Dolce Époque: il lato più dolce dell’Europa moderna

Al Teatro Pavarotti-Freni di Modena un cast internazionale in un evento scenico-musicale senza precedenti

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Dolce Époque: il lato più dolce dell’Europa moderna
Dame a passeggio nel parco di Villa Angiolina di Abbazia

La musica è un linguaggio universale che non conosce barriere, né linguistiche, né territoriali. Così la Dolce Époque (www.dolce-epoque.com), che dal Grand Salon di Villa Angiolina ad Abbazia è passata al Deutsches Theater di Monaco di Baviera, e dalla Marmorsaal del Palais Strattman-Trautson di Vienna al Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena: questo il percorso sino ad ora compiuto da un impressionante quanto inedito spettacolo scenico-musicale in stile, dedicato al periodo 1880-1940 quale brillante crossover di musica, canto, danza e performance sceniche, ideato da Marlene Prischich per favorire l’incontro e promuovere un dialogo transculturale tra gli Stati membri dell’Unione europea, con particolare riguardo a Italia, Croazia, Francia, Austria, Germania, Ungheria, Ucraina, ma anche Giappone e USA. Ispirato dal Codex Laurianensis, un manoscritto multilingue redatto in Riviera nel periodo omonimo, lo spettacolo è stato presentato per la prima volta nel 2017 ad Abbazia, sotto l’alto patrocinio della presidente della Repubblica di Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović, per poi ottenere, alle edizioni successive, il patrocinio di diverse rappresentanze diplomatiche oltre che, per ben tre volte consecutive, del Parlamento europeo. Nel tempo si è arricchito sia nell’organico dei suoi artisti che nel programma, arrivando oggi a proporre una trentina di numeri – momenti musicali di virtuosistica bravura alternati ad una serie di sketches in costume e dal carattere ludico.

Ricordando l’Ucraina

A Modena – dove è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Gioventù Musicale d’Italia, la Scuola di danza LaCapriola Formazione ModenaDanza e la London Performing Academy of Music –, lo spettacolo è stato presentato in concomitanza della duplice Festa della Repubblica di Croazia (30 maggio) e Italia (2 giugno) per rafforzare il sodalizio storico-culturale tra le due nazioni, in occasione del 30º anniversario dal riconoscimento della Croazia come Stato sovrano da parte dei Paesi membri dell’UE. L’evento ha coinvolto 20 artisti di quattro diversi Paesi, che hanno deciso di devolvere il ricavato alla Croce Rossa Internazionale, a favore dei profughi e dei feriti dell’Ucraina. “Come artisti, ma anche come persone, non potevamo rimanere indifferenti a una tragedia umana che si sta consumando sui confini orientali d’Europa, tanto più che l’Europa è al centro del nostro progetto”, ha dichiarato Marlene Prischich ai microfoni della Rai, il cui servizio è stato trasmesso nell’ambito del TGR dell’Emilia Romagna.

Antichi legami «notarili»

La scelta di ripartire da Modena, dopo l’arresto imposto al mondo dello spettacolo dalle chiusure dovute alla pandemia da coronavirus, non è stata casuale. Leggendo il volantino di sala e parlando con Marlene Prischich apprendiamo che un legame c’è, e che è profondo. È rappresentato da Antonio de Renno, un notaio modenese originario di Pavullo nel Frignano che si stabilì a Fiume, dove tra il 1436 e il 1461 fu cancelliere. Il suo manoscritto Liber civilium sive notificationum, conservato oggi nell’Archivio di Stato a Fiume, non solo rappresenta la più antica raccolta di atti notarili del capoluogo quarnerino, ma testimonia come già nel primo Rinascimento in quest’area si sia sviluppata una società civile multietnica e multilinguistica, sorprendentemente contraddistinta da quegli stessi valori e ideali, come la tolleranza e la transnazionalità, che solo in tempi moderni sarebbero poi diventati i capisaldi dell’UE.

La Camelia. Dal Giappone al cuore dell’UE

Precedenti storici che attestano quindi una maturità civica precoce, ma che hanno anche contribuito allo sviluppo della limitrofa Abbazia: la città raggiunse il culmine del proprio prestigio tra il 1880 e il 1940, come luogo di cura della monarchia asburgica prima, e come meta balneare di fama internazionale in seguito. Ad aumentarne il fascino contribuirono inoltre i suoi leggendari giardini, dove è custodito il simbolo stesso della località: la Camelia. Ebbene, è proprio questo fiore esotico a rivelare la portata della dimensione non solo europea ma internazionale di Abbazia, che lo spettacolo Dolce Époque, a un secolo di distanza, oggi racconta all’Europa riproponendo musiche, danza, atmosfere nonché riportando in scena personaggi italiani, francesi, tedeschi e non solo – ospiti illustri che a partire dagli inizi del XX secolo frequentarono il golfo del Quarnero. La Camellia japonica, oggi reperibile anche a Dresda e nei giardini della Reggia di Caserta, fu importata dal Giappone circa 180 anni fa per trovare ad Abbazia il suo habitat naturale, mentre la sua variante territoriale (Japonica rubra o Rubra simplex) ispirò artisti e viaggiatori di tutto il mondo. Ne rimase affascinato persino l’imperatore giapponese Yoshihito, in visita ad Abbazia nel 1913.

Verso un’Europa dei valori

A quasi 130 anni di distanza, a testimonianza di questo delicatissimo legame, lo spettacolo Dolce Époque ha ottenuto per l’esibizione a Modena il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano, accanto a quelli dei Consolati generali della Repubblica Federale di Germania e della Repubblica d’Austria, dell’Ambasciata della Repubblica di Croazia in Italia e del Parlamento europeo, oltre che della Città di Abbazia, dell’Ente turistico di Laurana e del Museo storico e marittimo del litorale croato di Fiume, come pure del Comune di Modena e della Banca Popolare dell’Emilia Romagna: istituzioni e genti di nazioni differenti, ma unite nella loro diversità grazie allo spettacolo Dolce Époque – un esempio sorprendente di come l’arte e gli antichi legami che affondano le proprie radici nella Grande Storia europea, possano contribuire tanto ad un incontro dei cittadini quanto ad una dinamica ridefinizione civica dell’Europa del futuro.

Video di Francesco Iori per Dolce Époque: www.eclipsevideofoto.it

Le ballerine in una dedica ai fondali del Quarnero
Ilaria Zanetti e Max Börner (VIP) in un duetto giapponese
Ilaria Zanetti e Kateryna Makhnyk davanti al Teatro di Fiume
Gli artisti con sullo sfondo il Palazzo del governo di Fiume
Marina Stanger con i VIP
Marco Ferri, Marlene Prischich, Enrico Ferri

Gli artisti coinvolti

Ilaria Zanetti (Trieste) e Kateryna Makhnyk (Ucraina), soprano; VIP, ensemble vocale maschile (Dresda); Marina Stanger, attrice (Laurana); Toni Flego, ballerino (Fiume); Marco Ferri, violino (Bologna); Enrico Ferri, violoncellista (Venezia); Innocenzo Caserio, tromba (Reggio Emilia); Matteo Di Bella, pianoforte (Udine); Marco Bedetti, compositore (Maranello); Enrica Morini, supervisore tecnico (Modena); Andrea Tarabusi, comparsa (Modena); Ester Sandal, costumi (Laurana); Francesco Iori, Foto & Video Editing (Modena); Simone Montella & Salvatore Sito, Light design (Bologna); Marlene Prischich, direzione artistica, pianoforte, coreografia e costumi (Trieste/Laurana).

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