Budicin: «Paura? Non la conosco»

A Pola il tecnico si gioca il futuro sulla panchina del Rijeka: «Dobbiamo ritrovare la vittoria. Poi deciderà la società»

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Budicin: «Paura? Non la conosco»
Il portiere Nediljko Labrović e l’allenatore Fausto Budicin. Foto: RONI BRMALJ

Scocca l’ora di Fausto Budicin. Il 41.enne allenatore rovignese, ma polese di nascita, è atteso domani al battesimo di fuoco sulla panchina del Rijeka proprio contro la squadra, l’Istra 1961, nella quale aveva intrapreso la sua carriera professionale di calciatore 23 anni fa, oltre ad averla allenata per una stagione. Un segno del destino, anche perché allo stadio Drosina Budicin si giocherà una buona fetta del suo futuro sulla panchina quarnerina. L’obiettivo della vigilia è chiaro: vincere e possibilmente convincere, iniziando così la scalata verso le posizioni di classifica che contano. Perché, non dimentichiamolo, al momento i fiumani sono penultimi e, in caso di sconfitta, diventerebbero fanalino di coda. A memoria d’uomo non si ricorda che fosse mai successo.

«Penso solo al campo…»
Budicin è perfettamente consapevole della delicatezza della situazione, sia a livello di squadra che personale. L’emozione gioca talvolta brutti (si fa per dire, nda) scherzi e così il tecnico ieri ha ripetuto spesso durante la conferenza stampa del prepartita “il derby di sabato”, salvo poi venir corretto dal portavoce sul giorno della gara perché la partita è in agenda domenica. “Si sentono circolare varie interpretazioni legate al mio attuale status. Io però cerco di focalizzare la mia attenzione soltanto su quello che succede in campo. Era un mio dovere cercare di aiutare la società per superare questo momento negativo e di conseguenza ho accettato di sedermi in panchina. In questi giorni abbiamo parlato esclusivamente della gara a Pola: che cosa succederà poi lunedì o martedì non è certo una domanda da rivolgere al sottoscritto. Lavoro al Rijeka da un po’ di tempo, ricoprendo vari incarichi e credo onestamente di conoscere abbastanza bene l’ambiente. La situazione in cui ci troviamo non è quella che ci aspettavamo alla vigilia della stagione perché le ambizioni del club erano e sono tutt’ora ben diverse. Adesso conta soprattutto recuperare le energie fisiche e mentali e concentrarci soltanto su quello che ci attende nel derby. Paura di ritrovarci all’ultimo posto? È un termine che non conosciamo e che non fa parte del nostro vocabolario. Abbiamo il destino nelle nostre mani, se sapremo ripetere nei 90’ di gioco quanto di buono facciamo vedere in allenamento abbiamo il diritto di confidare in un risultato positivo”.

Halilović non ci sarà
Mentre a Rujevica era in corso la conferenza stampa, nel campo ausiliare la squadra si preparava per l’allenamento mattutino. “In settimana abbiamo lavorato sodo portando a termine ciò che ci eravamo prefissati. Purtroppo c’è qualche problema di formazione e colgo l’occasione per rendere noto che Alen Halilović sarà sicuramente assente. Ci sono altri giocatori sotto osservazione e sul cui eventuale impiego deciderò soltanto all’ultimo istante. Quali? Coloro che erano out contro lo Slaven Belupo, oppure che sono sono usciti malconci dalla partita”.
Fausto Budicin è stato il vice di Dragan Tadić e nel referto della partita figurava puntualmente come l’allenatore ufficiale. Difficile perciò attendersi il classico shock positivo che solitamente porta il cambio in panchina. “In sostanza abbiamo lavorato negli ultimi giorni come fatto nelle settimane precedenti. L’unica differenza sostanziale è che non c’era Tadić. Lo ringrazio per quanto fatto, si è dedicato con dedizione e passione al lavoro di allenatore. So quanto abbia a cuore il Rijeka e quanto ci tiene al bene della squadra. Spero che a Pola i ragazzi reagiscano nel modo dovuto per dedicargli la vittoria”.

Le sconfitte fanno sempre male
Su che cosa non ha funzionato finora, Budicin risponde: “Non c’è mai un solo motivo quando si vive un momento negativo. Quasi sempre si tratta di un mix di pessima condizione fisica, fragilità mentale o problemi di natura tecnico-tattica. Tutto questo incide sul rendimento della squadra e ti porta a sbagliare la partita. La sconfitta, una o in serie, non fa poi che aggravare la situazione”.
Per finire, una considerazione sull’Istra 1961. “Ha ormai una fisionomia di gioco ben definita e riconoscibile. L’allenatore è lo stesso ormai da tempo e pratica uno stile di gioco che ricorda quello spagnolo. Ai polesi piace avere il possesso palla. Durante il mercato sono arrivati alcuni giocatori molto interessanti e pertanto credo che sarà un derby incerto e combattuto”.

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