Guido Gerosa. Un intellettuale lombardo-fiumano. Intervista esclusiva al figlio Alberto

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Guido Gerosa. Un intellettuale lombardo-fiumano. Intervista esclusiva al figlio Alberto
Guido Gerosa. La foto è stata fornita alla Redazione dal Figlio Alberto

Vivere la vita pienamente significa dedicarla a qualcuno o a qualcosa. Questa può essere dedicata a persone, alla patria, alla famiglia, alla professione, al mestiere ma anche alle arti, allo studio e alle memorie. Tutto secondo la propria indole, capacità e sensibilità. A taluni è concesso dedicarsi a curare i retaggi ereditati dai loro padri, altri a curarsi in modo speciale delle generazioni che verranno.
Una vita non può essere dedicata a sé stessa ma tende a vedere ciò che la supera, la precede e la riempie. Non basta moltiplicare in piaceri la propria vita, e ambire a vivere più vite in una, se manca una vita dedicata. La vita ha bisogno di una specie di magnete che attirerà il meglio di una persona nel suo essere. Una vita senza dedizione è una vita oscura; è un cielo privo di stelle, quelle che ci illuminano nei momenti più bui della nostra vita, che ci mostrano una via d’uscita in piena guerra perché sappiamo che anche questa un giorno finirà.
Quella di Guido Gerosa fu una vita dedicata al giornalismo e alla scrittura. S’intitolava appunto “Guido Gerosa. L’uomo con la macchina da scrivere” il Convegno organizzato su iniziativa dell’AFIM in collaborazione con l’ANVGD – che ha accolto con grande piacere l’iniziativa – e tenutosi di recente a Milano in omaggio a un grande personaggio nato a Fiume, scrittore e giornalista vissuto nel Belpaese, che nel corso della sua carriera scrisse per i più rinomati quotidiani italiani.
Ma perché intraprese la strada del giornalismo, come mai si occupò di politica e come coniugò queste due carriere parallele? Quali sono i personaggi che ammirò e di cui scrisse durante la sua proficua carriera? Quale fu il rapporto con lo storico Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e cosa provò per Fiume il resto della sua vita? Ce lo spiega Alberto Gerosa, figlio di Guido, da diversi anni collaboratore del nostro quotidiano, che abbiamo raggiunto per conoscere meglio la figura di suo padre.

Da collaboratore a vicedirettore

Nel corso della sua carriera Guido Gerosa scrisse per i più rinomati quotidiani italiani. Scrisse per il quotidiano “La Provincia”, quindi collaborò con “La Notte”. Nel 1964 fu nominato corrispondente degli Stati Uniti per “Epoca”, dove poté intervistare il senatore Bob Kennedy e Martin Luther King. Nel 1980, per un anno e mezzo fu direttore di “Epoca”. Venne assunto da Enzo Biagi al settimanale “L’Europeo”, dove trascorse gran parte degli anni Settanta. Abbandonò anche questa rivista e divenne vicedirettore de “Il Giorno” fino al 1994. Quali ricordi conserva del periodo in cui suo padre scriveva per queste testate?

“Io sono del 1974 quindi i miei ricordi coscienti iniziano a partire dalla fine degli anni ‘70. In quel periodo mio padre era ancora giovane e quindi pienamente impegnato fuori da Milano, fuori dall’Italia nel suo ruolo soprattutto di inviato speciale. Un po’ perché lui stava spesso all’estero, un po’ perché solo più tardi vi fu la mutazione genetica nella nostra professione giornalistica – a quei tempi, salvo qualche rarissima eccezione il giornalista lavorava in redazione nell’ufficio, non è che tramite Internet e il computer poteva da casa dialogare in tempo reale con la redazione -, io in quegli anni lo vedevo solo la sera quando tornava a casa, peraltro abbastanza tardi. Infatti il ruolo di mio padre l’ha ricoperto mio fratello quando ero piccolo. Era lui quello che mi portava al cinema. C’era anche mia madre però il ruolo maschile è stato rivestito da mio fratello dato che mio padre era appunto fisicamente sempre in giro per lavoro o in redazione”.

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