Una Guida per il lavoro domestico

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Una Guida per il lavoro domestico

TRIESTE | Il C.S.IR. – Consiglio Sindacale Interregionale Italo-Croato Alto Adriatico CGIL, CISL, UIL, SSSH (l’associazione costituita fra le organizzazioni sindacali del Friuli Venezia Giulia, del Veneto, nonché delle Regioni istriana e litoraneo-Montana, preposta alle attività e iniziative connesse alla cooperazione transfrontaliera e alla tutela dei/delle lavoratori/lavoratrici frontalieri/e) organizza una conferenza stampa di presentazione della guida bilingue italiano/croato, cofinanziata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e intitolata “Il lavoro nel settore domestico in Italia – Guida per l’orientamento ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che provengono dalla Croazia”. L’evento si svolgerà a Trieste, mercoledì prossimo. Sarà presente l’Assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia, Alessia Rosolen.
Nelle regioni italiane del Friuli Venezia Giulia e del Veneto il settore del lavoro domestico è, tra tutti, quello in cui sono maggiormente impiegati/e i/le lavoratori/lavoratrici che provengono dalla Croazia e che in tali aree dell’Italia si sono trasferiti/e a vivere, o che, in quanto frontalieri/e, continuano a mantenere la propria residenza sul territorio croato. Questa presenza così numerosa è dovuta a varie ragioni storiche, la più importante delle quali va ricercata nella crescente domanda di lavoro creatasi in tali aree (e nel Friuli Venezia Giulia in particolare), a causa del progressivo invecchiamento della popolazione residente, e nella contestuale e ampia capacità di offerta di lavoro che questi/e lavoratori/lavoratrici sono in grado di fornire, per far fronte ai bisogni delle famiglie che vivono nel Nordest italiano.
Il settore domestico in queste due Regioni italiane, tuttavia, è da sempre caratterizzato da un significativo fenomeno di lavoro irregolare, non dichiarato o comunque sommerso, che vede coinvolto un numero importante di lavoratori/lavoratrici (tra cui sono in particolar modo compresi/e anche quelli/e provenienti dalla Croazia). Si tratta dunque di persone che risultano statisticamente non conteggiabili, ma la cui presenza è nettamente percepita in termini tangibili da migliaia e migliaia di famiglie che si avvalgono dei loro servizi. Il lavoro nel settore domestico, inoltre, è, come noto, lavoro quasi esclusivamente femminile, caratteristica che, associata all’irregolarità, rischia di causare ulteriori e specifici pregiudizi alle donne lavoratrici, considerata la propria eventuale condizione di madri.

Uno strumento pratico

La guida, sottolinea in un comunicato il presidente del C.S.IR.Michele Berti, nasce con l’intento di fornire uno strumento pratico e conoscitivo perché questi/e lavoratori/lavoratrici possano diventare consapevoli dei propri diritti, possano meglio affrontare le difficoltà insite in uno degli ambiti lavorativi in cui è particolarmente arduo riuscire a lavorare in modo regolare e, di conseguenza, questi propri diritti possano vedersi riconosciuti, con l’auspicio di favorire la loro emersione dal lavoro sommerso.
Le famiglie italiane che intendono assumere una colf o una badante croata devono rispettare le stesse procedure previste per l’assunzione di una colf italiana, comprese le comunicazioni obbligatorie, versando poi i contributi trimestrali all’Inps. Inoltre anche se in misura minore rispetto a dieci, quindici anni fa, rimane di una certa consistenza il pendolarismo bimensile in Italia soprattutto nel Friuli Venezia Giulia e nel Veneto, delle badanti del territorio istro quarnerino. Quelle con tutti i documenti necessari sono 2.500–3.000.

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