Rimpasto di governo. La maggioranza tiene

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Rimpasto di governo. La maggioranza tiene

ZAGABRIA | Lo scandalo Hotmail, con tutti i suoi inevitabili strascichi politici, continua a tenere banco sulla scena politica zagabrese. Si procede a grandi passi con il rimpasto del governo, dopo le dimissioni di Martina Dalić, travolta dalle polemiche sulla stesura della Lex Agrokor e sui successivi compensi milionari ai consulenti. Domani il Parlamenro sarà chiamato a votare la fiducia al nuovo vicepresidente del governo, Tomislav Tolušić, e al nuovo ministro dell’Economia, Darko Horvat. Per quest’ultimo, in caso di voto di fiducia, si tratterà di un ritorno nell’Esecutivo, in quanto aveva fatto parte della compagine ministeriale guidata da Tihomir Orešković, con Tomislav Karamarko e Božo Petrov vicepremier. Per Tolušić la nomina a vicepresidente del governo sarebbe un avanzamento in quanto ricopre già l’incarico di ministro dell’Agricoltura.

Ieri mattina il premier Andrej Plenković ha illustrato il mini rimpasto del governo ai componenti del gruppo parlamentare dell’HDZ, i quali hanno espresso il loro assenso alle sue proposte. Già martedì scorso il primo ministro aveva incassato l’appoggio dei partner della coalizione, tra cui i deputati delle minoranze nazionali, per procedere con i cambiamenti in seno all’Esecutivo.
Sempre ieri Andrej Plenković ha presentato i nuovi membri del governo alle Commissioni parlamentari per l’Economia e per gli Affari costituzionali, che riuniti in sessione congiunta hanno votato a maggioranza il nullaosta alla proposta del premier. Un “sì” giunto dopo un dibattito durato 4 ore e mezza e incentrato principalmente sulle vicende legate all’Agrokor e sul ruolo dei consulenti e degli avvocati riuniti nel gruppo Borg. Particolarmente insistenti sono state le domande incentrate sull’avvocato Boris Šavorić e sul suo rapporto con il premier. “Andavamo insieme a scuola, ma non siamo amici”, ha detto a riguardo Plenković. Nel prosieguo della riunione il premier non ha dovuto rispondere alle altre domande che intendeva porgli il socialdemocratico Gordan Maras, che ha abbandonato i lavori dopo i richiami di Željko Reiner. Non ha fatto invece passi indietro Branimir Bunjac del Živi zid.
Da rilevare che al Sabor, al posto di Horvat che diverrà ministro, subentrerà quale parlamentare dell’HDZ, Sunčana Glavak, attuale portavoce dell’Esecutivo.

Il giorno della verità

La giornata della verità sarà però quella di venerdì, quando Andrej Plenković dovrà dimostrare al Sabor di avere ancora una maggioranza che lo sostiene, a prescindere da tutte le polemiche e dagli sconvolgimenti politici.
Nei giorni scorsi il presidente del Sabor, Gordan Jandroković, ha fatto professione di ottimismo, sostenendo che la coalizione riuscirà a mettere insieme 77 voti. Quanto basta per confermare nei loro nuovi incarichi Tomislav Tolušić e Darko Horvat.
Nel frattempo non accennano a rientrare le polemiche e lo scandalismo mediatico sui rapporti tra l’Esecutivo e l’avvocato Boris Šarović, uno dei protagonisti chiave del controverso processo che ha portato alla stesura della Lex Agrokor. “Božo Petrov cerchi di ricordarsi bene di tutto l’insieme. Dica di chi ha contattato lui”, ha detto ieri Andrej Plenković, riferendosi al polverone sollevato dalla pubblicazione su alcune riviste delle tesi secondo le quali sarebbe stato il capo dell’Esecutivo a convocare ai Banski dvori Šarović quale persona di sua fiducia.

Piena fiducia…

“Questo è l’avvocato Šarović. Egli gode della mia piena fiducia e sarà tra coloro che ci daranno i consigli giuridici sulla situazione legata all’Agrokor”, avrebbe detto il premier nel 2017 presentando l’avvocato nel corso dl una riunione riservata al Banski dvori, almeno stando a quanto pubblicato da un settimanale e ripreso da numerosi altri organi di stampa. A quella seduta avrebbero partecipato, tra gli altri, l’allora vicepremier e ministro dell’Economia, Martina Dalić, il ministro delle Finanze, Zdravko Marić, il leader del Most, Božo Petrov, Boris Šarović, nonché Ante Ramljak poi divenuto commissario straordinario dell’Agrokor e Tomislav Matić, della ditta Texo Management.

Petrov: «Non stiamo al gioco»

Non è tardata la replica di Petrov. “L’HDZ continua con la tecnica degli spin e il Most non intende stare al gioco”, ha detto Petrov ai giornalisti, facendo presente che il suo partito aveva suggerito agli ex partner dell’HDZ di nominare una Commissione d’inchiesta e chiarire la situazione riguardante l’Agrokor, ma non ha ottenuto una risposta positiva. “Il tempo per nominarla non è ancora scaduto. Noi dei Most ci battiamo per la verità e quindi se ci verrà chiesto voteremo a favore”, ha aggiunto Petrov.

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