Uljanik. Serve una dirigenza capace

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Uljanik. Serve una dirigenza capace

POLA | Abbandonati da tutti. Così si sentono i lavoratori dell’Uljanik che ieri a Pola, per il secondo giorno consecutivo, hanno incrociato le braccia e proseguito lo sciopero proclamato a seguito del mancato pagamento degli stipendi per il mese di settembre. Arrabbiati e delusi, soprattutto dal silenzio dei vertici dello Stato, i dipendenti dello stabilimento navalmeccanico polese, ieri mattina, si sono nuovamente riuniti davanti gli uffici della Direzione per gridare la loro indignazione e il loro disappunto. Ma non soltanto. Le tute blu sono tornate a chiedere le dimissioni dell’intero Consiglio d’amministrazione del Gruppo, considerato dalla quasi totalità dei lavoratori il principale responsabile di tutti i mali dell’Uljanik. Ai lavoratori si è unito il presidente del Sindacato dell’Adriatico, Boris Cerovac, che ha informato i dipendenti circa le intenzioni del C.d.A del Gruppo Uljanik di proporre al Tribunale commerciale di Pisino la nomina di Samir Hadžić e Ranko Svećarovksi, del Comando per la difesa dell’Uljanik, a membri del Comitato di vigilanza. Intenzioni che nel corso della giornata di ieri si sono tramutate in realtà. La Direzione – come ammesso più tardi dallo stesso Cerovac – sembra abbia presentato al Tribunale commerciale una richiesta ufficiale in tal senso.

Il completamento del cruiser

Al termine di una lunga riunione con i vertici del Comitato di sciopero e dei rappresentanti dei lavoratori, il sindacalista ha escluso categoricamente che i dipendenti del cantiere polese possano bloccare la produzione e impedire agli operai delle aziende esterne al cantiere (ingaggiate direttamente dall’armatore) di proseguire la costruzione del cruiser Scenic Eclipse. “La nave è di proprietà dell’armatore, che con il Gruppo Uljanik ha firmato un contratto vincolante che gli consente di proseguire con la sua costruzione, anche ingaggiando lavoratori dell’indotto”, ha commentato Cerovac, aggiungendo che lasciar lavorare gli operai delle aziende esterne all’Uljanik e permettere loro di ultimare il cruiser è la decisione più giusta. “Al momento è anche la nostra unica ancora di salvezza”, ha detto il sindacalista, annunciando che, nel caso il cruiser dovesse essere ultimato e consegnato entro tempi ragionevoli, l’armatore sarebbe disposto ad affidare al cantiere polese la costruzione di altre navi, dalle tre alle cinque per l’esattezza. “Se ciò dovesse accadere, l’Uljanik avrebbe lavoro per i prossimi due o tre anni”, ha detto il presidente del Sindacato dell’Adriatico, che interrogato in merito all’iniziativa di bloccare completamente i lavori sul cruiser ha risposto che gli operai intendevano in questo modo fare maggiore pressione sul governo.

«Rossanda si dimetta»

Nel prosieguo del discorso, il presidente del Sindacato dell’Adriatico è tornato a scagliarsi contro il C.d.A del Gruppo, soprattutto contro il suo presidente, Gianni Rossanda, al quale è stato nuovamente chiesto di dimettersi. “Al Gruppo Uljanik serve quanto prima una dirigenza capace, una dirigenza che possa sedersi attorno a un tavolo assieme ai vertici dello Stato e discutere delle sorti dell’Uljanik e delle sue controllate” ha dichiarato Cerovac, che rispondendo a una successiva domanda rivoltagli dai giornalisti, ha risposto dicendo che la scelta di ieri di non portare la protesta nuovamente in strada è stata presa dai lavoratori, i quali sono giunti alla conclusione che i problemi della società debbano essere risolti tra le mura del cantiere.

Evitare il fallimento

Chiamato in causa dagli operai, dai sindacalisti, dal Comitato di sciopero e dal Comando per la difesa dell’Uljanik, Gianni Rossanda, ieri, si è finalmente fatto sentire. Non per presentare le proprie dimissioni, però. Il presidente del C.d.A del Gruppo Uljanik ritiene, infatti, che un suo passo indietro non avrebbe alcun senso. “In questo preciso momento l’insistenza con cui il Comitato di sciopero chiede le mie dimissioni non può che recare danno all’intera società” sostiene Rossanda, che attraverso un comunicato stampa ritiene di avere – sia in qualità di presidente del C.d.A della società che di uomo – la responsabilità e il dovere di trovare e adottare tutte le misure necessarie per evitare ulteriori blocchi finanziari e il fallimento del 3.maj. “Oggi (ieri per chi legge n.d.a.) ho inviato al Tribunale la domanda per la nomina di due lavoratori a membri del Comitato di sorveglianza, il cui primo compito sarà quello di nominare la nuova dirigenza del Gruppo. Nel momento stesso dell’istituzione del Comitato di sorveglianza rassegnerò le mie dimissioni dalla posizione di presidente del C.d.A”, ha concluso Rossanda.

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