Caso Agrokor. Ora indagano anche i servizi segreti

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Caso Agrokor. Ora indagano anche i servizi segreti

ZAGABRIA | Lo scandalo della corrispondenza elettronica privata della vicepremier Martina Dalić, legato alla vicenda Agrokor, fa tremare la coalizione di governo. Ma nulla lascia presagire, per il momento, che l’Esecutivo guidato dal premier Andrej Plenković sia davvero a rischio. 

Niente crisi al buio

A nessuno nell’ambito della maggioranza conviene una crisi al buio che porterebbe il Paese alle elezioni anticipate, con esiti imprevedibili. Pertanto al vertice della coalizione, tenutosi ieri proprio per fare il punto sullo scandalo Agrokor, tutti i partner hanno ribadito il loro appoggio al governo, sottolineando l’esigenza di giungere quanto prima al patteggiamento per salvare il consorzio. Certo un chiarimento ci dovrà essere sullo scandalo delle mail, ma senza fughe in avanti. La parola d’ordine di fatto è guadagnare tempo. Se ci sono stati dei singoli che hanno infranto la legge nell’ambito della vicenda Agrokor questi dovranno rispondere di fronte alla giustizia, hanno sottolineato dopo il vertice i leader della coalizione. 

La coalizione resiste

Ma le indagini non si rifletteranno sulla tenuta della maggioranza. Anche la vicepremier Martina Dalić resta al suo posto, almeno per adesso: ha ribadito infatti di non avere alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni. Intanto oltre alla Procura anche i servizi segreti si sono inclusi nelle indagini sullo scandalo delle mail. Si vuole capire come una corrispondenza riservata ai vertici dello Stato sia finita in pasto al pubblico. E soprattutto a chi convenga tutto questo. Stando agli esponenti del centrodestra lo scandalo sarebbe stato architettato da coloro che vogliono provocare una crisi politica e anche impedire il patteggiamento nel caso Agrokor. Per l’opposizione sia di centrosinistra che di destra l’ennesimo scandalo legato all’Agrokor è un invito a nozze. SDP e Barriera Umana esigono dimissioni a raffica, il Most insiste per rivitalizzare la Commissione parlamentare d’inchiesta.
La vicepremier e ministro dell’Economia, Martina Dalić, come rilevato, ha annunciato di non avere alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni a causa dello scandalo denominato Hotmail. A loro volta, i partner dell’HDZ, ricevuti ieri ai Banski dvori dal primo ministro, Andrej Plenković, hanno confermato il loro sostegno al governo. La Dalić, si ricorda, è finita nell’occhio del ciclone a causa di un carteggio segreto risalente ai tempi della stesura della Legge sulla procedura di amministrazione straordinaria nelle società di importanza sistemica per la Repubblica di Croazia, meglio conosciuta come Lex Agrokor. Uno scambio epistolare avvenuto tra la Dalić e un gruppo di avvocati e consulenti. Una compagine di esperti ingaggiati successivamente nel processo di ristrutturazione della multinazionale zagabrese subissata dai debiti, che avrebbero intascato nell’arco di circa un anno compensi valutati globalmente attorno al mezzo miliardo di kune. Uno scandalo portato alla luce nei giorni scorsi dal portale informativo Index.hr.

In campo l’intelligence

Della questione, oltre alla polizia e alla Procura di Stato (DORH), ora si occuperà pure l’Agenzia per la sicurezza e l’intelligence (SOA). A confermarlo è stato il direttore dei servizi segreti civili croati, Danijel Markić. “Posso solamente dire che la SOA è inclusa nel procedimento, rientra nei nostri compiti. Abbiamo ricevuto chiare disposizioni da parte dei vertici dello Stato, che ci hanno incaricato di chiarire la situazione. Sosterremo il lavoro della Procura e della polizia”, ha dichiarato Markić davanti alle telecamere dell’emittente televisiva N1. Il capo della SOA ha spiegato che una volta stilato il rapporto definitivo su quanto accaduto, il medesimo sarà consegnato ai vertici dello Stato e alla Commissione parlamentare per la sicurezza nazionale.
Nel commentare la questione, Andrej Plenković ha sottolineato che l’Esecutivo non è ostaggio di Martina Dalić. Non solo, il capo del governo ha riconosciuto alla sua vicepremier il merito di aver contribuito in modo significativo a risolvere il più grande problema che l’economia croata si è vista costretta a fronteggiare dai tempi della Guerra patriottica. Tuttavia, ha chiarito che se qualcuno ha sgarrato intenzionalmente nel corso di processo di stesura della Lex Agrokor, costui o costoro dovranno pagarne le conseguenze.

Chi ha sbagliato dovrà pagare

“Se si tratta di errori commessi intenzionalmente, qualcuno dovrà pagare. In caso contrario, dovremmo voltare pagina”, ha puntualizzato Plenković, prima di sostenere l’incontro con i partner della coalizione di maggioranza.
Al termine della riunione i rappresentanti delle forze politiche che sostengono il governo hanno espresso pieno sostegno al capo del governo e agli sforzi profusi al fine di far volgere a buon fine il processo di ristrutturazione dell’Agrokor. 

Martedì nuovo vertice

Il presidente dell’HNS, Ivan Vrdoljak, ha annunciato che della questione si continuerà a discutere la prossima settimana. Martedì prossimo ai membri della coalizione saranno illustrate nei dettagli tutte le fasi del processo legato al commissariamento dell’Agrokor. “Ora la cosa che conta di più è salvare le decine di migliaia di posti di lavoro in seno all’Agrokor. Delle responsabilità politiche ci sarà modo di discutere nei prossimi giorni”, ha osservato Vrdoljak. Dichiarazioni simili sono state rilasciate pure dal presidente dell’HSLS, Darinko Kosor, dal presidente dell’SDSS, Milorad Pupovac, e dal deputato Branimir Glavaš (HDSSB).
La Commissione per il conflitto d’interessi, ha comunicato di aver aperto un fascicolo su Martina Dalić. Un atto dovuto sia a causa delle notizie pubblicate sul suo conto dai mezzi d’informazione sia di una denuncia sporta alla Commissione nei confronti del vicepremier e ministro dell’Economia. 

Si indaghi pure

A sua volta, Martina Dalić ha rivelato di essere serena. Ha rilevato che il carteggio trapelato dimostra quanto ha sempre sostenuto, ossia di essere lei l’autrice della Lex Agrokor. Ha affermato di non sentirsi a disagio a causa del fatto che i messaggi di posta elettronica in questione saranno passati al setaccio dal DORH. “Tutte le mie azioni sono state compiute nell’intento di trovare una soluzione alla maggiore crisi con la quale si è dovuta confrontare la Croazia dalla proclamazione dell’indipendenza. Se le istituzioni hanno bisogno di compiere delle verifiche io non ho problemi”, ha dichiarato Martina Dalić.
Non è la prima volta che Martina Dalić si sia trovata a rappresentare una potenziale minaccia per la tenuta del governo. Nell’aprile scorso aveva rischiato di essere rimossa dall’incarico di vicepremier e ministro dell’Economia a causa di presunte malversazioni avvenute in seno all’Agrokor. Era riuscita a sopravvivere per un soffio alla mozione di sfiducia presentata nei suoi confronti dall’opposizione, dopo che l’ex commissario straordinario dell’Agrokor, il banchiere dalmata Ante Ramljak era stato travolto dallo scandalo provvigioni. Anche in quell’occasione la vicepremier era stata difesa a spada tratta dal primo ministro Andrej Plenković. Stavolta però la sua posizione in seno all’Esecutivo appare più precaria che mai e non è escluso che il premier possa sacrificarla per salvare la sua maggioranza, ormai appesa a un filo.

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