Il tempio è stato venerato. Cantrida è tornata a splendere

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Il tempio è stato venerato. Cantrida è tornata a splendere

FIUME | La partita si è conclusa con un 4-0 (gol di Puljić, Gorgon, Čolak e Heber) che rispecchia fedelmente ciò che è successo in campo tra Rijeka e Maribor. A Cantrida si sono incontrati i padroni di casa che non hanno voluto essere troppo ospitali e gli ospiti decisi a non guastare la festa a cui sono stati invitati. In un clima decisamente amichevole tra i più felici sabato sera è stato Matjaž Kek, un po’ per la buona prova della sua squadra e sicuramente per il calore da cui era circondato, dei tifosi di casa e degli ospiti. Si è tiato per lui, per il Rijeka, ma in quest’occasione soprattutto per Cantrida. In diecimila sono venuti qui per questo, per esprimere il proprio attaccamento a uno stadio, a un luogo sacro in cui c’è oltre un secolo di storia. Anche l’amichevole priva di importanza da un punto di vista sportivo, potrebbe entrare nell’elenco degli eventi storici sotto le rocce di Cantrida. Senza andare ulteriormente a ritroso, si possono elencare gli appuntamenti che ogni tifoso fiumano ricorda sicuramente, nel bene e nel male. L’ultimo in ordine di tempo è stato il successo contro lo Stoccarda nel match d’andata dei play off di Europa League che poi, grazie al pareggio in Germania avrebbe consentito al Rijeka, per la prima volta, di qualificarsi nella fase a gironi della competizione continentale. Era l’agosto del 2013. La primavera successiva il Rijeka si sarebbe aggiudicato Coppa e Supercoppa, sempre qui a Cantrida, ma non furono momenti tali da venire considerati storici, al di là dell’importanza dei trofei conquistati.

Nel bene e nel male il tifo è unito

Storica è stata sicuramente la partita con l’Osijek nel 1999, quella che si sarebbe dovuta vincere per conquistare il primo titolo e che non è arrivato. Quello fu l’evento sportivo più triste per ogni tifoso fiumano. Poco dopo la delusione, ne arrivò un’altra, nei preliminari di Champions, con la sconfitta interna per 3-0 ad opera del Partizan nella gara di ritorno. Fu però anche una sorta di vittoria per un tifo mai più unito, né prima né dopo, nonostante la netta sconfitta, un coro interminabile, un’emozione irripetibile. Si può dimenticare, poi, l’arrivo a Cantrida di squadre come Juventus e Real Madrid? Lo 0-0 con i bianconeri all’andata non bastò nel 1980 nei quarti di Coppa delle Coppe, così come il 3-1 con il Real non fu sufficiente per superare il turno in Coppa UEFA nell’85. Non andiamo oltre, alle qualificazioni e promozioni in Prima lega.

Eravamo in… diecimila

A Cantrida non si giocava da tre anni, cioè dal trasloco nel campus e nel nuovo stadio di Rujevica che doveva essere soltanto provvisorio. Oggi è chiaro a tutti che non lo è, visto che per costruirne uno nuovo a Cantrida attualmente non è possibile per il più prosaico dei motivi. Il “Ritorno a Cantrida”, motto degli organizzatori della rimpatriata e dell’amichevole con il Maribor, è perfettamente riuscito. I diecimila biglietti sono andati a ruba. Tutti contenti, quindi? A promuovere l’iniziativa sono stati i tifosi dell’Armada, in collaborazione con il club che, forse, ha trovato il modo per assicurarsi una stagione pacifica a Rujevica. Negli ultimi tempi l’Armada, cioè parte di essa, ha dimostrato di poter tenere in scacco la società. Il presidente Damir Mišković sarà riuscito a comprare la pace? Lo scopriremo nei prossimi mesi.

Lo spirito di Cantrida è sempre dentro di noi

A prescindere dai rapporti, non sempre facili tra club e ultrà, il Ritorno a Cantrida è stato veramente un episodio che varrà la pena di ricordare begli anni a venire. “Lo spirito di Cantrida è sempre dentro di noi”; recitava uno striscione, seguito da uno, polemico e allo stesso utopistico, in inglese, che diceva: “Contro il calcio moderno”. Proprio il calcio moderno, comunque, ha consentito al Rijeka di arrivare ai successi più grandi della sua storia, raggiunti a Rujevica. Il tecnico sloveno del Rijeka ha sempre sostenuto che per i successi occorre disporre di condizioni migliori di quelle che può offrire Cantrida, che ha un campo di gioco così così. Kek si è affezionato a Rujevica, ma allo stesso tempo è legato a Cantrida. Dopo la serata memorabile, da amarcord, sotto l’imponente parete rocciosa, ha commentato: “L’atmosfera è stata straordinaria ed è evidente che Cantrida è davvero nel cuore dei tifosi. Ringrazio anche il Maribor per essere venuto e i suoi tifosi con i quali ho rievocato i bei momenti vissuti insieme. Come allenatore, comunque, la mia attenzione era concentrata su ciò che succedeva in campo e alla fine posso dire che abbiamo fatto una discreta gara. In queste condizioni ambientali è più facile giocare e spero che questo sostegno ci sia anche domenica a Rujevica quando affronteremo l’Osijek. Dopo questa vittoria non dovremmo montarci la testa. Con questo incontro abbiamo comunque raggiunto il nostro scopo che era quello di dare un minutaggio maggiore a quelli che finora hanno giocato di meno. Anche l’allenatore del Maribor ha fatto lo stesso”.

Kek soddisfatto e sorridente

All’incontro con i media è stato chiesto a Kek se fosse disposto o meno a far giocare più spesso il Rijeka a Cantrida. “È una domanda che non va posta a me. A Cantrida ho vissuto dei bei momenti, ma anche sconfitte pesanti. Un’atmosfera così per un’amichevole di preparazione, non la si trova facilmente altrove. Vorrei che lo spirito di Cantrida ci sia anche a Rujevica”.

Lo scopo è stato raggiunto in ogni caso, accontentando tutti. “L’idea di invitare il Maribor mi è piaciuta da subito e ringrazierei tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto. Spero che questo sia l’inizio anche di un rapporto con il Maribor”; ha aggiunto Kek, visibilmente soddisfatto e sorridente. Ha accennato anche ai Momenti difficili con i Maribor e i suoi ultrà, ma quella di sabato è stata la festa dei tifosi fiumani che fino al prossimo appuntamento a Cantrida continueranno a venerare il loro tempio dagli spalti di Rujevica.

Anche prima e dopo, come avveniva in un passato non lontanissimo, i tifosi si sono goduti Cantrida che non offre, forse, le migliori condizioni del manto erboso e non soddisfa i criteri in tema di sicurezza, ma che dà tutto il resto, quello che Rujevica non avrà mai. Uno stadio in riva al mare, con il profumo dei “ćevapčići”, la possibilità di incontrarsi anche se non si segue la partita dallo stesso settore, sono cose incompatibili con il calcio moderno? I diecimila di Cantrida hanno dato la loro risposta.

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