Rijeka, i fischi la dicono lunga. Kek: «Ci saranno delle sanzioni»

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Rijeka, i fischi la dicono lunga. Kek: «Ci saranno delle sanzioni»

FIUME | Non sarà stato sicuramente un Real Madrid-Barcellona, Manchester (United o City)-Liverpool o Milan-Inter, ma il derby istroquarnerino di domenica sera a Rujevica è stato indubbiamente divertente, con gol, occasioni, ribaltamenti di fronte ed emozioni a non finire. Definirlo uno spot per il calcio regionale o croato è forse un tantino esagerato, ma questo tipo di partite fa sicuramente avvicinare la gente al calcio. Perché, dopo moltissimo tempo, si è visto anche tanto equilibrio, con un Istra 1961 sceso in campo per vincere e non, come accaduto spesso in passato, con la sola intenzione di difendersi in dieci e cercare di strappare miracolosamente un punto. Probabilmente non la penseranno così i due allenatori, Matjaž Kek e Manolo Marquez, per i quali il 3-3 finale è stato soprattutto un festival di errori e orrori delle rispettive difese, di confusione tattica e di limiti tecnici dei propri giocatori. Una considerazione che ha sicuramente della logica, visto che Rijeka e Istra 1961 si sono presentate a Rujevica non proprio in… salute, con parecchi problemi sul groppone.

Se i polesi hanno sorpreso, meritando ai punti anche qualcosa in più del pareggio, il Rijeka ha deluso parecchio. A un certo punto si faticava a capire quale fosse la squadra prima in classifica e quale il fanalino di coda. I limiti tecnici e caratteriali di questa squadra sono ormai troppo evidenti e qualche fischio all’uscita dal campo conferma che il pubblico si sta spazientendo. Pareggiare o perdere fa parte del calcio e dello sport in generale, quello che è difficile da digerire per un tifoso è la mancanza di impegno e sacrificio: in poche parole onorare la maglia. Senza voler esagerare, come minimo va detto che c’è un po’ troppa superficialità e indolenza. Basti guardare il secondo gol dell’Istra 1961, con Punčec che si è fatto soffiare la palla e poi, per non ammettere l’errore, ha accentuato un colpetto subito dall’avversario gettandosi platealmente a terra, il tutto mentre Mierez andava dritto verso la porta. I problemi sugli sviluppi dei calci da fermo sono poi un’antipatica abitudine, visto che si ripetono di partita in partita. Le responsabilità vanno suddivise tra giocatori, allenatore e società, senza esclusioni. Che la situazione sia seria lo conferma anche il fatto che per la prima volta in assoluto Matjaž Kek ha parlato di sanzioni all’orizzonte…

Comportamento inaccettabile

“Una partita molto dinamica e incerta fino all’ultimo, nella quale non abbiamo meritato più del pareggio e forse nemmeno quello. Siamo andati sotto nel punteggio, abbiamo rimontato per poi gettare tutto alle ortiche. Complimenti all’Istra 1961, che ha strameritato questo punto. In quanto a noi, ci aspetta una settimana calda, durante la quale avremo tanto da dirci – annuncia il tecnico sloveno –. Una simile superficialità, per non dire poi del comportamento in campo da parte di alcuni singoli, è inaccettabile. Qualcosa non funziona e lo si capisce anche dall’atteggiamento. Nemmeno nelle categorie giovanili si affrontano con così poca convinzione i duelli. In altre parole, non diamo l’impressione di essere una squadra seria. Credo che ci saranno delle conseguenze, ovvero delle misure disciplinari. Al momento non voglio assolutamente pensare alla Dinamo, di problemi ne abbiamo già tanti di nostri…”.
Al momento è difficile interpretare il pensiero di Kek e capire a quali provvedimenti si riferisca. Si va da quelli classici, ovvero multe a tutta la squadra o ai singoli, fino a panchina o addirittura tribuna per qualche titolare. Per le sanzioni in denaro ci vuole anche il consenso della società, mentre le scelte tecniche competono all’allenatore.

Heber l’unica lieta nota

Delle note liete nel derby c’è un nome su tutti, anzi forse l’unico: Heber, autore di una tripletta. Il brasiliano, anche lui comunque lontano dalla condizione migliore, ha avuto il merito di capitalizzare le occasioni avute, rivelandosi una costante spina nella difesa polese. Assolutamente da bocciare la difesa. Zuta e Raspopović hanno spinto poco e male, mentre Župarić e soprattutto Punčec sono stati ridicolizzati da Mierez. Colpa ovviamente anche di un centrocampo che ha faticato a contenere e proporre. Čanađija e Lončar, come pure Grahovac, sono giocatori mediocri, ben lontani dagli standard ai quali eravamo abituati (Jajalo, Andrijašević, Bradarić, Maleš o Mišić). Pavičić, poi, è l’ombra di sé stesso, un giocatore che dovrebbe per primo accendere la luce nei momenti bui. Senza un’adeguata manovra di costruzione del gioco a pagare dazio sono ovviamente anche gli attaccanti, isolati e mal serviti. Gorgon sembra avere smarrito la via del gol, mentre Čolak e Acosty non sono certo i tipici bomber d’area di rigore.
Fa bene Kek a dire che sarà una “settimana calda”, anche perché la stessa si concluderà domenica con la trasferta in casa della Dinamo. Giocando così, al Maksimir si rischia l’imbarcata, e non sarebbe nemmeno la prima volta. Bisogna cambiare marcia, cercando di migliorare sotto tutti gli aspetti per evitare di ritrovarsi a -5 dagli zagabresi dopo appena sei turni, con la prospettiva che i giochi siano ormai fatti prima ancora di entrare nel vivo del campionato.

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