3. maj. «Offerte d’acquisto? Una soltanto!»

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3. maj. «Offerte d’acquisto? Una soltanto!»

FIUME | Il giudice fallimentare del Tribunale commerciale di Fiume, Ljiljana Ugrin, nella sessione dedicata alla discussione della proposta della Fina di indire il procedimento fallimentare nei confronti del 3. maj, ha deliberato il rinvio dell’inizio del procedimento, convocando un’ulteriore sessione per il 26 febbraio.

L’azienda è solvente

Nel rapporto presentato al Tribunale, il curatore fallimentare temporaneo Zdravko Čupković ha rilevato che attualmente l’azienda non ha sufficiente liquidità per far fronte agli obblighi, ma che è solvente perché le proprietà hanno un valore superiore ai debiti. “Non posso affermarlo con sicurezza, ma è probabile, ripeto probabile, che non si giunga a dichiarare il fallimento, perché con la data posticipata al 26 febbraio il 3. maj ha più tempo per risolvere il problema del blocco dei conti bancari”, ha considerato Čupković.

I conti saranno sbloccati

L’ancor sempre direttore dei cantieri navali fiumani Maksimilijan Percan, nella sua dichiarazione al Tribunale ha affermato di essere contrario alla dichiarazione di fallimento, asserendo che i conti del 3. maj saranno sbloccati da parte del futuro partner strategico.

Atmosfera tesa

Interpellato in proposito, Predrag Knežević, fiduciario del Sindacato dei metallurgici al 3. maj, ha affermato che “l’atmosfera ai cantieri navali di Fiume è molto tesa, non sappiamo nulla, né chi sia ufficialmente il possibile partner strategico, né quando ci verranno erogate le differenze delle paghe arretrate, nemmeno se e quando la produzione riprenderà”. Il sindacalista ha poi affermato che nell’incontro che si è svolto a Zagabria con il ministro dell’Economia, Darko Horvat, è risultato che è arrivata una sola offerta di acquisto. “Sono stati in sei ad accedere alla data room del Gruppo Uljanik, ma solamente una è stata l’offerta di acquisto, presentata da DIV e Fincantieri. A suo tempo avevamo invitato Tomislav Debeljak, presidente della Brodosplit (che fa parte del gruppo DIV) a venire al 3. maj. In quell’occasione ci aveva espresso la volontà di acquistare lo squero fiumano, ma non l’intero gruppo Uljanik”, ha precisato Knežević, aggiungendo che “supponiamo che il governo insista nell’acquisto dell’intero Gruppo e che le inevitabili trattative siano la ragione dell’allungamento del procedimento”.

Otto ore senza fare nulla

I dipendenti che sono ancora rimasti al 3. maj sono ogni giorno al proprio posto di lavoro, anche se non possono svolgerlo, perché non dispongono del materiale necessario. “Otto ore a non poter far nulla sono molto lunghe. Gli uomini sono allo stremo, i loro nervi ancor di più. Nessuno dice niente e i tempi si fanno sempre più stretti. Infatti, anche se oggi si stipulasse la compravendita, le pratiche da espletare sono tante, prima fra tutte presentarsi al Tribunale commerciale con i documenti alla mano, per provare che si fa sul serio. Poi, il versamento sui conti bloccati, che non si sbloccano in un minuto, segue il pagamento dei debiti, l’erogazione delle paghe (o differenze) ancora in pendenza. Soltanto a questo punto si potrà pensare a riprendere la produzione, cioè a come procedere per porre le basi per farlo”, ha constatato amaramente Knežević, concludendo che “per ora ci aggrappiamo alla promessa che Horvat ci ha fatto a Zagabria, cioè che non permetterà che il 3. maj fallisca”.

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