Minoranze. Il vero nemico sono i pregiudizi

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Minoranze. Il vero nemico sono i pregiudizi

La malagestione della cosa pubblica, la corruzione e la necessità di una raccomandazione per ottenere un posto di lavoro sono la principali cause dell’emigrazione. Se poi a queste sommiamo anche la perdita di fiducia e la sensazione che le possibilità di costruirsi un futuro in patria si fa presto a comprendere la portata del fenomeno che incide pesantemente sul quadro demografico del Paese. Lo sottolinea nel suo Rapporto annuale, presentato di recente al Sabor, il Difensore civico, Lora Vidović, che avverte anche sull’importanza di correre ai ripari, in primo luogo impostando una strategia a lungo termine, cominciando a stilare i documenti strategici dei quali si sente la mancanza nel Paese e attuando le raccomandazioni inserite nei Rapporti presentati negli anni scorsi.

I punti critici

“Nonostante la crescita del Pil risulta in aumento anche il tasso di povertà, soprattutto tra gli anziani”, avverte il Difensore civico, portando poi l’attenzione anche sulla disparità in fatto di sviluppo tra le varie aree del Paese che fanno emergere punte di criticità nelle zone rurali e nelle località insulari. Grave appare anche la situazione nel comparto sanitario con una conseguente erosione del rispetto del diritto alla salute. Le lamentele non mancano poi di interessare il comparto giustizia percepito come troppo legato al potere esecutivo. Stigmatizzati nel Rapporto l’atteggiamento tollerante nei confronti del saluto ufficiale dell’NDH, ZDS, le manifestazioni d’insofferenza dell’altro e del diverso e la riduzione delle libertà mediatiche. Le discriminazioni sembrano però essere particolarmente sentite nel quando si è in cerca di un impiego e anche dopo, una volta entrati a far parte del mondo del lavoro. A lamentarsi in questo senso sono spesso gli appartenenti alle comunità minoritarie.

Leggi esistenti, ma non attuate

Proprio alla situazione riguardante i diritti degli appartenenti alle minoranze nazionali è dedicato il capitolo 3.2 del Rapporto, in cui si elaborano la rappresentanza al Sabor, nell’Amministrazione statale, regionale e locale, l’uso paritetico della lingua e delle scritture delle etnie, i Consigli e i Rappresentanti delle minoranze, l’accesso ai mezzi d’informazione, la libertà di dichiararsi appartenente a una comunità nazionale, nonché l’educazione e l’istruzione nella lingua materna.

Clima ostile e pregiudizi

In apertura del capitolo il Difensore civico rileva che nonostante la normativa in materia di diritti delle minoranze nazionali in vigore in Croazia sia tra le migliori a livello europeo i problemi non mancano da un lato a causa della sua applicazione lacunosa, dall’altra come conseguenza delle costate richieste volte ad abolire o limitare alcuni diritti. “Spesso queste richieste sono motivate da un presunto status privilegiato degli appartenenti alle minoranze e dal rischio di discriminazione degli appartenenti alla maggioranza”, fa presente l’Ombudsman, sottolineando che siffatte argomentazioni contribuiscono al mantenimento di un clima ostile e dei pregiudizi nei confronti delle etnie. In tal senso ricorda che nonostante la Croazia abbia individuato la tutela delle minoranze e dei loro diritti come una delle priorità da perseguire durante la sua Presidenza del Consiglio d’Europa l’anno è stato contraddistinto dall’iniziativa referendaria tesa a ridurre il numero di parlamentari, inclusi quelli delle minoranze, e alla limitazione del mandato di questi ultimi. La proposta puntava infatti a togliere loro il diritto di votare la fiducia al governo e il Bilancio nazionale.

Programmi operativi

Ecco quindi che l’invito di Lora Vidović è di dedicare maggiore attenzione ai Programmi operativi 2017-2020 che, sostiene, “possono e devono contribuire a un miglioramento del rispetto dei diritti delle minoranze”, ricordando comunque che “la realizzazione degli obiettivi in questo settore dipende dalla volontà politica di attuare le iniziative previste nei documenti”. Difficoltà si registrano anche per quanto concerne l’attuazione del diritto alla rappresentanza nella pubblica amministrazione e negli organi giudiziari previsto dalla Legge costituzionale che regola la materia. Nel 2018, infatti, gli appartenenti alle minoranze impiegati nella pubblica amministrazione erano il 3,24 p.c. a fronte di una partecipazione alla popolazione complessiva pari al 7,67 p.c. Simile anche la situazione nel comparto giustizia dove nel 2018 la percentuale era del 3,9 p.c. (in calo rispetto al 3,92 del 2017), con una differenziazione tra giudici (3,2 p.c.) e procuratori o viceprocuratori (4,39 p.c.).

Le buone prassi istriane

Per quanto riguarda il riconoscimento dell’uso pubblico delle lingue delle minoranze spicca il caso della Regione istriana dove, per quanto riguarda la lingua italiana, ciò avviene ai sensi delle norme statutarie anche in 19 tra Comuni e Città che non hanno l’obbligo di farlo considerato che il numero di appartenenti alla CNI non supera la soglia di un terzo della popolazione complessiva. In fatto di Consigli e Rappresentanti delle minoranze nazionali emerge in modo chiaro la differenza di trattamento (anche economico) riservata dalle unità d’autogoverno a questi organi consultivi. Basti pensare che la Città di Zagabria ha assicurato nel suo Bilancio per il 2017 più di 10,7 milioni di kune a sostegno dei Consigli e dei Rappresentanti delle minoranze residenti nella capitale, mentre tutte le altre Regioni, Città e Comuni hanno stanziato complessivamente poco meno di 13,7 milioni di kune.

Critiche alla TV pubblica

In materia di accesso ai media pubblici Lora Vidović si è richiamata nel Rapporto ai Programmi operativi siglati dai deputati delle minoranze con il governo concordando che quest’ultimo si sarebbe impegnato a favore della fondazione di una redazione per le etnie onde assicurare un miglioramento del servizio offerto dall’HRT. Citati anche i costanti richiami rivolti all’ente radiotelevisivo pubblico dal Consiglio nazionale, che lamenta in particolare la situazione riguardanti il palinsesto televisivo dove i contenuti dedicati alle minoranze sono ghettizzati in sole due trasmissioni settimanali.

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