Marco Pašalić: «Il gol più importante in carriera»

La mezzapunta ha deciso il derby dell’Adriatico con l’Hajduk, ritrovando così il sorriso dopo un periodo non facile. «Il Rijeka può vincere entrambi i trofei», dice il 23enne nazionale

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Marco Pašalić: «Il gol più importante in carriera»
Marco Pašalić festeggia il gol appena segnato nel derby dell’adriatico. Foto: Roni Brmalj

Quando, prima del quadrangolare in Egitto, Zlatko Dalić aveva inserito tra i preconvocati della Croazia Marco Pašalić, in molti si erano meravigliati del fatto visto che la mezzapunta non stava attraversando un momento brillante, ben lontano da quello a inizio stagione condito da gol spettacolari (Lille, Dinamo). Un digiuno che perdurava nel tempo, a tratti quasi interminabile, anche se l’impegno non era mai in predicato. Anche per questo motivo Željko Sopić ha sempre creduto in lui e gli ha rinnovato la fiducia partita dopo partita, convinto che Marco sarebbe tornato quello di qualche mese fa. Il gol sfiorato contro la Tunisia (e il penalty decisivo segnato) con la maglia della nazionale deve aver fatto scattare la molla e Pašalić ha ritrovato il sorriso, risultando il match winner nel derby dell’Adriatico con l’Hajduk. Non un gol spettacolare dei “suoi”, bensì uno normale, ma allo stesso tempo importantissimo, forse anche fondamentale nella lotta per il titolo.

«Grazie a tutti per il sostegno»
“Non nascondo che sono felicissimo, per me è stata una grande cosa aver risolto la partita con l’Hajduk. Il gol più importante in carriera? Penso proprio di sì. Mi auguro che sia soltanto l’inizio e che ne arrivino altri. Tutto è andato per il verso sperato: sono tornato a segnare e il Rijeka ha vinto. Impossibile chiedere di più. Grazie a coloro che mi hanno sostenuto e che continuano a farlo. I tifosi sono fantastici, per certi versi sorprendenti. Non riesco bene a descrivere il fatto, ma in campo avevamo l’impressione che ci davano una marcia in più. E non lo dico soltanto per dovuto ringraziamento. Questa è una vittoria di tutti nel vero senso della parola”.

«Sembrava quasi una congiura»
Come detto, gli ultimi mesi non sono stati facili. “Colpa” dello stesso Marco, che aveva abituato bene, forse anche troppo, i suoi estimatori. La critica, però, non tiene conto del passato e spesso va giù pesante. “In tutta sincerità, all’inizio non prestavo troppa attenzione al fatto che non riuscivo a buttarla dentro. Non è certo la fine del mondo rimanere a secco per qualche tempo – ammette –. Poi, però, cominciavo a essere frustrato, soprattutto dopo che i portieri la spuntavano quasi sempre. È come se la palla non volesse saperne di entrare. Quando riguardo l’occasione al 95’ con la Tunisia continuo a chiedermi come abbia fatto il portiere a deviarla. Mi sembrava quasi una congiura contro di me. Poi, però, è arrivato il gol con l’Hajduk e adesso posso tirare finalmente un sospiro di sollievo”.

«Convinti di potercela fare»
L’Hajduk è archiviato, ma la marcia verso la conquista del titolo è faticosa e nasconde parecchie insidie. Ogni partita è un capitolo a parte e va affrontata con il massimo della serietà. “Siamo convintissimi di poter andare fino in fondo, sia per quanto concerne il campionato che la Coppa – taglia corto la mezzapunta –. Non posso dire che si avverte una grande pressione psicologica, piuttosto parlerei di grande fiducia e spinta da parte della nostra gente. La parola d’ordine è ‘date il massimo’, anche se sotto sotto ovviamente le speranze di poter vincere il titolo aumentano con il passare delle partite. Dire che faremo il possibile è superfluo: lotteremo sino alla fine con il coltello fra i denti e poi vedremo chi avrà la meglio. Fa parte del calcio e dello sport in generale. Sarebbe imperdonabile un giorno rammaricarci per non aver dato il 100 per cento e anche oltre. Siamo un gruppo dentro e fuori il campo, pronti a sacrificarci per l’obiettivo comune”.

«La migliore decisione possibile»
Il 23enne Marco era arrivato a Fiume in punta di piedi e in parecchi avevano dei dubbi sul suo valore. Ma presto di sono dovuti ricredere. “Venire al Rijeka è stata di gran lunga la miglior decisione della mia carriera professionale. Ero convinto di poter ritrovare me stesso a Fiume e così è stato. Qui è tutto ai massimi livelli, dalle ambizioni alle condizioni di lavoro. Giocare per il Rijeka è un piacere. E quando fai una cosa perché ti piace e perché godi nel farla i risultati non possono che essere quelli auspicati. In fin dei conti, nell’arco di pochissimi mesi mi sono guadagnato anche la chiamata in nazionale. A momenti mi sembra un sogno…”

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