Ho scritto recentemente di una parte del mio soggiorno di lavoro in Belgio, precisamente ad Antwerpen. Scriverò, oggi, dell’esperienza a Bruxelles. La capitale del Belgio è anche sede di istituzioni fondamentali dell’Unione europea e viene chiamata anche capitale del continente, ovvero, di quelle sue parti che hanno aderito all’UE. In città si respira un’atmosfera veramente internazionale. C’è un’importante offerta culturale (ho visitato una mostra sul surrealismo belga e il Museo Magritte), un’ottima vita serale e notturna, ristoranti apprezzabili, un ritmo intenso (ma anche edonistico) sulle strade, un aspetto architettonico che in determinate zone si fa proprio guardare. Vorrei mettere in rilievo il temperamento della città che, nella dimensione che ho conosciuto, mi ricorda la mia amata Milano, che, come ormai noto, è il posto al mondo dove di più mi trovo a casa.
A differenza di Antwerpen dove sono stato ospite dell’Università ed ho insegnato o parlato di progetti di ricerca, a Bruxelles ho conosciuto la vita del fine settimana, grazie all’invito di un’amica al compleanno di un’altra persona giovane che si trova in quella città per lavoro. Oltre a essermi divertito un mondo con persone interessanti, ho potuto sviluppare con loro delle considerazioni che trovo importanti anche per le strategie future della CNI. In primo luogo, bisogna urgentemente prendere atto di un fenomeno riconosciuto spesso a livello verbale e meno in forma pratica. Il mondo muta a ritmi forsennati e chi non li segue subisce la provincializzazione e la marginalizzazione. Qui ritorno a quanto scritto qualche tempo fa: abbiamo bisogno di una scuola d’eccellenza. E va chiarito che cosa vuol dire eccellenza: la possibilità di competere a livelli europei. In breve, abbiamo bisogno di una scuola che possa aiutare gli allievi e le allieve a formarsi con le stesse motivazioni, ambizioni e potenzialità dei e delle giovani che ho conosciuto a Bruxelles (ma direi la stessa cosa di Milano, ad esempio). Parlo di persone con una formazione professionale notevole, che esibiscono un grande impegno nel lavoro sostenuto da una forte concentrazione. Per dire, durante la festa di compleanno nelle conversazioni ho concordato due idee di collaborazione. In questi ambienti ogni occasione è buona per avviare idee creative e valide in un contesto europeo elevato. Questo è lo spirito del quale la CNI ha bisogno se vuole avere un futuro e il sistema scolastico ne deve essere lo strumento formativo.
Ma sto proponendo una scuola che favorisce un esodo a Bruxelles? Chiaramente, no! Progettarlo sarebbe una follia privata del senso della realtà ed una contraddizione se si pensa al futuro della CNI. Riflettere sulla scuola d’eccellenza vuol dire pensare alla formazione di persone che potranno avere ruoli da leader nell’economia, nella politica, nella scienza, nell’arte… E, quindi, alcune tra queste persone vivranno una parte del proprio futuro anche a Bruxelles, o in città analoghe. La speranza è che ricoprano posizioni influenti dalle quali potranno offrire un sostegno importante per la CNI, trasmettere conoscenze, insegnare come si raggiungono obiettivi importanti. Altre rimarranno sul territorio, ma con potenzialità e conoscenze corrispondenti a buoni livelli europei e tali da consentire di essere partecipi negli scambi e nelle collaborazioni con i centri leader.
Un vantaggio importante per la CNI negli sforzi che auspico è quello di avere una base culturale e intellettuale specifica importante sulla quale appoggiarsi, ovvero il mondo artistico, scientifico e industriale italiano. Questo non vuol dire evocare i sublimi risultati del passato, ma conoscere i successi attuali e divenirne partecipi. In altre parole, sapere che cosa sta avvenendo ora a Milano, Torino, Bologna… ed essere in grado di partecipare da protagonista in questi processi.
Ovviamente, come ho già scritto, non tutte le scuole possono essere scuole d’eccellenza. Vanno fatte delle scelte. Alcune faranno un importante lavoro di preservazione. E non tutte le persone possono ottenere risultanti che corrispondono ai criteri d’eccellenza. Nella maggior parte offriranno un onesto contributo professionale e un lodevole attivismo. Vanno sostenute tutte le dimensioni e tutte le prospettive. Ma solo pensando e agendo in modo molto ambizioso si può evitare un’assimilazione strisciante.
*Professore ordinario di Filosofia Politica
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