Le élite politiche tradizionali nel mirino del Presidente

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Le élite politiche tradizionali nel mirino del Presidente

ZAGABRIA | “In Croazia si perde troppo tempo a filosofare inutilmente. Vengono continuamente annunciate nuove misure, che poi, puntualmente, non vengono attuate. Per questa ragione non riusciamo a crescere sufficientemente”. Ad affermarlo è stata ieri la presidente dell’Associazione croata dei datori di lavoro (HUP), Gordana Deranja, nel corso della Giornata degli imprenditori. Nel porgere il benvenuto agli ospiti dell’incontro zagabrese – tra i quali il Presidente della Repubblica, Kolinda Grabar-Kitarović, e il premier, Andrej Plenković –, Gordana Deranja ha posto in rilievo il fatto che la Croazia è un Paese che non può vantarsi di aver attuato con decisione le riforme, di occupare i piani alti di graduatorie quali la “Doing business” stilata dalla Banca mondiale o di aver raggiunto un elevato tasso di tasso di sviluppo rispetto alla media degli altri Paesi UE. Ha stigmatizzato il fatto che né il settore pubblico è stato riformato, né sono state gettate le basi per consentire una crescita economica più rapida. Infine, ha criticato la caratteristica della Croazia di non essere attraente per il settore IT o per le altre industrie, né orientato all’export. “Purtroppo la Croazia non è nulla di tutto ciò. Si sarebbe potuto fare meglio. Se fossimo stati più saggi e coraggiosi avremmo potuto raggiungere tutti questi traguardi già nel 2018”, ha dichiarato Gordana Deranja, notando che i cittadini croati continuano a emigrare all’estero e a non voler far ritorno in Patria. “Ci ostiniamo a non cambiare, sebbene nelle nostre vicinanze stiano avvenendo dei cambiamenti di portata cubitale”, ha notato Gordana Deranja, lamentandosi del fatto che in origine la Croazia occupava una posizione di partenza avvantaggiata rispetto agli altri Paesi che hanno dovuto affrontare il processo di transizione dall’economia programmata a quella di mercato.

Basi solide e sgravi fiscali

Una considerazione, quest’ultima, con la quale il primo ministro Andrej Plenković non si è trovato d’accordo. “La guerra ci è costata il 160 p.c. del PIL. Per fare un paragone, basti pensare che le conseguenze dello tsunami sono costate al Giappone il 4 p.c. del suo PIL”, ha osservato il capo del governo. Ha affermato che la crescita economica croata poggia su basi solide. Ha spiegato che una delle priorità dell’Esecutivo consiste nel ridurre la pressione fiscale e parafiscale, nonché eliminare gli ostacoli di natura amministrativa che intralciano lo sviluppo economico. A tale proposito, ha ribadito l’intenzione del governo di ridurre l’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto (PDV). “Abbiamo ridotto il debito pubblico, il deficit di bilancio e siamo usciti dalla procedura di deficit eccessivo”, ha dichiarato Plenković. Per quanto concerne l’emigrazione, il premier ha constatato che si tratta di una conseguenza dell’adesione del Paese all’UE.

Opportunità immense

Pur congratulandosi con il governo per i risultati ottenuti, Kolinda Grabar-Kitarović, è parsa più vicina alle posizioni espresse da Gordana Deranja rispetto a quelle di Andrej Plenković. Il Presidente della Repubblica ha espresso il giudizio che alla Croazia si presentano delle opportunità immense. Tuttavia, ha espresso il parere che queste potenzialità non riescano ad essere sfruttate appieno a causa dell’immaturità e inconsistenza politica. Si è rammaricata del fatto che dibattiti quali quello promosso dall’HUP non trovano terreno fertile. “È evidente la chiusura delle nostre élite politiche tradizionali nei confronti dei contributi costruttivi”, ha dichiarato Kolinda Grabar-Kitarović. “Se da un lato – ha proseguito – s’invita l’intera società a partecipare alla messa a punto delle proposte di legge e delle strategie a lungo termine, dall’altro il dialogo viene rifiutato sulla base di cavilli tecnici”. “In questo modo coloro i quali indicano l’esistenza di un problema vengono additati come i responsabili del medesimo. Si tenta di mettere a tacere la voce di una grossa fetta della popolazione. In quest’approccio c’è qualcosa di molto sbagliato”, ha puntualizzato il Capo dello Stato. “Nello scacchiere politico un comportamento del genere può essere giustificato nei confronti dell’opposizione, degli avversari. Tuttavia, i cittadini non possono essere considerati dei concorrenti politici”, ha rilevato Kolinda Grabar-Kitarović. Riferendosi alle ragioni che hanno spinto molti cittadini croati a lasciare il Paese, il Presidente della Repubblica, che si è richiamato ai risultati di uno studio commissionati dall’HUP, ha portato l’attenzione sulle divisioni ideologiche che hanno contribuito all’emigrazione più che la carenza di posti di lavoro o l’importo delle paghe.

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