Rijeka. Un passo avanti e uno indietro

La sconfitta di Koprivnica, che ha fatto seguito alla vergognosa prova in Coppa, conferma che il Rijeka è lontano dall’essere guarito

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Rijeka. Un passo avanti e uno indietro
Il Rijeka, battuto per 2-1 a Koprivnica, non riesce proprio a ingranare. Foto: VJERAN ZGANEC ROGULJA/PIXSELL

Altro che uscita dal tunnel, il Rijeka si ritrova ancora sempre con l’acqua alla gola. A distanza di 38 anni da quella magica nottata, coincisa con il 3-1 rifilato a Cantrida al Real Madrid (3-1) nella vittoria più prestigiosa della storia del club (in campo c’era anche l’attuale direttore sportivo Srećko Juričić, assistman per il 2-0 firmato da Danko Matrljan), la compagine fiumana si lecca le ferite dopo la sconfitta per 2-1 in casa dello Slaven Belupo, che ha fatto ritornare i quarnerini praticamente al punto di partenza. Se i successi contro Gorica e Lokomotiva avevano creato l’illusione di un Rijeka finalmente in crescita, la partita di Koprivnica ha confermato che la crisi è tutt’altro che passata e che i mali da curare sono ancora tanti. Come se non bastasse, la vittoria della Lokomotiva ha fatto ripiombare Labrović e compagni in penultima posizione, davanti al solo Gorica. Una sconfitta che non ci voleva proprio e che fa seguito alla vergognosa, perché di questo si è trattato, prova in Coppa Croazia con il Moslavina, con il passaggio del turno ottenuto soltanto alla lotteria dei calci di rigore. “L’importante è vincere”, dirà magari qualcuno, ma ci sono modi e modi per farlo. Battere soltanto dal dischetto una squadra di quinta categoria è sinonimo di impotenza e chiunque avesse pensato che si era trattato soltanto di una giornata negativa è stato prontamente smentito contro lo Slaven Belupo.

A proposito, a “giustiziare” il Rijeka è stato un certo Ivan Krstanović, fra tre mesi quarantenne a tutti gli effetti. Dal 2013 al 2015 lo “spilungone” indossò la casacca fiumana collezionando 16 gol in 35 presenze. Una statistica che nessun attuale attaccante del Rijeka sembra in grado di raggiungere, il che la dice lunga sulla qualità degli effettivi a disposizione di Serse Cosmi.

L’espressione del volto di Serse Cosmi la dice lunga.
Foto: VJERAN ZGANEC ROGULJA/PIXSELL

Anche Cosmi sotto accusa
Passiamo ora proprio al tecnico umbro. Nessuno dubita delle sue qualità tecniche e della conoscenza della materia di allenatore, ma il bilancio alla guida del Rijeka è fin qui disastroso. Se al suo posto ci fosse stato ad esempio Dragan Tadić sarebbe già in odor di esonero, come di fatti è puntualmente accaduto. Il Rijeka d’oggi è lo stesso di qualche mese fa, o comunque poco differente, in quanto a risultati, qualità del gioco espresso e atteggiamento di una parte dei giocatori. D’altronde, la statistica non mente: 4 punti in 4 incontri per Tadić (33 p.c.), 7 punti in 7 gare per il perugino (sempre 33 p.c.). Cosmi, insomma, non è riuscito per ora a dare l’auspicata scossa alla squadra e sicuramente anche lui avrà qualche colpa per quanto sta accadendo. Non tante, per intenderci, visto che il materiale a disposizione è a dir poco scadente e che non è stato lui a fare il mercato. La prolungata pausa per il Mondiale in Qatar è ormai alle porte e qualcosa in tema di mercato, sia in entrata che in uscita, andrà inevitabilmente fatto in accordo con la società. Anche nel caso arrivassero tre vittorie nei rimanenti turni fino allo stop, auspicio che, visto il Rijeka attuale, suona quasi come una bestemmia. Cosmi fatica a trovare il bandolo della matassa, per quanto cerchi di individuare i mali della squadra e la conseguente cura.
“Abbiamo fatto un’impresa, perché bisogna davvero ‘impegnarsi’ a fondo per riuscire a perdere una partita come questa di Koprivnica. Purtroppo ci siamo riusciti, facendo due errori da dilettanti in occasione dei loro gol – analizza il tecnico italiano –. Paghiamo a caro prezzo un risultato negativo che sul campo non avremmo meritato per i valori espressi. Quando nel calcio commetti determinati errori e giochi senza intelligenza è difficile portare a casa il risultato. Da parte mia c’è un grandissimo dispiacere perché a Koprivnica avevamo l’occasione non di pareggiare, ma addirittura di vincere. Ripeto: è stata un’impresa da parte nostra perdere questa partita. Pensavo che la squadra avesse recepito certi messaggi, e invece no. Fino al 12 novembre dovrò ripetere sempre le stesse cose e sperare che ogni partita venga interpretata in determinata maniera. Dispiace anche per l’espulsione di Alvarez in quanto con lo Slaven è stato in assoluto il migliore in campo. Oltre al danno anche la beffa, con rigore ed espulsione. E la squalifica per la prossima partita”. Resta comunque un mistero il motivo per il quale il tecnico abbia effettuato un solo cambio, per giunta all’89’ dopo essere rimasto in inferiorità numerica: “Ho messo dentro Krešić come mediano perché non avevo altri centrocampisti. Questo fa capire le difficoltà che ho in questo momento a schierare in campo una squadra credibile”.

Sabato il derby con l’Istra 1961
Piangere sul latte versato non ha mai aiutato nessuno, ma imparare dagli errori commessi sì. Si spera che il Rijeka ne faccia tesoro in vista del derby di sabato a Rujevica contro un Istra 1961 che sembra aver perso ultimamente un po’ di brillantezza fisica. Dopo moltissimi anni, forse per la prima volta in assoluto, sarà una partita aperta a qualsiasi pronostico. I polesi ci arrivano con due punti in più il classifica (e una gara da recuperare), ma anche con la consapevolezza che il Rijeka sarà sicuramente arrabbiato e affamato. Per lo meno questo è l’augurio dei tifosi fiumani. Poi, come sempre, sarà il campo a dare una risposta…

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