«La cantieristica merita una chance»

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«La cantieristica merita una chance»

FIUME | Il cantiere navale 3. maj di Fiume potrebbe diventare preda di una scalata ostile. Paradossalmente, tale scenario risulterebbe gradito ai dipendenti dello stabilimento navalmeccanico di Cantrida. L’ipotesi ha preso forma ieri, dopo che la direzione del Gruppo Uljanik di Pola ha tentato di negare al proprietario del Gruppo DIV e del cantiere navale Brodosplit di Spalato, Tomislav Debeljak, l’accesso al 3. maj. Il Brodosplit si ricorda, sarebbe interessato, in cordata con Fincantieri, multinazionale con sede a Trieste (uno dei maggiori gruppi navalmeccanici al mondo), a rilevare il cantiere navale fiumano. Debeljak ha rilevato che il governo e il Ministero dell’Economia sono al corrente dell’interesse della cordata italo-croata.

A confermare le voci stando alle quali la dirigenza dell’Uljanik avrebbe tentato di boicottare l’incontro tra Debeljak e i rappresentanti del 3. maj è stato Veljko Todorović, presidente del Comitato di sciopero in seno al cantiere navale fiumano.

La visione di Fincantieri

“Questo è il modo nel quale l’Uljanik sta negoziando e lavorando al piano per il 3. maj. Non desiderano salvare questo cantiere navale (il 3. maj, nda), ormai la cosa è chiara a tutti in questo Paese”, ha dichiarato Todorović. Ha spiegato che se la Fincantieri dovesse rilevare il 3. maj, allo stabilimento fiumano sarebbe inizialmente affidato il compito di realizzare delle sezioni di navi. In prospettiva, però, non si esclude la possibilità che la multinazionale italiana incarichi il 3. maj di realizzare anche delle navi da crociera. Il sindacalista Juraj Šoljić (SMH) ha sollecitato tutti i potenziali investitori interessati all’acquisto del 3. maj a esporre ai dipendenti del medesimo in che modo pensano di risollevare le sorti dello stabilimento.

Serve una due diligence

A prescindere dal divieto (vero o presunto) giunto da Pola, Debeljak si è presentato comunque nel capoluogo quarnerino. A Cantrida si è incontrato con i rappresentanti del Comitato di sciopero del 3. maj. Al termine della riunione Debeljak non ha né confermato né smentito l’interesse della potenziale joint venture italo-croata per l’acquisto dello stabilimento fiumano e tanto meno dello Scoglio Olivi di Pola. “Per poter decidere se imbarcarci in quest’impresa sarebbe necessario poter prima eseguire una due diligence”, ha fatto presente Debeljak. Ha sottolineato che i milioni di kune sottratti al 3. maj e finiti all’Uljanik costituiscono un problema. Debeljak ha puntualizzato che il tempo per salvare il cantiere navale sta per scadere. “Se sarà avviato il procedimento fallimentare sarà tutta un’altra storia”, ha fatto presente l’imprenditore.
Dalla direzione dell’Uljanik è stato replicato che questo genere d’incontri rischia di vanificare gli sforzi profusi al fine di coordinare il Piano di ristrutturazione e lede la reputazione del Gruppo.

Novinsky ai Banski dvori

Oltre alla cordata Brodosplit-Fincantieri il 3. maj sembra sia finito anche nel mirino di altri potenziali investitori: l’ucraina Smart Holding e le olandesi Royal IHC e Damen. Quest’ultima, tuttavia, risulterebbe aver desistito dall’investimento in Croazia dopo aver perfezionato l’acquisto di un cantiere navale in Romania. Il proprietario della Smart Holding, Vadim Novinsky, è stato ricevuto lunedì scorso ai Banski dvori dal primo ministro Andrej Plenković e dal ministro dell’Economia, Darko Horvat. Novinsky ha dichiarato che i problemi che assillano il Gruppo Uljanik appaiono più gravi del previsto, tuttavia non ha escluso la possibilità di investire nel Gruppo con sede a Pola del quale fa parte anche il cantiere di Cantrida.
Alcuni analisti non escludono la possibilità che l’incontro sia stato concordato allo scopo di rafforzare la posizione di Zagabria nell’ambito delle trattive con la Fincantieri per la cessione del 3. maj. Se quest’ipotesi si rivelasse corretta, è probabile che l’Uljanik finisca nelle mani dell’uomo d’affari russo, naturalizzato ucraino. Stando ad alcune stime il patrimonio di Novinsky ammonterebbe a circa 4,4 miliardi di dollari e deriverebbe dagli investimenti compiuti principalmente nel campo minerario, metallurgico, navalmeccanico e agrario. Attraverso il Gruppo Smart Maritime Novinsky controlla due grandi cantieri navali del Mar Nero, quelli di Cherson e Mykolaïv.

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