I committenti si tirano indietro

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I committenti si tirano indietro

FIUME | Ottenuta la paga del luglio scorso, i dipendenti del cantiere navale 3. maj hanno ripreso il lavoro. Ma la situazione di tutto il Gruppo Uljanik appare sempre più critica. È di ieri la notizia che i committenti hanno cancellato quattro commesse. A questo punto non è esagerato dire che gli stabilimenti di Fiume e Pola si trovano davvero con l’acqua alla gola. Tanto più che i cantierini tornati al lavoro devono fare i conti con la penuria di semilavorati, per cui molti sono giocoforza costretti a incrociare le braccia.

Il Comitato di sciopero del cantiere navale fiumano ieri, prima di essere sciolto, ha rimandato a data da definire la manifestazione a sostegno del 3. maj che sarebbe dovuta svolgersi lungo le strade di Fiume e ha posto formalmente fine all’astensione dal lavoro. Tuttavia, a Cantrida gli operai e gli impiegati non sono nelle condizioni di fare molto. Nel cantiere navale scarseggiano le forniture necessarie alla ripresa vera e propria della produzione.

L’Unità di crisi

Quel che è peggio, mancano anche le risorse per poter pagare i fornitori e ottenere le materie prime e gli equipaggiamenti indispensabili allo stabilimento.
In seguito allo scioglimento del Comitato di sciopero, l’onere di tutelare gli interessi dei lavoratori del 3. maj è passato anche di fatto all’Unità di crisi del medesimo. Oltre ai rappresentanti dei dipendenti dello stabilimento navalmeccanico (Predrag Knežević, Veljko Todorović, Mladen Bučar e Juraj Šoljić), nell’Unità di crisi sono stati inclusi il presidente della Regione litoraneo-montana, Zlatko Komadina, il sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, il presidente del Consiglio economico-sociale litoraneo-montano, Damir Bačinović, e alcuni dei loro più stretti collaboratori, tra i quali il presidente dell’Assemblea regionale litoraneo-montana, il connazionale Erik Fabijanić. Gli scopi che si è posta l’Unità di crisi sono sostanzialmente gli stessi del Comitato di sciopero: la restituzione di tutti i prestiti concessi dal 3. maj a Scoglio Olivi di Pola, la normalizzazione dei processi produttivi e dei cicli finanziari, nonché l’uscita del cantiere navale fiumano dal Gruppo Uljanik. A tale proposito il presidente dell’Unità di crisi, Predrag Knežević, ha confermato l’intenzione di pretendere la convocazione straordinaria del Consiglio di vigilanza del cantiere navale e un incontro con i dirigenti del Gruppo Uljanik.

I polesi rendano il prestito

Il sindacalista Juraj Šoljić (SMH), membro dell’Unità di crisi e rappresentante dei lavoratori nel Consiglio di vigilanza del 3. maj, ha annunciato che tornerà a chiedere la convocazione della seduta straordinaria dell’organo di vigilanza aziendale. “Innanzitutto – ha detto – bisogna accettare il fatto che il direttore (Maksimilian Percan) ha rimesso il suo mandato e che di conseguenza è necessario nominare una nuova dirigenza, un management di crisi, a prescindere dal vacuum insorto in seno all’Uljanik”. Ha sollecitato il governo e il ministero dell’Economia a nominare i loro rappresentanti nella futura dirigenza straordinaria del 3. maj: “Onde evitare che nella ‘causa di divorzio’ dello stabilimento fiumano dall’Uljanik non accada che il 3.maj si veda costretto a pagare gli ‘alimenti’ alla società istriana”. I dipendenti del 3. maj insistono che l’Uljanik renda il prestito di oltre 500 milioni di kune ottenuto da Cantrida. Un importo che se risarcito consentirebbe al cantiere navale fiumano di saldare i debiti, versare gli stipendi e riavviare la produzione.

Il tempo stringe

Šoljić ha rilevato che se vuole salvarsi il 3. maj non può attendere che i proprietari e l’ormai ex dirigenza dell’Uljanik si ricordino che esiste anche lo stabilimento fiumano e le 1.326 persone che vi lavorano. “La società registra una perdita di 151 milioni i kune, con ulteriori 133 milioni di passivo che incombono. Gli oneri nei confronti dei fornitori ammontano a oltre 159 milioni di kune. Vista la situazione non posso fare a meno di considerare l’attuale dirigenza responsabile di quanto sta accadendo”, ha fatto presente Šoljić. Il sindacalista ha notato che alla fine dell’anno il 3. maj chiuderà inevitabilmente l’esercizio in rosso. Ha espresso l’auspicio, che perlomeno si tenti di evitare che slittino i tempi di consegna delle unità commissionate al cantiere navale e soprattutto che si faccia il possibile per arginare l’emorragia dei quadri. A detta di Šoljić il Ministero dell’Economia e la Croatian shipbuilding corporation – Jadranplov avrebbero avuto contatti con investitori potenzialmente interessati ad assicurare i capitali necessari al 3. maj per proseguire con la produzione.

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