Lo schizzo tra gli elementi probatori. Adesso è in bilico la tesi della sincope

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Lo schizzo tra gli elementi probatori. Adesso è in bilico la tesi della sincope

SEBENICO | Al Tribunale regionale di Sebenico si è tenuta ieri la seconda udienza del terzo rinnovato processo che vede sul banco degli imputati l’imprenditore zagabrese Tomislav Horvatinčić, accusato di avere provocato sette anni fa nelle acque di Capocesto (Primošten), con il suo motoscafo, la morte dei coniugi italiani Salpietro. La vicenda da anni ormai è sotto i riflettori dell’opinione pubblica nazionale e non: dopo la blanda condanna inflitta in primo grado all’imprenditore, nel processo d’appello era arrivata l’assoluzione ma infine, nel maggio di quest’anno il Tribunale regionale di Zara ha ordinato di ripetere il procedimento penale, ovvero di farlo tornare ai nastri di partenza. Ora vi è la speranza che questo terzo tentativo renda giustizia a chi giustizia chiede e tolga quell’alone di mistero che fin dal primo giorno ha fatto temere a molti che la giustizia in Croazia per alcuni sia più uguale che per gli altri.

Escussi i testimoni

Ieri nelle vesti di testimoni si sono presentati davanti al giudice Ivan Jurišić, Anica Đerđa Dilber, presente sul motoscafo del magnate zagabrese al momento dell’impatto e Boris Siljanovski, ex ispettore della Capitaneria di porto di Sebenico che subito dopo l’incidente aveva redatto insieme a Horvatinčić il verbale sull’accaduto. Assente per motivi di lavoro Klaus Fuchs, cittadino tedesco che per primo aveva raggiunto il luogo dell’incidente con la sua imbarcazione. Anica Đerđa Dilber ha ripetuto quanto già detto durante il primo procedimento penale, ovvero che l’imputato si trovava ai comandi dell’imbarcazione e che in un determinato momento le braccia gli sono cadute dal volante e la testa gli si è piegata verso le ginocchia. “In un primo momento ho pensato che fosse svenuto. Ho iniziato a scuoterlo e chiamarlo Tomo, Tomo. Egli ha iniziato ad aggrapparsi ai comandi e poco dopo ho sentito il boato ed è successo quello che è successo”, ha dichiarato la testimone, sottolineando di essere caduta dopo l’impatto in uno stato di shock profondo: “Sono scoppiata in lacrime”.
Alla domanda del procuratore di Stato, Irene Senečić, se l’imputato abbia detto qualcosa quando ha ripreso conoscenza, Anica Đerđa Dilber ha risposto con un “non ricordo”.

Il disegno tra le prove

È seguita la testimonianza di Boris Seljanovski, anche lui rimasto fermo sulle dichiarazioni rilasciate nel settembre del 2011. “Che cosa volete che vi dica di nuovo? Ho redatto il verbale; dapprima ho ascoltato la signora che era con l’imputato, mentre nel frattempo la Polizia interrogava Horvatinčić. Quando hanno finito, ho continuato con il mio lavoro e ho chiesto all’imputato di fare uno schizzo su un foglio di carta per riprodurre l’incidente mentre io scrivevo nel verbale quanto lui mi diceva. Lui ha firmato il tutto, come visibile dal verbale. Infine abbiamo fatto l’alcoltest, che per entrambi è risultato negativo”, ha dichiarato l’ex ispettore della Capitaneria di porto di Sebenico. Alla domanda della Senečić se qualcuno abbia lamentato problemi di salute, Seljanovski ha risposto di no, sottolineando che la signora (Anica Đerđa Dilber, nda.) era in stato di shock e tremava. Seljanovski ha poi ribadito che il disegno dell’incidente è stato fatto dall’imputato di suo pugno, mentre sue sono le parole scritte nel verbale. “Lui ha fatto il disegno e io scrivevo quanto mi diceva. Poi ha firmato tutto e gli ho dato una copia. Non ha lamentato nessun problema di salute”, ha sottolineato. Il giudice Jurišić ha accettato di inserire lo schizzo e il verbale tra le prove, sostenendo che la documentazione “è stata fatta sotto la supervisione di un esperto e quindi ha valore legale”.

Cade la tesi di fondo della difesa?

E proprio questo punto potrebbe portare a un nuovo scenario. Come spiegato dall’avvocato della famiglia Salpietro, Ognjen Frangeš, con l’inserimento del disegno tra le prove si schiude la possibilità di approfondire la questione, ovvero la difesa ha la facoltà di chiedere delucidazioni in merito a come sia possibile che una persona affetta da sincope possa in maniera così dettagliata riproporre su carta le circostanze di un incidente marittimo. Che la tesi difensiva della sincope rischi di cadere in acqua diventa ora un’ipotesi probabile, in quanto la giudice Maja Šupe nel precedente procedimento non aveva accolto tra le prove né il verbale né lo schizzo. “Sta scritto tutto nei verbali. Lui (Horvatinčić) ha detto che i comandi avevano smesso di funzionare e di avere tentato di avvertire i coniugi Salpietro gesticolando con le mani, tentando di far capire che c’era un’avaria. In nessun momento ha lamentato problemi di salute, né tantomeno ha menzionato la sincope”, ha ribadito ieri durante la sua deposizione Seljanovski. Horvatinčić, dal canto suo, uscendo dal Tribunale ha continuato a puntare il dito contro i media ribadendo di avere pagato i danni alla famiglia.

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