Samir Barać: «Nel 2024 fare non uno ma tre passi avanti»

Il presidente del Primorje EB analizza gli ultimi dodici mesi e guarda con ottimismo al futuro. Prevista una crescita finanziaria, organizzativa e sportiva

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Samir Barać: «Nel 2024 fare non uno ma tre passi avanti»
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Terzo in campionato, semifinalista di Coppa Croazia, protagonista nella Lega regionale e qualificato agli ottavi di Euro Cup. Per il Primorje Erste bank è stato indubbiamente un 2023 più che positivo, a conferma che la grande pallanuoto è nuovamente di casa a Costabella. Una decina di anni fa la compagine fiumana dominava in Europa, disputando nell’occasione anche due finali di Eurolega (l’attuale Champions) contro la Pro Recco. Dopo l’addio di Gabriele Volpi prima e di Predrag Sloboda poi, sono arrivati purtroppo anni difficili, caratterizzati da una crisi finanziaria e dalla retrocessione nell’A2 della Lega Regionale. In queste condizioni non era facile trovare qualcuno disposto a rimettere in piedi il club. A correre in soccorso, da veri entusiasti e “soldati” del Primorje, ci hanno pensato le “vecchie glorie” con in testa Samir Barać, uno che, per sua stessa ammissione, ha il Primorje nel sangue. Anno dopo anno la situazione è andata migliorando e si è iniziato a intravedere la luce in fondo al tunnel. Adesso dalle parti di Costabella si godono i frutti di questo lavoro, consapevoli di aver fatto la scelta giusta e orgogliosi per aver dato nuova linfa alla società. Il presidente Samir Barać ha, insomma, tutti i motivi per gongolare.

Il 2023 è agli sgoccioli. Possiamo dire che il Primorje è definitivamente tornato nel suo habitat naturale, ovvero ai vertici della pallanuoto nazionale?
“Una constatazione parecchio interessante. Guardando questa stagione, ma forse ancora di più quella precedente, nella quale c’erano state delle avvisaglie in merito, posso rispondere in modo affermativo. Personalmente sono molto soddisfatto di come si stanno mettendo le cose, dal punto di vista sportivo e organizzativo-gestionale. Ritengo che i ragazzi si siano resi conto delle proprie qualità e siano consapevoli della forza della squadra. Io, dall’alto della mia funzione di presidente e in accordo con l’Esecutivo, devo fare il possibile per assicurare loro le migliori condizioni possibili per crescere ed essere tranquilli. Qui mi riferisco ovviamente alla stabilità finanziaria della società”.

Gli obiettivi stagionali sono ormai ben definiti: ripetere il successo in campionato e arrivare quanto più lontano in Europa. Per ora sta andando secondo i piani…
“Vero, ma c’è un vecchio detto secondo il quale è più difficile difendere un qualcosa che conquistarlo. Credo che ci siamo posti degli obiettivi del tutto reali e raggiungibili. D’altra parte, in accordo con il nostro allenatore Igor Hinić, abbiamo voluto evitare di mettere eccessiva pressione psicologica alla squadra. Su ciò che abbiamo insistito veramente, e continueremo a farlo, è la massima serietà e professionalità negli allenamenti. Se lavori bene poi arrivano anche i risultati. E devo dire che sono molto soddisfatto in merito. Seguo da vicino questi ragazzi quasi ogni giorno e quando le cose vanno male vedo nei loro occhi il rammarico e la voglia di riscatto. Direi che fanno gruppo in piscina e fuori. La pallanuoto è per tradizione uno sport difficile, non tanto dal lato agonistico quanto dal punto di vista mediatico: per trovare spazio e visibilità c’è assoluto bisogno di risultati di livello. Noi dirigenti cerchiamo di essere a servizio dei giocatori e loro, per contraccambiare, devono dare il massimo e cercare di fare quanto meglio”.

A proposito di Europa Cup, il sorteggio è stato piuttosto clemente con il Primorje?
“La Dinamo Tbilisi è sicuramente alla nostra portata, questo è chiaro. In quanto al sorteggio, ritengo comunque molto inappropriato il fatto che in questa fase si aggiungano le otto squadre retrocesse dalla Champions. Non per lo spettacolo, ma per il semplice fatto che parliamo di società blasonate e con un rating nettamente superiore al resto della compagnia. Finora l’Europa Cup era caratterizzata dall’equilibrio, dove ogni avversario era in grado di battere, o venir battuto, dall’altro. Adesso viene a crearsi invece una forbice troppo ampia tra i due blocchi. Ben venga lo spettacolo e la grande competitività, ma senza penalizzare nessuno. A tal proposito, mi sembra che anche nel calcio qualche allenatore (Mourinho, nda) abbia alzato la voce contro un simile sistema di competizione”.

Il tifoso, per natura, si aspetta sempre qualcosa in più. Possibile, anzi fattibile, alzare ulteriormente l’asticella per la prossima stagione?
“Una domanda complessa, che richiede di riavvolgere il nastro indietro nel tempo. Anni fa, quando noi dirigenti e lo staff tecnico ci siamo incontrati per la prima volta, abbiamo da subito cercato di dar vita a un ben preciso progetto di sviluppo. Avevamo una visione e una strategia in merito, che prevedeva una crescita graduale nel corso degli anni. Direi che quanto sta accadendo è in perfetta sintonia con il piano iniziale. Anche noi vogliamo di anno in anno qualcosa in più perché ci riteniamo un club ambizioso. Nella stagione in corso il vero passo avanti è stato aver trattenuto tutti i nostri migliori giocatori. Potrebbe magari sembrare qualcosa di poco conto, ma è una grande cosa. Per di più che la scorsa stagione alcuni giocatori si sono messi in luce e come tali hanno sicuramente mercato. In fin dei conti parliamo di una squadra che ha una media età di poco superiore ai 20 anni. Vogliamo trattenerli quanto più a lungo e farli crescere, di modo che siano soddisfatti. Tornando alla domanda originale, il prossimo step non sarà uno, bensì tre: finanziario, organizzativo e sportivo. Ciò ci permetterà di mantenere l’ossatura della squadra e prendere qualche rinforzo di peso. Vogliamo avvicinarci per qualità ad alcune altre squadre: non le menzionerò, ma potete intuirlo da soli a chi mi riferisco”.

È presidente da ormai sei anni. Quanto è stata difficile la risalita al vertice? Qui pensiamo soprattutto alla strutturazione del club, all’aspetto finanziario, alla gestione amministrativa…
“Parecchio. Ognuno di noi, a prescindere se nella veste di funzionario del club o di semplice entusiasta, ci ha messo impegno, passione ed energia. Da presidente, poi, hai responsabilità aggiuntive, ovvero coordinare il lavoro e guadagnarsi la fiducia della gente. Ringrazio i miei collaboratori, gli sponsor, i donatori, la Città di Fiume, la Regione e tutti coloro che hanno avvertito il bisogno e la responsabilità di correre in aiuto. In aiuto del Primorje, ma anche dello sport in generale. Da una situazione molto difficile, finanziaria e sportiva, siamo riusciti a ridare al Primorje il blasone di qualche tempo fa grazie soprattutto a una buona organizzazione. Vedere questi ragazzi allenarsi e dare il massimo ci ha motivato ulteriormente. I tempi d’oro, quelli di dieci anni fa, forse non ritorneranno mai, ma il discorso vale anche per molte altre società. I tempi sono cambiati e con loro anche le condizioni generali”.

Ci illustri un po’ il modello di finanziamento del club…
“Lo sponsor principale, la Erste bank, è quello che ci garantisce le maggiori entrare. Senza di loro questa nostra storia non esisterebbe. Poi ci sono la Città di Fiume, la Regione, le ditte, i donatori, gli amici del club e via dicendo. Devo però assolutamente menzionare la Federpallanuoto. Durante la pandemia ha fatto una decisa virata, assegnando i fondi statali ai rispettivi club. E lo fa tuttora, come l’unica Federazione sportiva croata ad aiutare direttamente le società. Tanto di cappello. Questo sostegno ci dà nuova linfa e apre nuovi orizzonti. Direi che bisogna approfittare del momento e capire bene il valore che il Primorje rappresenta per Fiume e la nostra regione. Non vorrei che si ripetesse quanto successo con la mia generazione, quando la squadra è stata praticamente smantellata. Ma non è soltanto il caso del Primorje e della pallanuoto, bensì anche della pallamano e del basket, per non parlare degli sport individuali”.

A proposito della “sua generazione”: Barać presidente, Damir Glavan vice, Igor Hinić allenatore. Insomma, “diamo a Cesare ciò che è di Cesare”, ovvero il Primorje ai fiumani?
“Non dimentichiamo nemmeno Željko Šimac. Il paradosso è che all’inizio nessuno vedeva di buon occhio questa idea. Poi però, grazie al nostro lavoro, siamo riusciti a conquistare la fiducia della gente. Sinceramente non vedo il motivo per il quale affidarsi a qualcuno da fuori, in fin dei conti qui c’è gente molto capace. Abbiamo la fortuna che la pallanuoto sia una tradizione a Fiume e dintorni, basta guardare anche i nostri giovani. Da presidente sono felicissimo nel vedere il senso di appartenenza della gente al club, ai valori sportivi, al territorio. Questo lo hai dentro, non è qualcosa che puoi compare. A me lo hanno trasmesso i vari Kurtini, Roje, Kovačić, Mustur, Dabović… Quando ho chiuso la carriera professionale, l’unico mio desiderio e pensiero era rimanere nel club. Ed eccomi qui. Quando fai qualcosa con passione ed entusiasmo i risultati sono assicurati”.

Il Primorje è un connubio di giovani e vecchie “volpi”, di giocatori nostrani e stranieri di qualità. Si direbbe che la sinergia funziona…
“Indubbiamente. In molti hanno provato a convincerci a lasciar perdere gli stranieri, di guardare esclusivamente in casa propria. Quando ti ritrovi però in squadra una decina di diciottenni o poco più, c’è bisogno di un leader, di qualcuno che li faccia diventare migliori. Lo dico per esperienza personale visto che sono cresciuto con un certo Josip Vezjak a farmi da chioccia. Senza dimenticare anche Dejan Dabović. Adesso in questo ruolo c’è Darko Brguljan, un professionista, ma ancora prima una persona eccellente. La sua capacità di adattarsi è tipica degli sportivi top. Grazie al suo arrivo abbiamo guadagnato in chiave di qualità e disciplina. Darko è un vero leader, fuori e dentro la piscina. Jaša Kadivec sprizza energia positiva da tutti i pori, l’olandese Kas Te Riele è cresciuto tantissimo, mentre Fabio Crippa è di fatto ormai uno di casa. E sapete che cosa li accomuna? La voglia di emergere”.

Quali giocatori sono in scadenza di contratto?
“Con Niko Čubranić stiamo trattando il prolungamento, mentre nel caso di Ivan Mauro Čubranić vogliamo blindarlo per un periodo più lungo. Mi sembra che anche gli stranieri siano in scadenza. Tutti loro si sono guadagnati il prolungamento e faremo il possibile affinché restino al Primorje. Dobbiamo però tener conto che hanno mercato e che potrebbero avere delle offerte da club stranieri, finanziariamente più potenti. La priorità, come detto, è mantenere l’ossatura della squadra”.

Giorni fa sono state aggiornare le targhe con i nomi dei giocatori del Primorje, presenti o passati, che hanno vinto medaglie olimpiche, mondiali o europee. Chi potrebbe essere il prossimo?
“Abbiamo tanti giovani interessanti, anche perché i buoni risultati della squadra finiscono per esaltare le qualità individuali. Sono convinto che ben presto qualcuno dei nostri giocatori si ritroverà in nazionale. Qui mi riferisco soprattutto a Mauro Ivan Čubranić e Tin Brubnjak, ma anche ad altri giovani come Viktor Tončinić, Gabrijel Burburan o Niko Čubranić. Considerata la grande dose di talento, non c’è dubbio che prima o poi qualcuno emergerà definitivamente”.

Cambiamo argomento e soffermiamoci un po’ sulla pallanuoto croata in generale. La Jadran e il Primorje sono in crescita, lo Jug non è più quello di una volta, mentre la Mladost naviga nella mediocrità. Perché le squadre nazionali non riescono più a lottare per il titolo europeo?
“La risposta è molto semplice: la situazione finanziaria. Se guardiamo il mercato internazionale notiamo che ci sono quattro squadre ungheresi che possono permettersi di acquistare i tre migliori giocatori al mondo. In Spagna e Italia sono due, un Grecia uno, così come in Germania. In Croazia è successo che negli ultimi anni i risultati ottenuti non sono stati accompagnati dagli investimenti. Ci vuole un campionato più competitivo e maggiore attenzione ai vivai. A livello giovanile c’è una crisi di risultati e di personale tecnico, nella fattispecie allenatori. La strategia di sviluppo dello sport nazionale? Carente. Bisogna prestare maggiore attenzione alle necessità dei club, accompagnare lo sviluppo dei giovani e via dicendo. Vero che la Croazia ha aumentato gli investimenti nello sport, ma gli altri Paesi lo hanno fatto ancora di più. Lodevole l’attenzione rivolta alle varie nazionali, però sono i club quelli che creano e lanciano i giocatori. In poche parole, si potrebbe dire che la pallanuoto stia perdendo la battaglia con il professionismo. In Croazia, ma anche nel resto del mondo. Qui ci vuole un deciso intervento della Federazione europea e di quella mondiale volta ad avvicinare questo sport alla gente e alle masse”.

Per concludere, una domanda generica: se adesso le venisse qui un bambino a chiedere il motivo per quale dovrebbe fare il pallanotista, lei cosa gli risponderebbe?
“E se le dico che mi è già capitato qualcosa del genere, lei ci crede? Premesso che i bambini sono spontanei e intelligenti, se racconti loro che lo sport è una cosa bellissima ti fanno domande a raffica sul preciso significato. Mettiamola così: la pallanuoto è amicizia, tempo trascorso insieme, socializzazione, salute, rispetto, impegno, senso di responsabilità e, alla fine, integrazione nella società in cui vivi nonché sviluppo del fisico e della mente attraverso lo sport. Mi sembrano dei motivi molto validi…”.

«Europei? Sarà difficile ripetersi»
A giorni iniziano gli Europei e la Croazia punta alla medaglia, possibilmente d’oro. Ma quanto è reale ripetere il successo di Spalato? “Partiamo dal fatto di ospitare la rassegna. È molto difficile organizzare una manifestazione in così poco tempo, però se la Federazione ha accettato significa che crede nella possibilità di un risultato di livello – dice Barać –. La Croazia ha qualità, per di più che è tornato Luka Lončar, ma dobbiamo tener presente che ci sono otto nazionali che possono puntare al titolo. Nella pallanuoto c’è una concorrenza spietata e non sarebbe nulla di strano se rispetto agli Europei di Spalato il ranking finale venisse stravolto. La Francia, ad esempio, è cresciuta tanto e ormai può mettere i bastoni fra le ruote a chiunque. A Parigi sarà sicuramente tra le favorite. Idem per gli Stati Uniti, più esperti di un anno. E poi tutte le altre, inclusa una Serbia che sta ritrovando lo splendore di qualche tempo fa. L’Italia è sempre pericolosa, così come la Spagna. Direi che decideranno dei dettagli, una serata storta o un momento d’ispirazione. Eppoi teniamo presente che due settimane dopo ci saranno i Mondiali. Vediamo come si presenteranno al via le rispettive nazionali, con quali ambizioni e propositi. Difficile essere al top sia agli Europei che ai Mondiali. A me questo calendario non piace per nulla, al di là delle attenuanti. Non è buono né per i giocatori né per le nazionali né per gli spettatori. Qualcosa va cambiato in fretta, questo è evidente”.

«Alla pallanuoto serve maggiore visibilità»
“Come avvicinare la pallanuoto alla gente? Paradossalmente, un enigma che si ripropone nel corso dei decenni è se la pallanuoto è uno sport estivo o invernale. Uno sport d’acqua non può essere certo categorizzato come invernale, però grazie alla piscine coperte si gioca nel corso di tutto l’anno. Forse bisognerebbe farlo di più d’estate, magari riducendo gli impegni internazionali, per avvicinarlo maggiormente alle masse. In estate non ci sono i campionati negli altri sport e la pallanuoto potrebbe rubare la scena traendone benefici sia come numero di spettatori che interesse degli sponsor. In pratica, soltanto nell’anno olimpico si dovrebbe giocare d’inverno il campionato per lasciare spazio alle nazionali d’estate. C’è poi la questione della scarsa competitività rispetto agli altri sport. I guadagni delle squadre di pallanuoto in Champions sono… ridicoli rispetto a quelli nella pallamano o nella pallavolo, per non menzionare il calcio. La partecipazione, ad esempio, porta appena 4.500 euro nelle casse societarie. In pratica spendi molto e incassi quasi nulla, anche perché le piscine hanno una capienza ridotta rispetto agli stadi o ai palasport. Qui sono la LEN e la Federazione mondiale che devono alzare l’asticella, lavorare in quanto a marketing e immagine per attirare gli sponsor”.

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