Mauro Graziani. Trattato italo-croato alla prova… conteale

L’applicazione del documento del 1996 è tra gli obiettivi e le priorità dell’agenda del neopresidente del Consiglio della minoranza nazionale italiana della Regione litoraneo-montana, che accanto a quella culturale cerca spazio per una nuova dimensione, prettamente politica, della sua azione. Se ne discuterà nella riunione di settembre

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Mauro Graziani. Trattato italo-croato alla prova… conteale
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Continuità, attuazione e implementazione dei diritti acquisiti, tutela del ruolo e della specificità della Comunità nazionale italiana, ampio spettro di collaborazioni: sono i punti principali dell’agenda di Mauro Graziani, che dopo le elezioni del 7 maggio scorso, che hanno portato al rinnovo dell’organismo, ha ereditato da Flavio Cossetto il timone del Consiglio della minoranza nazionale italiana della Regione litoraneo-montana. Fiumano, classe 1964, chi frequenta la sede di palazzo Modello l’avrà visto spesso suonare con l’orchestra mandolinistica della Comunità degli Italiani di Fiume, oppure cantare nella Cattedrale di San Vito con il coro Fedeli fiumani nelle occasioni in cui la messa si celebra in italiano. È stato uno dei più giovani esponenti del Movimento della Costituente – il gruppo che ha fatto da traino e attuato il processo di democratizzazione delle strutture organizzative e rappresentative della Cni –, già membro degli organismi dirigenziali della Comunità degli Italiani di Fiume e “giuntino” dell’Unione italiana (responsabile degli Affari sociali, sanitari e religiosi dell’Esecutivo nel quadriennio 1994-1998), presidente della commissione cittadina per la minoranza italiana (1997-2001).
Eletto a metà giugno, con 15 voti su 20 presenti alla riunione costitutiva del Consiglio regionale, nel mandato 2023-2027 sarà affiancato dai fiumani Mario Simonovich (vicepresidente), Jenny Chinchella, Enea Dessardo, Noemi Dessardo, Maria Grazia Frank, Marija Gruden, Leo Nenadich, Morena Scotti Andrić, Oskar Skerbec, Lucio Slama, Denis Stefan, Adriano Stipanov, Susanna Valenčić, Moreno Vrancich, Sandro Vrancich e Silvana Zorich, quindi da Sonja Kalafatović e Deborah Voncina Ivanić di Abbazia, Alessio Pelucchi di Veglia, Igor Prodan di Laurana, Rikardo Staraj di Draga di Moschiena, Đanfranko Surdić di Cherso, Fabio Giacometti di Castua e Ana Chersulich Tomino di Lussinpiccolo.
Al momento dell’intervista (inizio agosto), a Graziani non era ancora pervenuta la conferma ufficiale da parte del Ministero della giustizia e della pubblica amministrazione. “Ci troviamo in una specie di vuoto, giacché il mandato del Consiglio precedente è terminato il 16 aprile scorso e io non ho ancora l’imprimatur ministeriale. Mi chiedo chi, in questo periodo, debba firmare le ‘carte’? È un aspetto tecnico-amministrativo-legale che non è stato regolato dalla legge e che dovremo cercare di risolvere per evitare situazioni analoghe in futuro”. Alcuni passaggi del programma del Consiglio sono stati però già impostati. Quali sono gli obiettivi che si è posto e, in particolare, quali sono le priorità?
”Finora il Consiglio si è occupato più di cultura che di diritti, ma con i finanziamenti a disposizione era difficile fare dell’altro. Ciò ha comunque permesso al Consiglio di essere presente in varie comunità e di far sapere della sua esistenza. Proseguiremo quindi le attività che erano presenti negli anni, specialmente quelle di supporto, di creazione di connessioni con le diverse realtà della nostra regione. Ossia, non si vuole dare un taglio netto, perché credo debba esserci una linea di azione continuata. Ho pensato, però, a dargli anche una nuova dimensione, più sociale e politica, cercando di far valere a livello regionale il trattato italo-croato sui diritti delle minoranze firmato nel 1996 e ratificato nel 1998”, anticipa Graziani, ricordando che l’atto era stato siglato nel periodo in cui lui faceva parte della Giunta esecutiva dell’Unione italiana, sotto la presidenza di Maurizio Tremul. “Chiaro, io non sono un legale, abbiamo un avvocato tra le nostre file (Oskar Skerbec, ndr) su cui fare affidamento, chiederemo aiuto anche ad altri esperti in materia, ma mi auguro che ci sarà anche l’appoggio dell’Ui per far sì che piano piano il concetto del trattato entri in quelle che sono le menti politiche conteali”.
”Infatti, nel corso del mio agire ho notato che questo trattato, che ha una valenza superiore a quella che è la legge costituzionale e che è il documento di partenza e di arrivo della stragrande maggioranza dei discorsi legati ai diritti degli appartenenti alla minoranza nazionale italiana in Croazia, non è per niente conosciuto o è misconosciuto, per cui bisogna fare qualcosa in quest’ambito. Mi rendo conto anche che nella nostra Regione non sarà facile parlare di diritti in modo univoco, poiché ci sono zone dove gli italiani sono una presenza storica e altre dove non è così, ma dobbiamo comunque adoperarci per aumentare il livello di tutela e di applicazione dei diritti della Cni. Pertanto, alla prossima riunione, a settembre, proporrò che il Consiglio voti uno scritto che predisporrò assieme al vicepresidente Mario Simonovich e ad altri membri che s’intendono un po’ di legge, in cui chiederemo all’Ufficio legale che sia incluso il trattato in quello che è l’assetto della Contea litoraneo-montana”.

Ampia collaborazione per centrare gli obiettivi
”Altra cosa che mi preme continuare – dice Graziani – è la collaborazione con il Consiglio della minoranza italiana autoctona, con il quale pensiamo di realizzare alcuni progetti. Uno di questi riguarda la loro proposta della creazione di una radio Internet, che vada ad ampliare quella che è la nostra offerta nell’ambito mediatico. Per i costi, che comunque dovrebbero essere relativamente contenuti, si pensa anche a un cofinanziamento dell’Unione italiana, oltre ai mezzi della regione. Noi, con i 5.500 euro annuali che ci vengono stanziati, non è che abbiamo poi tanto spazio di manovra”.
“E poi vedremo di fare anche altre azioni”, aggiunge. Consapevole del fatto che la terminologia è uno strumento d’importanza essenziale per la comunicazione e la trasmissione di conoscenze, si cercherà di includere nella denominazione del Consiglio stesso il concetto di autoctonia, come già fatto in Istria. “Non reputo che siamo minoranza nel puro senso della parola – precisa –. Lo siamo sotto l’aspetto numerico, ma la Comunità nazionale italiana è specifica, è autoctona, ma sempre più si dimentica il suo ruolo. Sono passati settant’anni dall’esodo, siamo già alle prese con una terza e una quarta generazione di persone che non hanno idea né di ciò che è successo a Fiume e dintorni né di quello che ha rappresentato questa componente dal lato culturale”.
Si prevedono problemi, ostacoli? “Credo, suppongo, che potremmo incontrare dei problemi sul discorso dell’applicazione del trattato del 1996/98 nell’ambito conteale. Forse capiremo che sotto l’aspetto legale nemmeno esiste la possibilità di applicarlo concretamente, ossia che ciò esula dal lavoro della Contea se questa è intesa solamente come un’espressione che sta al di sopra di quelli che sono la città e i comuni e che tutto dipende, come aveva detto a suo tempo un rappresentante politico connazionale eletto in una lista partitica, dalle amministrazioni locali. Allora questo Consiglio potrà intervenire solo nelle città e nei comuni in cui non esistono rappresentante o consiglio, oppure farlo in concordanza con quelli che sono stati costituiti”.
Ad ogni modo Graziani prospetta una collaborazione a 360 gradi. “Il Consiglio come tale è stato concepito soltanto come un aiuto – sottolinea –, un ruolo determinante in Croazia spetta all’Unione italiana, che è quella che rappresenta la Cni ed è quella che dà l’imprimatur al tutto. Noi daremo il nostro contributo nell’ambito delle nostre possibilità e prerogative. Tenteremo certamente di ampliare la sfera d’azione, ma sicuramente non andremo oltre a quelle che sono le nostre competenze. Sicuramente saremo in contatto con il consigliere regionale eletto nelle file della Cni alle elezioni aggiunte, il signor Ivo Vidotto, perché si reputa che dobbiamo agire in sinergia e non remare uno contro l’altro. Solamente lavorando insieme sugli stessi obiettivi, per quanto minimi o massimi che siano, si riuscirà a ottenere dei risultati. Questo Consiglio ha poteri limitati e il suo margine è fatto più di rappresentanza che di potere effettivo – osserva ancora –, ma comunque secondo legge valuta l’applicazione dei vari diritti in base a trattati, Costituzione, leggi interne e simili, la misura in cui sono stati o non sono stati introdotti… Se teoricamente non è che possa fare poi grandi cose, può in ogni caso fare il suo dovere in quest’ambito, cum grano salis, agendo non con l’ego ma con la ratio”.

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