Patto globale? «Niente paura. Non è affatto vincolante»

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Patto globale? «Niente paura. Non è affatto vincolante»

MARRAKECH | Sono molti i Paesi che hanno boicottato la conferenza sulle migrazioni in Marocco, tra cui gli Stati Uniti e l’Italia. eppure a protestare contro la firma del Patto globale, dinanzi all’imponente complesso che ha ospitato l’assise, c’è stata un’unica persona, un deputato del Sabor, Hrvoje Zekanović, parlamentare dell’Hrast, una formazione di destra che con il passare del tempo si è andata distanziando sempre più dall’Accadizeta per le sue posizioni conservatrici.

Ovviamente la protesta solitaria di Zekanović non ha fatto altro che donare una nota di colore alla giornata storica di ieri che ha visto ben 164 Paesi, tra cui la Croazia e la Slovenia, fare proprio l’accordo sulle migrazioni. Dal Patto delle Nazioni Unite sui migranti si sono invece sfilati, nei mesi scorsi, gli Stati Uniti e diversi altri Paesi. Assente a Marrakech anche l’Italia che ha deciso di sottoporre il patto all’esame del Parlamento. Tra i leader mondiali ieri a Marrakech c’erano anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier canadese Justin Trudeau e il primo ministro belga Charles Michel, che ha firmato il Patto nonostante le minacce delle correnti nazionaliste di aprire una crisi di governo. Il presidente francese Macron, alle prese con la “rivoluzione” dei Gilet gialli, ha delegato invece il Segretario di stato agli Esteri Jean-Baptiste Lemoyne.

No alle migrazioni illegali

La Croazia era rappresentata dal ministro degli Interni, Davor Božinović, dopo la decisione del Presidente della Repubblica, Kolinda Grabar-Kitarović – che inizialmente sembrava propensa a recarsi in Marocco – di assumere una posizione più cauta e attendista sul Patto globale. A rappresentare la Slovenia c’era invece il Segretario di Stato agli Affari Interni, Sandi Čurin. Božinović ha gettato acqua sul fuoco dei timori in merito al documento, rilevando che “non c’è assolutamente nulla di cui avere paura”. “Noi non permetteremo le migrazioni illegali, ma siamo assieme a coloro che vogliono risolvere il problema alla fonte”, ha ribadito il ministro degli Interni croato.

Percorso di sofferenza

Il Global compact è un “percorso per prevenire la sofferenza e il caos” a beneficio di tutti, ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, prima della votazione. Guterres ha ricordato che oltre 60.000 migranti sono morti dal 2000 mentre cercavano di lasciare i loro Paesi, definendo questa catastrofe “una fonte di vergogna collettiva”.
Il numero uno dell’ONU ha quindi sottolineato che il Global compact non darà alle Nazioni Unite la possibilità di imporre politiche migratorie agli Stati membri e non è un trattato legalmente vincolante. La maggior parte delle migrazioni non avviene dal sud al “nord globale”, ma tra Stati nel sud, ha aggiunto, spiegando che non è vero che gli Stati industrializzati non hanno bisogno dei migranti.
Il Global compact, dunque, secondo Antonio Guterres, non è altro che una “roadmap per evitare sofferenze e caos”, un’intesa che “non viola la sovranità degli Stati e non crea nuovi diritti per migrare, ma ribadisce il rispetto dei diritti umani”. Criticato da nazionalisti, sovranisti e forze anti migranti, il Global Compact è stato adottato dopo oltre 18 mesi di negoziazioni con un colpo di martello, per acclamazione, dalla conferenza intergovernativa in Marocco, tappa di avvicinamento al voto di ratifica da parte dell’Assemblea generale dell’ONU, in programma il 19 dicembre.
Sottolineando gli sforzi fatti per raggiungere l’accordo, Guterres ha esortato a “non cedere alla paura o alla falsa narrazione in materia di immigrazione”. L’accordo, seppure non vincolante, è stato fortemente voluto dall’ONU, nel tentativo di dare una risposta globale al problema delle migrazioni, per una migrazione “sicura, ordinata e regolare”.
Come rilevato, il summit, che doveva riunire i 190 Paesi firmatari del Patto adottato a luglio a New York, ha subito parecchie defezioni, soprattutto europee. I 27 dell’Unione che avevano a lungo parlato di negoziati “a una sola voce”, ora sono divisi: le misure previste, per molti Paesi, soprattutto dell’Est, sarebbero un’ingerenza nelle politiche nazionali.

L’Italia si è defilata

Una ventina di Paesi si sono rifiutati di aderire o hanno congelato la decisione, rinviandola al voto del Parlamento come ha fatto l’Italia. Tra i contrari sei sono extra-UE: Israele, Australia, Svizzera, Cile, Repubblica Dominicana e Stati Uniti. Gli USA di Trump sono stati i primi a defilarsi. Poi è seguita una serie di defezioni a cominciare dal gruppo di Višegrad: Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, per non parlare di Austria e Bulgaria. L’Italia, che pure aveva firmato il documento a New York, è rimasta in mezzo al guado in attesa della decisione del Parlamento: l’argomento ha spaccato la maggioranza gialloverde. Un testo divisivo, dunque, quello del Global compact, che in Belgio ha messo in crisi il governo mentre in Slovacchia ha spinto alle dimissioni il ministro degli Esteri.

Zekanović, protesta solitaria

Come rilevato in apertura l’unico “cavaliere solitario” a essersi scagliato a Marrakech lancia in resta contro il Patto globale è stato Hrvoje Zekanović, parlamentare dell’Hrast, per nulla imbarazzato del fatto di essere stato l’unico a scendere in piazza dinanzi al complesso in cui si è svolta la conferenza intergovernativa. Anzi Hrvoje Zekanović è apparso contento di ques6to, convinto di essere riuscito in un certo qual modo a passare alla storia. “Credo che di questo documento si parlerà parecchio nel prossimo periodo e che qualcuno noterà che Hrvoje Zekanović è stato l’unico a essere qui in questo frangente e a opporsi al Patto”, ha rilevato il parlamentare dell’Hrast, aggiungendo che il Global compact non farà altro liberalizzare ulteriormente le migrazioni e imporre altri obblighi economici agli Stati. Hrvoje Zekanović ha avuto da ridire per il fatto che a Zagabria “il premier e il governo non hanno permesso di discutere al Sabor del controverso documento”, rilevando che ciò “è in contrasto con lo spirito della democrazia e del parlamentarismo”.

Dibattito mancato al Sabor

A Zagabria lo stesso quesito, sul perché non si sia svolto un dibattito al Sabor sull’argomento, è stato posto dall’opposizione. Il leader dell’SDP, Davor Bernardić, e il presidente del Most, Božo Petrov, si sono trovati concordi sul fatto che il Parlamento avrebbe dovuto discutere del Patto globale prima della sua adozione. Miro Kovač dell’HDZ ha risposto che avrebbero potuto loro stessi promuovere il dibattito, ma non l’hanno fatto. Per tale motivo li ha invitati a “non disinformare l’opinione pubblica”.

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