Končar un cappio al collo per il cantiere di Pola

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Končar un cappio al collo per il cantiere di Pola

POLA | Stremati, senza speranza, rinchiusi nelle officine con le mani in mano, gli scioperanti dello Scoglio Olivi non si fanno più vedere in città ne si fanno più sentire. Chi parla per loro sono le sigle sindacali, ora l’una ora l’altra, ma lo fanno, anche loro, con voce sempre più flebile. L’ultimo appello al ministro dell’Economia Darko Horvat parte da Marina Cvitić e Rajko Kutlača, i due leader del SIQD (Sindacato dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia) che invitano la direzione e il governo ad “allontanare definitivamente l’imprenditore Danko Konačar dal Piano di ristrutturazione aziendale”, a togliergli una volta per tutte le prerogative di “partner strategico” che la passata direzione gli aveva accordato e indicare finalmente “chi sono gli interessati a rilevare i due stabilimenti del Gruppo Uljanik con denaro sonante e garanzie di continuità per la costruzione di navi”.

Kutlača e Cvitić parlano senza mezzi termini, forse troppo tardi: “Končar non è una speranza ma una condanna, è un cappio al collo. Le sue intenzioni sono chiare fin dalla prima entrata in scena: della navalmeccanica non gliene importa assolutamente nulla. Tutto il suo piano consiste nel trasformare l’Arsenale di Pola in un quartiere urbano con palazzi, negozi, appartamenti e uffici da mettere in vendita a prezzi commerciali. Del resto l’aveva detto esplicitamente e non ha mai nascosto nulla: il suo gruppo non intende versare un solo centesimo nel cantiere di Pola se non dopo 5 o 7 anni, quando gli investimenti nel business immobiliare cominceranno a fruttare lauti guadagni. Ma da qui a 7 anni il cantiere sarà morto e sepolto. La sua idea di nazionalizzare la produzione e privatizzare i beni immobiliari è mostruosa e aggiunge la beffa al danno, il che mortifica”, ha concluso Kutlača. “Il governo deve decidersi immediatamente a porre fine a questa situazione di incertezza intollerabile. Deve uscire allo scoperto con i nomi di potenziali acquirenti purché seri, che diano garanzie per il prosieguo della produzione. Altrimenti sarà chiaro che si assiste all’ennesima messa in scena orchestrata in concerto dalla Direzione, dal Consiglio di Vigilanza e dal governo, allo scopo di far affondare i due cantieri per poi riversare la colpa interamente sugli operai che disgraziatamente sono anche azionisti”, ha concluso Marina Cvitić.

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