Plenković sul raduno di Vukovar: «Non strumentalizzare le vittime»

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Plenković sul raduno di Vukovar: «Non strumentalizzare le vittime»

ZAGABRIA | Riprendono i lavori del Sabor e subito si assiste a un ritorno di fiamma delle polemiche tra maggioranza e opposizione. Incalzato dal leader dei socialdemocratici Davor Bernardić, il primo ministro Andrej Plenković ha avuto buon gioco nel fare leva sui dissidi interni all’SDP. A gettare il sasso nello stagno all’inizio dei lavori del Parlamento è stato per l’appunto il discusso presidente del maggiore partito d’opposizione che, senza mezzi termini, ha accusato il governo di non fare nulla, di non risolvere i problemi, di non attuare le riforme, ecc…. Il premier gli ha risposto per le rime: “Guardo dietro a lei per vedere se ci siano dei pezzi da novanta, ma vedo solamente un piccolo SDP e grugniti di persone che l’abbandonano di giorno in giorno”. “Il mio partito avrà anche dei problemi, ma mai saccheggeremo la Croazia”, gli ha risposto Bernardić.

Nel complesso la seduta di ieri è stata caratterizzata da toni alti, a tratti altissimi, con l’Esecutivo deciso a difendere il proprio operato e l’opposizione pronta a criticarlo. Il governo ha dovuto difendersi non soltanto dagli attacchi da sinistra, ma anche da quelli provenienti dalle file della destra, ovvero dai dissidenti usciti dell’Accadizeta. Bruna Esih, ex HDZ e ora capofila degli Indipendenti per la Croazia, ha criticato il ministro dell’Amministrazione, Lovro Kuščević, accusandolo di voler sabotare il conteggio delle firme a sostegno dei referendum “per tutelare i propri partner di coalizione HDSS e SDSS”. “Per la prima volta lei ha avuto il coraggio di fare una domanda al premier. Tra le vostre file di solito è Hasanbegović che ama dissertare e che stavolta a quanto pare è scappato. Il Sabor ha ripreso con i lavori e lui non c’è. Lei è stata eletta grazie all’HDZ, quello di candidarla è stato un errore mio e del Consiglio nazionale del partito. Non la conoscevo personalmente, se l’avessi conosciuta di certo non l’avrei candidata”, ha risposto in tono polemico Plenković al quesito di Bruna Esih. Da segnalare anche il battibecco tra il premier e Nikola Grmoja del Most e tra il presidente del Sabor Gordan Jandroković e Miro Bulj sempre del Most. Insomma, l’aula parlamentare è tornata ad ad assomigliare a un’arena, con sterili polemiche che di certo non vengono viste di buon grado dai cittadini, sempre più stanchi di guardare i deputati e i governanti intenti a litigare. Quello che la gente ormai chiede ad alta voce è di veder risolvere i problemi. Chissà se la nona seduta che si protrarrà fino al 31 ottobre darà delle risposte concrete a quelle che sono le esigenze del Paese. Di certo, con la riforma previdenziale che avanza, potrebbero esserci anche sorprese amare per i cittadini. Dopo la pausa di inizio novembre, il Sabor riprenderà con i lavori il 14 novembre continuando fino al termine costituzionale del 14 dicembre.
Alla fine della giornata di ieri particolarmente pregnanti sono state soprattutto le dichiarazioni rilasciate dopo la sessione del Sabor dal presidente del governo sulla situazione nel Paese. “Siamo decisi a continuare con le riforme, a operare per la stabilità delle finanze pubbliche e per attirare gli investitori. Per quanto concerne l’opposizione, sarebbe bene se fosse di un livello qualitativo più elevato”, ha rilevato Andrej Plenković. Alla domanda se intenda partecipare al raduno in programma il 13 ottobre a Vukovar, il premier ha risposto che non si sogna di protestare contro le istituzioni dello Stato croato: “La suddivisione dei poteri e delle competenze è fondamentale: si sa quali sono i compiti della Polizia e della Procura che devono operare in base alla legge. La posizione della maggioranza è chiara: bisogna fare luce sui crimini di guerra e punire i colpevoli, ma in base a un preciso procedimento giudiziario. Bisogna evitare strumentalizzazioni che vanno a colpire le fasce più sensibili della società, ovvero coloro che hanno perso tutto”, ha puntualizzato il premier, rilevando che la protesta di Vukovar, come sottolineato dallo stesso sindaco, è rivolta contro la Procura di Stato, la Polizia, i Ministeri della Giustizia e degli Interni e i servizi segreti.

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