SMS «Szent István» vanto dei nostri cantieri

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SMS «Szent István» vanto dei nostri cantieri

Estate 1918. Sono gli ultimi mesi della Prima guerra mondiale ed entrambe le parti stanno intensificando le attività per arrivare alla vittoria. L’Intesa ha chiuso l’Adriatico nello stretto di Otranto, impedendo alle navi degli Imperi centrali l’accesso al Mediterraneo. Vienna quindi lancia una nuova operazione nel 1918, coinvolgendo l’intera flotta dell’Imperial-Regia Marina austroungarica con l’intento di rompere il blocco. Il d-day è la notte del 9 giugno, perché non c’è luna. Le forze della k.u.k. Kriegsmarine si dividono in due: la corazzata “Szent István” (Santo Stefano) salpa dal porto di Pola con l’obiettivo di riunirsi, nelle acque dalmate, con le altre corazzate austroungariche. È la sua prima missione. Le aspettative dell’ammiraglio Miklós Horthy sono molte. Nel frattempo, da Ancona due MAS (motoscafi armati siluranti), uno guidato dal comandante Luigi Rizzo e l’altro dal guardiamarina Giuseppe Aonzo, partono per l’abituale pattugliamento notturno della parte di Adriatico, compreso tra la costa italiana e quella austroungarica. Al largo dell’isola di Premuda, attaccano la formazione navale austroungarica, provocando l’affondamento della “Szent István”. È l’alba del 10 giugno. L’Austria-Ungheria perde una delle corazzate più grandi e costose mai costruite fino ad allora. Più in là, sparirà anche dalla geografia politica.

A ricordare la “Szent István”, un francobollo emesso dalle Poste ungheresi (la carta valore, 70.000 copie dentellate e 2000 non, porta la firma dell’artista Imre Benedek e propone due immagini della protagonista, in viaggio e mentre sta per affondare). Il fatto che si ricolleghi a una sonora sconfitta e a un fatto tragico – delle 1.087 persone imbarcate, costò la vita a 85 marinai e 4 ufficiali –, non impedisce di vedere e valorizzare un tassello del proprio patrimonio storico, culturale, tecnologico, all’epoca un motivo d’orgoglio e vanto per la Marina Imperiale e l’Ungheria. E chissà che non potremmo imparare qualcosa da quest’esempio.

L’unica corazzata nella storia ungherese uscì dal Cantiere navale fiumano “Ganz & Co. Danubius” – l’odierno”3. Maj” – perché la classe politica di Budapest pretese la costruzione della nave nell’allora porto principale della parte ungherese della Duplice. I lavori iniziarono nel bacino di Fiume-Bergudi nel 1912 (impostazione il 29 gennaio) e si conclusero il 19 ottobre 1915. Il progetto di Siegfried Popper richiese investimenti per il cantiere – tra l’altro, un nuovo scalo di alaggio –, non attrezzato per navi di questa stazza, che era lunga circa 150 metri e larga 28, e aveva una stazza di 20.000 tonnellate (21.689 ad allestimento completato). Fu equipaggiata con 12 cannoni trinati Skoda da 305 mm L/45; 12 cannoni singoli da 150 mm L/50; 4 cannoni antiaerei da 70 cm L/50; 14 cannoni antitorpediniere da 70 cm L/50; 4 mitragliatrici Schwarzlose da 8 mm; 2 cannoni da sbarco da 70 mm L/18; 4 tubi lanciasiluri da 533 mm; 14 siluri; 20 mine. Aveva due eliche e poteva sviluppare una velocità massima di 20,4 nodi. Il costo complessivo fu di circa 60.000.000 di corone. L’unità (Classe Tegetthoff ) entrò in servizio il 17 novembre 1915, con il nome del re fondatore dello Stato ungherese, ma rimase per la maggior parte del tempo ancorata a Pola, impegnata soprattutto in attività di difesa antiaerea.

Fu quindi una bella sfida per i cantierini fiumani del “Ganz & Co. Danubius”, società erede della tedesca “Lazarus”, rilevata nel 1905 da tre uomini di affari di Budapest (i titolari delle imprese Danubius, Schönichen e Hartman). L’attività riprese nel 1906, con commissioni di navi militari. Per la Marina Imperiale, realizzò, oltre alla “Szent István”, anche due dei tre incrociatori leggeri della Classe Helgoland. Nel 1910 fu avviato l’ammodernamento, mentre in seguito a un processo di riorganizzazione aziendale, entrò nella società l’industria ungherese Ganz.

Una pagina che meritava rileggere. Magari partendo forse proprio dal centenario dell’affondamento dell’ammiraglia nata a Fiume grazie allo sforzo e all’ingegno degli operai locali. Anche per ridare una botta d’orgoglio alle maestranze di oggi, la cui dignità soccombe sotto i colpi inflessibili delle logiche di mercato e dell’incertezza delle sorti degli stabilimenti fiumani. In una città – e in generale a queste latitudini – che nei confronti di certa storia e tradizioni (pre 1945) è matrigna cattivissima e selettiva, non c’è riscatto né per il passato né tantomeno per certi diritti. L’Ungheria, il “nemico” di una volta, conserva la memoria, anche dei propri smacchi; Fiume, invece, le sue glorie di un tempo, le dimentica.

Scheda tecnica

Corazzata da battaglia: classe Tegetthoff

Costruzione: “Cantiere Ganz & Co. Danubius”, stabilimenti di Fiume – Bergudi (bacino di Brgud)

Progettista: Siegfried Popper

Impostazione: 29 gennaio 1912

Varo: 17 gennaio 1914

Completamento: 19 ottobre 1915

Ingresso in servizio 17 novembre 1915

Costo complessivo: cca 60.000.000 corone

Dislocamento: 20.008,3 tonn., 21.689 tonn. ad allestimento completato

Dimensioni: lunghezza fra le perpendicolari 143,30 m; lunghezza al galleggiamento 151; lunghezza fuori tutto 152,18; larghezza 28,00 m; immersione 8,23 m (8,59 m ad allestimento completato); altre fonti: lunghezza prua-poppa 152,20 m; lunghezza fuori tutto 159,94 m; larghezza 27,28 m

Propulsione: 2 turbine a vapore AEG Curtis, costruite da “Ganz & Co. Danubius” AG Budapest; 12 caldaie Babcok & Wilcox; 2 eliche da 4,00 m di diametro a 3 pale con rotazione esterna; potenza: 26.400 Hp

Velocità: 21 nodi

Protezione: cintura 150-280 mm; torri 60-280 mm; casematte 180 mm; torre di comando 60-280 mm; ponte 30-48 mm

Armamento: 12 cannoni trinati Skoda da 305 mm L/45; 12 cannoni singoli da 150 mm L/50; 4 cannoni antiaerei da 70 cm L/50; 14 cannoni antitorpediniere da 70 cm L/50; 4 mitragliatrici Schwarzlose da 8 mm; 2 cannoni da sbarco da 70 mm L/18; 4 tubi lanciasiluri da 533 mm; 14 siluri; 20 mine

Equipaggio: permanente effettivo 38 + 1056 uomini; di complemento 4.200 uomini

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