Di fronte al Parlamento il governatore della Banca centrale croata (HNB) Boris Vujčić, ha difeso le sue posizioni “pro euro”, affermando che non ne proporrebbe l’introduzione se ciò non fosse nell’interesse del Paese, aggiungendo che al momento la situazione macroeconomica in Croazia è molto buona. Rispondendo a Branimir Bunjac di Barriera umana (Živi zid), Vujčić ha sottolineato quanto l’ingresso nell’Eurozona sia nell’interesse dei cittadini e del Paese.

Viste le esperienze con altri Paesi dell’Europa sud-orientale e anche con l’Italia, ci permetta di nutrire qualche dubbio su: prezzi alti a fronte di redditi e pensioni, medio-bassi e bassi. Al momento del passaggio kuna/euro fa paura l’incontrollabile tsunami di aumento dei prezzi. Il rischio è un aumento della povertà e la completa sparizione del ceto medio, semmai ce ne sia uno.
In seguito la polemica è passata all’attendibilità dei sondaggi sull’introduzione dell’euro, secondo alcuni sì favorevoli poco sopra il 50%, per altri no in maggioranza. Tuttavia Vujčić si è difeso affermando che non è detto che anche in  Croazia ci sia un aumento dei prezzi. “L’euro non ha inciso negativamente sull’aumento dei prezzi nell’eurozona”, ha risposto sibillino il governatore, adducendo che negli altri Paesi nell’anno in cui è stata introdotta la moneta unica in media i prezzi sono saliti dello 0,23 p.c. Attenzione “nel primo anno” sono le parole chiave. Nella maggioranza di questi Paesi – ha spiegato il capo della Banca centrale il tasso d’inflazione si è abbassato, il che vuol dire che l’euro non ha inciso sull’aumento dei prezzi.
Tassi d’interesse più bassi: è un altro motivo per entrare nell’eurozona.”La Croazia dovrebbe introdurre l’euro quanto prima perché non ha nulla da perdere”, ha chiosato Vujčić. La sensazione, però, è quella di un condannato a morte cui non viene offerta nemmeno l’ultima sigaretta di fronte al plotone d’esecuzione…