Rijeka. Difesa a tre e centrocampo rinforzato?

Messo in archivio il campionato, i fiumani sono al lavoro in vista della finalissima di Coppa. Per Goran Tomić ci sono un paio di nodi da sciogliere su modulo e formazione

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Rijeka. Difesa a tre e centrocampo rinforzato?
A Spalato il Rijeka andrà a caccia del settimo centro in Coppa. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

È calato il sipario sul campionato 2021/22. Il Rijeka ha tagliato il traguardo dopo di Dinamo, Hajduk e Osijek. Tutte e quattro si sono inseguite e date battaglia a lungo, ma alla fine la classifica rispecchia perfettamente quelle che erano le gerarchie. A Rujevica possono mangiarsi le mani per aver sprecato un paio di occasioni che gli avrebbero permesso di rimanere in lotta per un piazzamento più nobile fino alla fine. Magari non per il titolo, ma quantomeno per il secondo o terzo posto. Anche se, alla luce degli investimenti fatti, è naturale che spalatini e slavoni siano davanti. Oggettivamente la rosa è da quarto posto. Un quarto posto che peraltro rappresenta il piazzamento più basso nell’era Mišković. I fiumani hanno chiuso a quota 65 punti con 20 successi e 71 gol segnati (miglior attacco del campionato), ovvero 4 punti in più rispetto alla scorsa stagione, 2 vittorie in più e 20 gol fatti in più. Eppure è stato fatto un passo indietro perché l’anno scorso il Rijeka aveva chiuso al terzo posto. Due anni fa la Lokomotiva guidata proprio da Goran Tomić finì seconda con 65 punti, oggi invece quello stesso bottino è sufficiente solamente per un posto ai piedi del podio. Segno di come il livello del campionato si sia alzato.

Pochi spunti
La stagione del Rijeka non è tuttavia finita dal momento che all’appello manca l’attesissima finale di Coppa nel cortile dell’Hajduk, che servirà a dare un giudizio definitivo sull’annata dei biancocrociati, che comunque fin qui è stata in linea con le attese visto che la società aveva posto come unico obiettivo il pass europeo. L’ultima fatica di campionato contro la “sorella minore” Hrvatski dragovoljac sarebbe dovuta essere una sorta di prova generale in vista dello scontro del Poljud di giovedì sera, però lo striminzito 1-0 firmato da Obregon ha fornito pochi spunti. È stata più che altro una vittoria di routine, il massimo risultato col minimo sforzo. In campo la squadra ha pensato soprattutto a non sprecare energie e a non farsi male ragionando ovviamente in ottica della finalissima. Come previsto, Tomić ha effettuato un turnover ragionato dando ampio spazio alle seconde linee e inserendo nella ripresa i titolari per non perdere il ritmo partita in vista della partita più importante della stagione. Le risposte che cercava non le ha trovate, ammettendo lui stesso che è stata una gara da cancellare in fretta in cui l’unico aspetto positivo è stato il risultato finale. Ma era scontato perché con la posizione di classifica già cristallizzata e con l’Hajduk ormai da settimane in testa, era difficile trovare le giuste motivazioni. E in più, anche il caldo e l’afa non hanno certo dato una mano.
Se per alcuni il Sole di Rabuzin è una consolazione, per Hajduk e Rijeka è invece un trofeo che può salvare la stagione, soprattutto per i dalmati, a digiuno dall’ormai lontano 2013. Inoltre, entrambe sono appaiate a quota 6 titoli e giovedì ci sarà quindi in palio anche il sorpasso. I fiumani hanno fin qui disputato 7 finali, perdendo solamente la prima nel 1994 contro l’allora Croatia, dopodiché non hanno più perso un colpo. Sulla carta la bilancia pende dalla parte di Livaja e soci, che giocano in casa e anche in virtù della classifica, ma una finale è sempre un 50:50. Il Rijeka è stata l’unica squadra in stagione a essere riuscita a vincere due volte al Poljud, d’altra parte però l’Hajduk ha fatto altrettanto espugnando entrambe le volte Rujevica.

Vučkić out, Murić jolly
Qualche grattacapo a Tomić lo sta dando l’infermeria. In particolare Vučkić, il cui forfait sembra abbastanza scontato (la mancata convocazione nella nazionale slovena è un chiaro segnale). Dovrebbe invece recuperare Vukčević, mentre Velkovski e Čerin, che avevano accusato qualche piccolo problema fisico la scorsa settimana, sono entrambi scesi in campo con il Dragovoljac disputando 45’ a testa. Per quanto riguarda il capitolo formazione, il tecnico sebenzano sembra orientato a confermare il modulo con la difesa a tre che tanto bene aveva funzionato nei due precedenti in quel di Spalato. Resta però da capire se sceglierà il centrocampo “rinforzato” con Selahi, Čerin e Pavičić schierati tutti e tre dal primo minuto. Un esperimento più volte provato in questo finale di stagione e che si è dimostrato molto efficace soprattutto nell’ultima sfida con l’Osijek, sebbene da un punto di vista tattico la squadra di Bjelica sia ben diversa rispetto a quella di Dambrauskas. In attacco spazio naturalmente a Drmić, al rientro dopo le due giornate di squalifica che gli hanno fatto saltare Slaven Belupo e Dragovoljac, con Tomić che comunque gli ha concesso oltre un’ora nell’amichevole con l’Ucraina per tenerlo “caldo”. Il bomber elvetico ha più volte ribadito di tenere tantissimo alla Coppa non avendo mai vinto un trofeo in carriera e sarà indubbiamente carico a mille, anche per chiudere da vincente la sua esperienza in riva al Quarnero. Per il resto non dovrebbero esserci sorprese, con Murić che molto probabilmente si accomoderà in panchina per essere usato come jolly.

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