Si attendono risposte dal governo e da Končar

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Si attendono risposte dal governo e da Končar

FIUME | Una professoressa italiana di architettura navale, Paola Gualeni, si è posta qualche anno fa la domanda se le attività legate alla progettazione e alla costruzione navale rappresentino una scomoda eredità o una risorsa per creare futuro? In un articolo pubblicato sulla rivista on line IPEJM (edita dall’Accademia italiana di economia aziendale), la studiosa ha affermato che “il settore industriale è quello che dà l’avvio a cicli virtuosi di creazione di posti di lavoro. La cantieristica navale poi fa parte della dotazione ‘ideale’ di attività produttive di un Paese, perché rappresenta un volano economico, industriale, culturale e sociale difficilmente uguagliabile”.

Un ragionamento che in Croazia, dove la cantieristica navale sta vivendo un (ennesimo) periodo di crisi, andrebbe considerato con la dovuta attenzione. Da Pola a Fiume, da Spalato a Traù (Trogir) la maggior parte dei grandi stabilimenti navalmeccanici sta affrontando una fase travagliata. La crisi ha assunto principalmente connotati finanziari e occupazionali. Oltre allo spettro dei licenziamenti, a preoccupare gli addetti ai lavori è pure la carenza di manodopera specializzata. Il portafoglio degli ordinativi è tristemente vuoto. La realizzazione delle navi già impostate in alcuni casi è soggetta a pesanti ritardi. Di conseguenza, gli armatori non solo pretendono vengano loro versate le penali previste in questo genere di situazioni, ma minacciano anche di far terminare altrove le unità in questione. Quel che è peggio, non sembrano più propensi ad affidare nuove commesse ai cantieri locali. Una situazione che rischia di produrre gravi ripercussioni nella sfera sociale e del welfare aziendale. Sono a repentaglio migliaia di posti di lavoro, molti dei quali a Fiume e in Istria. A essere a rischio non sono soltanto le famiglie dei dipendenti dei cantieri, bensì anche quelle dei professionisti impiegati nell’indotto (ditte subappaltatrici e fornitrici) e nei cosiddetti “distretti culturali” che ruotano attorno all’industria navalmeccanica (Università, centri di ricerca, registri di classifica, studi di progettazione e di consulenza tecnica…).
I sindacati non stanno a guardare. Martedì scorso, Juraj Šoljić, fiduciario del Sindacato dei metalmeccanici della Croazia – Sindacato dell’Industria (SMH-IS) in seno al cantiere navale “3. maj” di Fiume (Gruppo Uljanik) ha manifestato pubblicamente il malumore e l’apprensione che vige tra le file dei 1.600 dipendenti dello stabilimento di Cantrida. Gli ha fatto eco ieri il presidente dell’SMH-IS, Vedran Dragičević, che abbiamo raggiunto telefonicamente.
“Il programma di ristrutturazione che il Gruppo Kermas di Danko Končar (potenziale partner strategico del Gruppo Uljanik di Pola, nda) sta predisponendo non è ancora pronto. Il materiale dovrebbe essere completato entro la metà di maggio. Ciò che cade nell’occhio è che il governo non ha assunto una posizione precisa in merito alla vicenda”, ha notato il sindacalista dalmata.

Incontro con Martina Dalić

“Di conseguenza – ha proseguito – stiamo tentando di fissare un incontro con il vicepremier e ministro dell’Economia, Martina Dalić. Desideriamo essere messi al corrente sui piani dell’Esecutivo e sul programma che sarà sottoposto all’attenzione della Commissione europea”.
L’auspicio dei sindacati è che il programma sia tale da salvaguardare sia il Gruppo Uljanik sia il “3. maj” di Fiume. Dsragičević ha osservato che per superare la fase nella quale si trovano gli stabilimenti istro-quarnerini è necessario reperire risorse finanziarie aggiuntive. Ha rilevato che l’Uljanik in questo momento può fare affidamento su oltre 90 milioni di euro ottenuti in prestito nel gennaio scorso grazie alle garanzie fornite dallo Stato croato con l’autorizzazione dell’UE. Un finanziamento che deve essere risarcito nell’arco di sei mesi. In alternativa la società istriana è tenuta a individuare un partner strategico (ruolo che dovrebbe essere assunto dalla Kermas), assieme al quale procedere alla ristrutturazione aziendale.

Malumore a Fiume

“Questo denaro – ha fatto presente il leader sindacale – non può essere usato per finanziare il ‘3. maj’. Di conseguenza, la gente a Fiume è giustamente preoccupata”. La situazione che si è venuta creare è maldigerita nel capoluogo quarnerino, considerato che a suo tempo, l’Uljanik aveva potuto attingere alle risorse del “3. maj”.
Gli scenari che si prospettano sono molteplici. “La situazione può evolvere in una o più direzioni”, ha notato il sindacalista. Il futuro proprietario del Gruppo Uljanik, potrebbe decidere di cedere il “3. maj” a terzi (all’acquisto risulterebbe interessata l’italiana Fincantieri). In alternativa, Končar potrebbe anche decidere di tenersi lo stabilimento fiumano. Dragičević ha rilevato che le risposte a questi interrogativi sono in grado di fornirle unicamente il governo e Končar. Il numero uno dell’SMH-IS ha spiegato che dall’incontro con Martina Dalić, che si augura possa avvenire nel corso di questa o della prossima settimana, dipenderanno le mosse dei sindacati. Ieri l’altro Šoljić aveva annunciato che i dipendenti del “3. maj” sono pronti a bloccare il Tunnel del Monte Maggiore e l’Autostrada Fiume-Zagabria se non otterranno delle risposte entro il 15 maggio. Dragičević non ha escluso l’ipotesi. Tuttavia, ha accennato anche a iniziativa di carattere più generale, considerato che a navigare in cattive acque è un po’ tutto il settore della cantieristica navale.

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