Giulia Cecchettin, già morta prima di essere buttata in dirupo. Per Filippo Turetta estradizione vicina

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Giulia Cecchettin, già morta prima di essere buttata in dirupo. Per Filippo Turetta estradizione vicina

Giulia Cecchettin era già morta quando è stata gettata nel dirupo nei pressi di Barcis, dopo essere stata scaricata dall’auto di Filippo Turetta che, arrestato in Germania per l’omicidio , a breve sarà trasferito in Italia. La ferita alla testa per costringerla subito alla resa e allontanarla da Vigonovo, poi il corpo portato lontano in auto e buttato giù, fatto scivolare per circa 50 metri lungo un canalone vicino al lago in provincia di Pordenone, dove la 22enne è stata trovata nel primo pomeriggio di sabato. Ma bisognerà attendere l’autopsia, in programma la prossima settimana, per avere questa e tutte le risposte.

‘Chi dimentica cancella’ è lo striscione che ha aperto la fiaccolata organizzata domenica sera a Vigonovo (Venezia), con i testa i familiari di Giulia. Migliaia le persone che reggevano le candele ai lati delle strade. Nonostante la folla di migliaia di persone è stato assordante il silenzio di chi è venuto a rendere un omaggio. La piazza del paese si è riempita mentre risuonavano le note della musica preferita della studentessa 22enne. Il papà, che fino a questo momento si è mostrato forte, non ha trattenuto le lacrime che hanno rigato il viso anche di Elena, la sorella della vittima, rimasta l’unica donna di casa. Commozione e occhi lucidi tra i tanti presenti che per ben due volte hanno applaudito ‘rompendo’ un silenzio irreale.

Filippo Turetta si trova intanto in carcere ad Halle e in tempi brevi verrà trasferito in Italia. Durante l’udienza di convalida dell’arresto, il 22enne “ha accettato di non opporsi all’estradizione, potrebbe rientrare in Italia nel giro di pochi giorni, in tempi brevi”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Dritto e Rovescio su Rete4. “E’ una questione di giorni -ha ribadito-: il magistrato ha già fatto il primo colloquio e la Germania ci ha fatto sapere di essere disposta ad accelerare i tempi”.

Emanuele Compagno, difensore d’ufficio del giovane, ha spiegato all’Adnkronos che Turetta ha dato il consenso alla consegna rispetto al mandato di arresto europeo diramato dall’autorità giudiziaria italiana. Dopo il sì, il giudice tedesco a stretto giro dovrebbe dare il consenso al ritorno in Italia del giovane che deve rispondere di omicidio volontario aggravato. Sui tempi del rientro non si ha certezza: potrebbe concretizzarsi entro 48 ore. “Ho parlato con il legale tedesco e mi ha riferito che Filippo è molto provato e preoccupato”, ha detto Compagno. “Quando Filippo è stato arrestato era a a bordo della sua auto non ha reagito, è come se non aspettasse altro che quel momento”, ha affermato l’avvocato. Il legale tedesco che assiste Turetta in Germania “ha detto – spiega il difensore veneto – che lìha trovato stanco e provato. L’udienza di convalida è stata breve, non ha dato nessun dettaglio sulla fuga”.

Il 22enne è stato arrestato mentre era fermo con la sua auto, una Fiat Punto nera, su un’autostrada in Bassa Sassonia, a 150 chilometri da Lipsia. Era al lato della strada, con le luci spente, mentre la legge tedesca prevede che le luci siano sempre accese. I poliziotti tedeschi si sono fermati per un controllo e hanno riconosciuto il giovane e la targa, che era stata segnalata dall’Interpol. Per la Bild, l’arresto è stato effettuato già nella serata di sabato 18 novembre dopo la segnalazione di alcuni automobilisti che hanno notato il veicolo fermo.

Da quando l’auto del 22enne era stata avvistata in Austria si erano fatte mille ipotesi sul destino del giovane in fuga da Vigonovo, in provincia di Venezia dopo aver tramortito, colpito con più coltellate l’ex fidanzata Giulia ed essersi disfatto del corpo buttandolo da un dirupo a Piancavallo, vicino al lago di Barcis. Giulia Cecchettin era già morta quando è stata gettata nel dirupo, secondo ‘esito dell’ispezione del corpo della giovane da parte del medico legale.

“Avrei preferito che la cosa finisse in un altro modo, ma è mio figlio, devo dargli forza, la vita deve andare avanti”, ha detto ai cronisti Nicola Turetta, il padre di Filippo. “Pensavo fosse morto? Non so se ero contento… mio figlio pagherà, la giustizia farà il suo corso, ma c’è una famiglia, suo fratello… bisogna capire, non è facile affrontare questa cosa. Mio figlio è stato descritto come un mostro, non lo è e non lo è mai stato, non può essere…”. “Siamo ancora sotto shock per quello che è successo, per quello che ha combinato nostro figlio… Non riusciamo a capire come possa aver fatto una cosa così, un ragazzo al quale abbiamo cercato di dare tutto”, ha aggiunto frastornato. “Facciamo tantissime condoglianze alla famiglia di Giulia”, ha detto. Andrà a trovare la famiglia di Giulia? “Sì, ma bisogna trovare il coraggio per farlo”.

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