Il referendum antiminoritario dannoso anche per il popolo croato oltreconfine

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Il referendum antiminoritario dannoso anche per il popolo croato oltreconfine

ZAGABRIA | Prosegue l’iter legato alla possibile indizione del referendum con il quale l’Iniziativa civica “Il popolo decide” aspira a modificare il sistema elettorale. La Commissione parlamentare per la Costituzione, il Regolamento e il sistema politico ieri ha stabilito all’unanimità di sollecitare il governo a verificare l’attendibilità delle sottoscrizioni raccolte a sostegno dell’indizione del referendum. Ai Banski dvori è stato chiesto di verificare se le firme siano state raccolte ai sensi della Legge sui referendum.

La decisione è stata inserita all’ordine del giorno della seduta plenaria del Parlamento croato. In questi casi la procedura prevede che la mozione venga vagliata dall’Emiciclo e successivamente trasmessa all’Esecutivo. Qualora il governo dovesse appurare che il numero di sottoscrizioni raccolte dagli attivisti dell’Iniziativa civica “Il popolo decide” è sufficiente, la Commissione tornerà a riunirsi per decidere se chiedere o meno alla Corte costituzionale di valutare se i quesiti referendari siano conformi ai dettami della Costituzione.

Dibattito acceso

La seduta della Commissione, il cui carattere avrebbe dovuto essere prettamente procedurale, ha assunto un tono dibattimentale. I membri della medesima sono entrati nel merito dei quesiti referendari, soffermandosi in particolare su quello con cui si vuole togliere il diritto ai deputati delle minoranze nazionali di votare la fiducia al governo e il bilancio nazionale. È prevalsa l’opinione che la domanda in questione non sia conforme ai valori stabiliti dalla Costituzione.
Il deputato polese Peđa Grbin (SDP) ha chiarito che per il suo partito è inaccettabile un referendum che punti a negare a una parte dei cittadini i diritti di cui godono. Grbin ha fatto presente che l’SDP chiederà alla Corte costituzionale di esprimersi anche in merito al referendum sulla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, promosso dall’Iniziativa civica “La verità su(lla Convenzione di) Istanbul”. Quest’Iniziativa civica, va rilevato, proprio ieri ha consegnato al Sabor le firme a sostegno del suo referendum.
Robert Podolnjak, eletto al Sabor nelle file del Most, ha fatto presente di essersi rivolto al ministro dell’Amministrazione, Lovro Kuščević, con un’interpellanza parlamentare per appurare il numero degli elettori in Croazia. Podolnjak – professore universitario di diritto costituzionale che è stato consultato dall’Iniziativa “Il popolo decide” prima di formulare i quesiti referendari legati alla proposta di referendum elettorale – ha constatato che nel settembre del 2016 la Commissione elettorale di Stato (DIP) ha diffuso due cifre diverse. Podolnjak si è chiesto come sia possibile che tra i due valori intercorra una differenza di 209mila elettori. Al suo quesito ha tentato di dare una risposta Arsen Bauk, capogruppo dell’SDP al Sabor ed ex ministro dell’Amministrazione. Bauk ha ipotizzato che Podolnjak non abbia tenuto conto degli elettori della XII Circoscrizione elettorale, quella nella quale vengono candidati ed eletti i deputati che occupano i seggi specifici riservati nel Parlamento di Zagabria alle minoranze nazionali. Nella discussione si è incluso pure Grbin, il quale ha detto che non lo stupisce il fatto che Podolnjak trascuri gli appartenenti alle minoranze nazionali, considerata la natura dei quesiti referendari alla cui formulazione ha contribuito.

Mistificazioni e bugie

Milorad Batinić (HNS) ha definito assolutamente inaccettabili i quesiti referendari, che ha definito anticostituzionali. “La campagna referendaria ha prodotto conseguenze estremamente dannose e molto preoccupanti per i deputati delle etnie e per gli altri appartenenti alle minoranze nazionali in Croazia. Di conseguenza anche per la stabilità dell’ordinamento politico-costituzionale e per i valori sui quali si fonda la Costituzione, quali la tolleranza e l’uguaglianza su base nazionale”, ha dichiarato Milorad Pupovac (SDSS). “La campagna condotta dall’Iniziativa ‘Il popolo decide’ – ha proseguito – abbondava di mistificazioni e bugie. I modelli in base ai quali sono rappresentate le minoranze nazionali sono stati illustrati in modo selettivo”. A comprova delle sue tesi Pupovac ha affermato che i promotori dell’iniziativa hanno detto una falsità quando hanno sostenuto che in Croazia vige un sistema unico al mondo per quanto concerne la tutela dei diritti minoritari.

Il modello sloveno

“Numerosi altri Paesi vantano modelli singolari. Ciononostante, garantiscono i diritti minoritari. In Slovenia, ad esempio, gli appartenenti alle minoranze nazionali hanno il diritto al doppio voto, senza che ci siano distinzioni ai seggi elettorali”, ha rilevato Pupovac. “L’obiettivo è quello di accollare ai deputati delle minoranze nazionali la fama di fenomeni amorali e di commercianti della politica, sebbene ciò sia illegale e i medesimi avrebbero già dovuto rispondere delle loro azioni se ciò fosse vero”, ha puntualizzato Pupovac. “Non sono sicuro – ha aggiunto – che gli appartenenti alle minoranze nazionali ora abbiano la sensazione di godere di maggiori diritti, né che gli appartenenti al popolo di maggioranza ora vedano in un’ottica migliore le minoranze. È più probabile che li considerino dei privilegiati che vivono sul groppone della maggioranza”, ha concluso Pupovac, suggerendo di verificare tutte le firme e non soltanto un campione.

Croati all’estero

Branko Bačić (HDZ) si è detto concorde con chi sostiene che l’obiettivo del referendum elettorale consista nel ridurre i diritti delle minoranze. Inoltre, ha osservato che è minacciata la stessa architettura parlamentare, in quanto esiste il rischio che si creino due categorie di deputati che non godrebbero dei medesimi diritti. “L’attuazione del referendum non aiuterebbe neppure gli appartenenti al popolo croato, i nostri compatrioti che vivono all’estero e chiedono l’aiuto della Croazia nell’attuazione dei loro diritti”, ha commentato Bačić. Sebbene non faccia parte della Commissione parlamentare per la Costituzione, il Regolamento e il sistema politico, al dibattito ha preso parte anche Hrvoje Zekanović. Il deputato dell’Hrast ha affermato che “a essere discriminato è unicamente il popolo croato, i cui appartenenti non possono essere eletti nelle liste minoritarie, mentre gli appartenenti alle minoranze nazionali possono essere eletti nelle liste generali”.

Voto preferenziale alle elezioni locali

Sulle modifiche alla legislazione elettorale è intervenuto ieri il ministro dell’Amministrazione, Lovro Kuščević, annunciando che alle prossime amministrative potrebbe essere introdotto il voto preferenziale. Il ministro, parlando dell’iniziativa referendaria, si è detto contrario alla riduzione della soglia elettorale.

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