Omega 3, dubbi su integratori: nei sani possibili più rischi per cuore

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Omega 3, dubbi su integratori: nei sani possibili più rischi per cuore

Assumere pillole di Omega-3 protegge la salute di cuore e arterie? Un ampio studio a lungo termine pubblicato sulla rivista open access ‘Bmj Medicine’ avanza dei dubbi, o meglio fa un distinguo: “L’uso regolare di integratori di olio di pesce potrebbe aumentare, anziché diminuire, il rischio di malattie cardiache e ictus tra coloro che godono di una buona salute cardiovascolare, ma potrebbe rallentare la progressione di problemi cardiovascolari esistenti e ridurre il rischio di morte” in chi ne soffre, riassumono gli autori che evidenziano la necessità di ulteriori ricerche per chiarire questi risultati. Al momento, precisano, non è possibile trarre conclusioni sui rapporti causa-effetto tra le osservazioni raccolte.

“L’olio di pesce è una fonte ricca di acidi grassi omega 3 e, come tale, viene raccomandato come strumento dietetico preventivo per scongiurare lo sviluppo di patologie cardiovascolari”. Tuttavia, “le evidenze su che protezione offre sono inconcludenti”, premettono i ricercatori.

Per questo gli scienziati, Hualiang Lin del Dipartimento di Epidemiologia della Sun Yat-Sen University di Guangzhou (Guangdong, Cina) e colleghi, hanno deciso di “stimare le associazioni tra integratori di olio di pesce e nuovi casi di fibrillazione atriale, di infarto, ictus e insufficienza cardiaca, e di morte per qualsiasi causa in persone senza malattie cardiovascolari note”. Inoltre hanno valutato “il ruolo potenziale di questi supplementi sul rischio di progredire da una buona salute cardiaca alla fibrillazione atriale, a eventi cardiovascolari maggiori come un attacco cardiaco, fino alla morte”.

Il lavoro, sostenuto anche dalla Bill and Melinda Gates Foundation, ha coinvolto 415.737 partecipanti all’Uk Biobank study, per il 55% donne e dai 40 ai 69 anni d’età. Attraverso interviste condotte tra il 2006 e il 2010, sono state raccolte informazioni di base che includevano il consumo di pesce grasso o non grasso e di integratori a base di olio di pesce. Le condizioni di salute del campione sono state monitorate sino a fine marzo 2021, per un periodo medio di quasi 12 anni, utilizzando i dati delle cartelle cliniche dei partecipanti. Quasi un terzo (130.365, il 31,5%) ha affermato di fare uso regolare di integratori di olio di pesce. All’interno di questo gruppo, i ricercatori riferiscono “percentuali più alte di anziani, bianchi e donne. Anche il consumo di alcol e il rapporto tra pesce grasso e non grasso consumato erano maggiori, mentre erano inferiori le quote di fumatori attuali e di persone residenti in aree svantaggiate”.

Durante il periodo di osservazione – emerge dallo studio – 18.367 partecipanti hanno sviluppato fibrillazione atriale, 22.636 hanno avuto un infarto/ictus o hanno sviluppato insufficienza cardiaca e 22.140 sono morti, 14.902 senza fibrillazione atriale o gravi malattie cardiovascolari. Tra coloro che sono passati da uno stato di buona salute cardiovascolare alla fibrillazione atriale, 3.085 hanno sviluppato insufficienza cardiaca, 1.180 hanno avuto un ictus e 1.415 un infarto. Tra le persone con insufficienza cardiaca, 2.436 sono morte, così come 2.088 fra chi aveva avuto un ictus e 2.098 dei colpiti da un infarto.

“L’uso regolare di integratori di olio di pesce – analizzano gli scienziati – ha avuto ruoli diversi” relativamente a “salute cardiovascolare, progressione di malattia e morte. Per coloro che non presentavano patologie cardiovascolari note all’inizio del periodo di monitoraggio, l’utilizzo regolare di integratori di olio di pesce era associato a un +13% del rischio di sviluppare fibrillazione atriale e a un +5% del rischio di ictus. Ma tra chi aveva malattie cardiovascolari all’inizio del periodo di monitoraggio, l’uso regolare di integratori di olio di pesce era associato a un -15% del rischio di progredire dalla fibrillazione atriale all’infarto e a un -9% del rischio di passare dall’insufficienza cardiaca alla morte”.

“Ulteriori analisi approfondite – proseguono gli autori – hanno mostrato che età, sesso, fumo, consumo di pesce non grasso, ipertensione, uso di statine e di farmaci conto la pressione alta hanno modificato le associazioni osservate”. Ad esempio, “l’uso regolare di integratori di olio di pesce e il rischio di passare da una buona salute a infarto, ictus o insufficienza cardiaca erano del 6% più alti nelle donne e nei non fumatori”. Mentre “l’effetto protettivo di questi supplementi sul passaggio da uno stato di buona salute alla morte è stato maggiore negli uomini (rischio ridotto del 7%) e nei più anziani (rischio ridotto dell’11%)”.

“Poiché si tratta di uno studio osservazionale – commentano i ricercatori – non possibile trarre conclusioni sui fattori causali. Inoltre, non erano disponibili informazioni né sulla dose né sulla formulazione degli integratori di olio di pesce” consumati, fattori “potenzialmente influenti”, ossia in grado di condizionare l’esito dell’analisi. Infine, “considerato che la maggior parte dei partecipanti erano bianchi, i risultati potrebbero non essere applicabili a persone di altre etnie”.

“L’uso regolare di integratori di olio di pesce – concludono gli scienziati – potrebbe avere ruoli diversi nella progressione delle malattie cardiovascolari. Sono necessari ulteriori studi per determinare i meccanismi precisi per lo sviluppo e la prognosi di eventi cardiovascolari con l’uso regolare di integratori di olio di pesce”.

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