebrativa dell’incontro.
Sono seguiti gli interventi del vicepresidente della Regione FVG Riccardo Riccardi, che ha commemorato i fatti del Narodni Dom quale “simbolo, non solo per la comunità slovena, ma per la città tutta di Trieste, di un dramma, di una morte cui seguì la rinascita”, sottolineando poi, anche a nome del governatore Fedriga, l’odierna positiva collaborazione transfrontaliera in atto, anche in termini di comune vigilanza sui confini.

«Celebrazione con Mattarella»

Infine, il Presidente della Slovenia Borut Pahor – dopo essersi significativamente intrattenuto subito prima dell’inizio della cerimonia, con il “grande padre” degli sloveni di Trieste, l’anziano scrittore Boris Pahor, autore, come noto, di fondamentali romanzi su queste tragiche vicende del secolo scorso – è intervenuto commemorando i gravi fatti del 1920 e auspicando in proposito che in occasione del loro centenario, il prossimo anno, una speciale celebrazione possa venir realizzata anche con la presenza del Presidente italiano Mattarella “anche per celebrare il futuro dei rapporti tra i nostri Paesi” in un’ottica di rafforzamento della collaborazione e dei già vigenti “ottimi rapporti bilaterali che ci contraddistinguono”. Pahor ha anche dato lettura di una missiva inviatagli, in occasione della visita a Trieste, dallo stesso Mattarella per sottolineare le prospettive future comuni ai due Paesi e più in generale all’Europa.
Nel suo intervento il Presidente sloveno ha rilevato pure che dopo le tragedie del passato c’è ora l’impegno per una convivenza pacifica delle diverse comunità. In questo contesto ha evidenziato l’importanza del dialogo e l’esigenza di affrontare insieme i problemi. Il passato, è stato l’auspicio di Pahor, sia un aiuto a rafforzare ciò che si ha in comune per evitare che in futuro si verifichino altre tragedie.

Niente muri al confine

Per quanto concerne infine il problema della vigilanza sui confini, riemerso ultimamente a causa della crisi migratoria, il Presidente Pahor ha espresso una posizione per il mantenimento dell’attuale status, coerente con gli accordi di Schengen, senza dover adottare ulteriori e più restrittive misure oltre a quelle comunemente già adottate per il pattugliamento confinario. Posizione già resa nota ed esaminata – ha detto – assieme al governatore dell’FVG Fedriga.
Un approfondito intervento dello storico Raoul Pupo che ha stigmatizzato le colpe del fascismo, evidenziato la potenziale pericolosità della costruzione di nuove barriere e indicato il rischio – a suo parere – di un’involuzione della situazione attuale, e, al termine, la deposizione di una corona commemorativa, hanno concluso la cerimonia.

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