«Chi partì e chi rimase»
tra l’Istria e l’Italia

La mostra fotografica realizzata da Lucia Castelli in visione alla CI di Buie fino all’8 giugno

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«Chi partì e chi rimase» <br> tra l’Istria e l’Italia

“Italiani d’Istria”, mostra fotografica dal sottotitolo significativo “Chi partì e chi rimase”, per dare volto e voce non solo a chi, in seguito agli eventi del secondo dopoguerra, dovette lasciare la terra e la casa, ma anche a chi ha veduto spopolarsi il proprio paese ed è rimasto straniero nella propria terra, è stata inaugurata presso la Comunità degli Italiani di Buie. L’autrice, Lucia Castelli, con il sostegno della Fondazione Campo Fossoli e la supervisione scientifica del Centro Etnografico del Comune di Ferrara, a partire dal 2014 ha portato avanti una ricerca per la quale ha raccolto testimonianze orali e realizzato i ritratti fotografici di oltre 50 italiani d’Istria che oggi vivono in Italia, tra Bologna, Firenze, Modena e Trieste, ma pure di altri che decisero di rimanere, faticosamente, nella terra d’origine. Ad accompagnare la mostra un volume di ben 120 pagine, realizzato per l’occasione dalla Fondazione Fossoli, curato da Lucia Castelli e pubblicato nel 2018 da Editoriale Sometti di Mantova.
A introdurre l’evento e l’autrice è stata la presidente della CI, Eliana Barbo: “Siamo onorati di accogliere nella nostra sede questa mostra, in quanto racconta un punto molto importante che riguarda la nostra storia”. Presenti in sala, tra gli altri, alcuni degli intervistati, il sindaco di Buie, Fabrizio Vižintin, e la vicesindaca di Buie per la minoranza italiana, Jessica Acquavita; ad affiancare l’autrice, la ricercatrice storica Lucia Moratto Ugussi e la poetessa Loredana Bogliun, promotrice della mostra a Buie.

Una pagina drammatica

L’esodo è una pagina drammatica della recente storia italiana, che coinvolse anche Lucia Castelli, in quanto ha trascorso l’infanzia a Fossoli, frazione di Carpi, all’interno del villaggio San Marco, un ex campo di concentramento fascista che, nel dopoguerra, dal 1954 al 1970 fu riadattato per accogliere i profughi giuliano-dalmati: “Quando nel 2011 ci sono state le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia sentivo dentro di me una nota stonata, mancava la festa, l’omaggio all’Italia non comprendeva le terre dove sono nati i miei genitori. Sapevo che il campo di Fossoli, dove avevo trascorso la mia primissima infanzia, era stato trasformato in museo, così decisi di ritornarci dopo tanti anni per scattare le mie fotografie. Sono partita portando con me l’album di famiglia, per ritrovare i luoghi di allora, il medesimo sfondo, i particolari. Ho realizzato quindi una prima mostra personale che è stata esposta anche al campo di Fossoli, dove ho capito che dovevo fare qualcosa di più. L’amore che i miei genitori mi hanno trasmesso per la loro terra natia mi ha lasciato un profondo senso di nostalgia e il bisogno di ricomporre le mie radici. Il lavoro dura da quattro anni, con umori alterni, per questo grande desiderio di far conoscere la nostra storia”, ha raccontato l’autrice.

Lucia Castelli, Lucia Moratto Ugussi, Loredana Bogliun ed Eliana Barbo

Lucia Moratto Ugussi ha dichiarato, invece: “Vedere questi ritratti e leggere le loro interviste lascia di stucco, colpisce dall’interno, in quanto le fotografie sono molto espressive, parlano da sole, si coglie in esse quasi una specie di rassegnazione. In aggiunta, nel rivedere qualcuno che si conosce si rimane ancora di più colpiti. In quelle foto ho trovato una mia quasi coetanea. Si andava a scuola assieme e mi sono ritrovata nelle sue parole. Da Buie vi sono due interviste, una fatta a una nativa di Buie, Vilma Bonetti e qui in sala abbiamo anche i suoi parenti. L’altra a Gisella Benvegnu che però viveva a Crassiza, frazione di Buie, che purtroppo non è più tra noi. Chi partì, chi rimase… Io sono una di quelli che rimasero. Ho circa la stessa età di quelli che sono stati intervistati, nata negli anni ‘30”.

Una mostra straordinaria

Loredana Bogliun, con grande coinvolgimento ha raccontato: “Lucia Castelli è autrice di una straordinaria mostra fotografica, frutto di una ricerca etnografica che ha toccato una delle pagine più dolorose della storia recente europea, della nostra storia istriana. L’esodo della nostra gente è una questione che dobbiamo affrontare con apertura, perché abbiamo bisogno del recupero della nostra memoria storica. La vita istriana di oggi è una conseguenza del dramma avvenuto in quegli anni. Questo lavoro è un grande contributo per l’archivio di questa memoria storica, con estratti incisivi delle interviste. Un giorno Lucia Castelli con l’amica Alida e il consorte Valerio è venuta a Buie per trovarmi e presentarmi il contenuto della mostra e invitarmi a Firenze all’inaugurazione. Era la prima volta che li vedevo ma ho subito captato la valente portata del progetto, che comunicava grandi emozioni e forza espressiva”.
La mostra è composta di tre sezioni: in “Ritorno al Villaggio San Marco” i testimoni tornano, a distanza di oltre quarant’anni, all’interno del villaggio in cui vissero, mostrando vecchie fotografie di famiglia e posando nel luogo in cui furono realizzate; in “Chi partì” vengono ritratte persone che hanno deciso di lasciare le proprie terre e che oggi vivono sparse in varie località d’Italia; “Chi rimase” tratta di persone che tutt’ora vivono in Istria. Il progetto ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico e di critica, ha visitato numerose città della penisola italiana per poi varcare i confini raggiungendo lo scorso mese Pirano e adesso Buie, dove sarà visitabile il mercoledì pomeriggio (16-19.30) e in mattinata da martedì e venerdì (10-13), fino all’8 giugno.

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