Conflitto d’interessi. Andrej Plenković sotto i riflettori per il caso Agrokor

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Conflitto d’interessi. Andrej Plenković sotto i riflettori per il caso Agrokor

ZAGABRIA  | Lo scandalo Agrokor torna a rendere incandescente la scena politica a Zagabria. La Commissione per il conflitto d’interessi, presieduta da Nataša Novaković, alla riunione di ieri ha messo sotto i riflettori il comportamento del premier Andrej Plenković nella vicenda legata alla crisi del consorzio, in seguito a un esposto presentato da Barriera Umana. Nei confronti del primo ministro è stato avviato il procedimento teso a chiarire se fosse a conoscenza del modus operandi del gruppo di lavoro informale incaricato di redigere la lex Agrokor con la quale è stato commissariato il consorzio zagabrese. A questo proposito il premier si è limitato a dire che le istituzioni fanno il loro lavoro, rilevando che la lex Agrokor è stata approvata in una situazione d’emergenza che ha richiesto il ricorso a un iter straordinario per evitare il crollo della multinazionale con effetti devastanti sull’economia. Ma è chiaro che la decisione della Commissione sul conflitto d’interessi ha implicazioni anche politiche e per giunta arriva in un momento in cui la scena politica zagabrese è già sconvolta dallo scandalo dei messaggini, legato alla fuga di notizie su delicate indagini giudiziarie.

Nel mirino Plenković e Petrov

Ma procediamo con ordine. Il premier non è l’unico alto esponente politico a finire sotto i riflettori. La Commissione per il conflitto d’interessi ha deciso di avviare il procedimento sia nei confronti del premier Andrej Plenković che del leader del Most e vicepresidente del Sabor, Božo Petrov, in merito alle loro attività legate alla stesura della lex Agrokor. La Commissione ha rinunciato invece ad avviare il procedimento nei confronti del ministro degli Interni, Davor Božinović. La decisione dell’organismo preposto a deliberare sul conflitto d’interessi ha fatto seguito alla denuncia sporta da Barriera Umana. Secondo la formazione populista guidata da Ivan Vilibor Sinčić Plenković e Petrov avrebbero tratto in inganno l’opinione pubblica in merito al numero dei loro incontri nella sede del governo con gli esponenti del cosiddetto gruppo Borg, incaricato della stesura della Legge sull’amministrazione straordinaria nelle società commerciali d’importanza sistemica per la Repubblica di Croazia, meglio nota come lex Agrokor.

Esposto di Barriera Umana

La Commissione ha recepito l’esposto di Barriera Umana. Il sostituto del presidente dell’organismo preposto a deliberare sul conflitto d’interessi, Davorin Ivanjek, ha proposto l’avvio del procedimento di verifica nei confronti del premier in quanto il capo del governo non avrebbe reso noti all’opinione pubblica i nominativi del gruppo di lavoro informale incaricato della stesura della lex Agrokor. Sotto i riflettori della Commissione anche la proposta inviata al Tribunale commerciale di nominare Ante Ramljak alla carica di commissario straordinario del consorzio e il mancato avvio d’iniziative tese a impedire che lo stesso Ramljak ingaggiasse quali consulenti nel management di crisi della multinazionale zagabrese le stesse persone con le quali aveva collaborato nella stesura della legge.

Violati i principi

Secondo Davorin Ivanjek, il primo ministro avrebbe violato i principi a cui deve attenersi un funzionario pubblico, in quanto sarebbe stato a conoscenza del fatto che tali persone e Ramljak stesso avevano partecipato ai lavori del gruppo informale e avrebbe evitato di rendere nota tale informazione nel rapporto presentato dal governo sul caso Agrokor. Ivanjek ha comunque rilevato che non si può concludere che il premier fosse a conoscenza del fatto che le persone che facevano parte del gruppo di lavoro informale, avessero ottenuto in seguito dei vantaggi finanziari quali subappaltatori della AlixPartners. Il sostituto del presidente della Commissione ha spiegato che il procedimento è stato avviato anche nei confronti di Božo Petrov perché anche lui sarebbe stato tra i promotori del gruppo informale e avrebbe partecipato a numerose loro riunioni.

Entrare nel merito dei fatti

La sortita della Commissione per il conflitto d’interessi ha fatto chiaramente suonare il campanello d’allarme tra le file della maggioranza che sostiene il premier Andrej Plenković. A questo proposito il presidente del gruppo parlamentare dell’Accadizeta, Branko Bačić, ha espresso l’auspicio che la Commissione entri nel merito dei fatti e non si accontenti di esaminare solamente le questioni formali. Il capogruppo dell’HDZ ha rilevato che l’organismo preposto a deliberare sul conflitto d’interessi ha avviato il procedimento richiamandosi alle situazioni legate alla nomina della task force che ha preparato la lex Agrokor. “Il premier ha detto a più riprese, e noi lo abbiamo pure sostenuto al Sabor, che la Legge sull’amministrazione straordinaria nelle società commerciali d’importanza sistemica per la Repubblica di Croazia è stata approvata in circostanze d’emergenza. La Legge in quanto tale è stata stilata in modo tale da evitare che fughe di notizie sulla sua pubblicazione potessero dare il via a un effetto domino che avrebbe potuto culminare nella bancarotta dell’Agrokor, ancor prima del varo della normativa quadro per le grandi società in crisi. In altri termini si è voluto emanare quanto prima la Legge per evitare gli effetti devastanti per l’economia nazionale che sarebbero potuti derivare dal crollo dell’Agrokor. Se avessimo avuto più tempo a disposizione sicuramente avremmo potuto garantire piena trasparenza in merito alla stesura della Legge”, ha spiegato il capogruppo dell’HDZ.

Circostanze straordinarie

Come dire, le circostanze straordinarie in cui ha avuto luogo la stesura della normativa hanno imposto il ricorso a procedure straordinarie, diverse da quelle ordinarie di approvazione delle leggi. Qui, secondo Branko Bačić, si celano i motivi per cui la Commissione per il conflitto d’interessi ha deciso di avviare il procedimento nei confronti del premier. “La Commissione è un organismo indipendente. Dobbiamo attendere la sua decisione definitiva per vedere se sia stato davvero violato il principio della trasparenza nell’iter d’approvazione della normativa. E per capire come sono andate le cose la Commissione dovrà entrare nel merito dei fatti, non accontentarsi di questioni preliminari”, ha concluso il capogruppo dell’Accadizeta al Sabor.

La parola alle istituzioni

Sulla vicenda è intervenuto anche il diretto interessato, il premier Andrej Plenković, che si è limitato a dire con fare diplomatico che “le istituzioni fanno il loro lavoro”. “Io in veste di presidente del governo rispetto le istituzioni e non le strumentalizzo come invece sostiene qualcuno”, ha dichiarato il primo ministro facendo riferimento allo scandalo dei messaggini. “Vedremo cosa succederà. Analizzeremo a fondo il caso e daremo le nostre risposte. Una cosa è certa: qui non si tratta di uno scontro interno al partito e nemmeno di un caso di mancata imparzialità da parte delle istituzioni croate”, ha rilevato ancora il premier.

Le condizioni non erano ideali

Rispondendo alla domanda se nel caso Agrokor sarebbe stato possibile operare con maggiore trasparenza, il capo dell’Esecutivo ha sottolineato che in “condizioni ideali forse si sarebbe potuto fare meglio. Però quello che conta è che ci siamo comportati in modo responsabile, in linea con le competenze del governo. Permettere il crollo dell’Agrokor sarebbe stato da irresponsabili. Con l’approvazione della legge quadro sulle società d’importanza sistemica per il Paese è stato bloccato uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili per l’economia”.
Ma anche gli scandali a raffica rischiano di provocare uno tsunami, stavolta politico.

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