Croazia in Schengen. «Escluso il pushback»

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Croazia in Schengen. «Escluso il pushback»
Foto: Igor Soban/PIXSELL

La Croazia è ormai a un passo dall’Area Schengen ossia dall’adesione all’accordo che permette di viaggiare senza restrizioni all’interno di un territorio costituito attualmente da 26 Paesi, in cui vivono oltre 400 milioni di cittadini. Dopo il parere positivo del Parlamento europeo che non è comunque vincolante si attende di fatto soltanto la decisione definitiva che deve essere presa all’unanimità dai Paesi dell’Unione che compongono lo Spazio Schengen. Già il 15 novembre il fascicolo riguardante la Croazia dovrebbe trovarsi sul tavolo del gruppo di lavoro per Schengen. Poi la questione dovrebbe essere discussa dal Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, che svolge un ruolo cardine nel processo decisionale dell’Unione. In seguito il 9 dicembre dovrebbe arrivare il via libera definitivo del Consiglio Giustizia e Affari interni dell’Unione europea, ovvero dei ministri degli Interni dei Paesi membri dell’Area Schengen.
Parlando dell’adesione all’Area Schengen, il premier Andrej Plenković, nell’intervista rilasciata alla rivista tedesca Focus, ha sottolineato che la Polizia di frontiera croata opera in linea con il diritto nazionale e quello europeo, rigettando le tesi che ai confini esterni dell’Unione si possa fare ricorso al cosiddetto pushback, ossia al respingimento brutale dei migranti. “Abbiamo aperto le indagini su singoli incidenti”, ha spiegato nell’intervista Andrej Plenković, evidenziando che Zagabria ha deciso di non ricorrere a barriere confinarie, di non innalzare muri o recinzioni di filo spinato che di fatto separerebbero i croati dai croati (ossia i croati in Croazia da quelli nei Paesi vicini, in particolare in Bosnia ed Erzegovina). Invece, ha proseguito il premier le forze di Polizia operano in coordinamento le une con le altre, mentre ingenti fondi europei sono stati investiti per rafforzare il monitoraggio delle frontiere. In questo contesto Andrej Plenković ha puntualizzato che lungo i confini della Croazia con la Serbia e la Bosnia ed Erzegovina lunghi 1.300 chilometri sono schierate 6.000 guardie di frontiera croate. Non bisogna scordare inoltre che molti degli agenti ora schierati ai valichi con la Slovenia e l’Ungheria dopo l’entrata in Schengen potranno essere ridispiegati lungo le aree più a rischio dall’ottica dell’emergenza migratoria.
L’adesione alla zona senza frontiere richiede, come rilevato, un voto unanime degli Stati dell’Unione che la compongono. Ogni governo che voglia bloccare il processo, come ha fatto in passato quello olandese, ha a disposizione l’equivalente di un diritto di veto. Anche stavolta l’Olanda è capofila dei Paesi che richiedono maggiori garanzie e che di fatto dal 2011 ormai bloccano l’adesione di Romania e Bulgaria allo Spazio Schengen. Per cui la cautela è d’obbligo e la diplomazia silenziosa sicuramente è all’opera in questi giorni per evitare brutte sorprese e fare in modo che le barriere confinarie vengano meno a Capodanno.

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