Il Rijeka di routine. Non incanta, ma vince

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Il Rijeka di routine. Non incanta, ma vince

“È importante partire con un successo e con i primi tre punti. Abbiamo giocato in modo saggio, aspettando il momento giusto per colpire. Siamo riusciti a segnare due volte, ma in nessun momento non abbiamo allentato la presa. Il Gorica è una squadra pericolosa e ben organizzata, che contro il Rijeka ha dimostrato di meritare di giocare nel massimo campionato. Nella ripresa non abbiamo verticalizzato, facendo notare dei limiti. Questa squadra, come ho già avuto modo di dire, ha delle grandi potenzialità, ma c’è ancora da lavorare parecchio”, sono i giudizi di Matjaž Kek dopo la prima di campionato e la vittoria per 2-0 contro il Gorica.

Lo ha ammesso lo stesso allenatore che non è stata una bella partita. Nel primo tempo il Rijeka ci ha provato, senza mai perdere il controllo della gara, sbloccando il risultato con Domagoj Pavičić, arrivato un anno fa allo scadere del calciomercato in prestito dalla Dinamo. La decisione di riscattarne il cartellino si è rivelata azzeccata e il centrocampista, per buona parte della scorsa stagione, ha dimostrato di meritarsi la fiducia del club. Ottimo esordio in una gara ufficiale per Mario Pavelić, autore del secondo gol che ha chiuso la partita il cui esito non è mai stato messo in discussione. La ripresa è stata inguardabile, con una squadra che non ha potuto e un’altra che non ha voluto infierire. Se lo scopo era quello di vincere e di uscire indenni dal confronto con la matricola, l’impresa è riuscita. Venerdì a Rujevica arriva l’Inter degli ex e sarà un’altra storia. Nella formazione di Zaprešić ce ne sono ben quattro, due in prestito (Čeliković e Vuk) e due ceduti definitivamente (Ajayi e Solomon), tutti con qualcosa da dimostrare.
“Abbiamo avuto anche un bel sostegno dagli spalti, il che dovrebbe indurre i giocatori a continuare a lavorare con umiltà. È l’unico modo per raggiungere dei risultati importanti. Da questo punto di vista – ha aggiunto Kek –, credo che siamo sulla strada giusta. Qualche giocatore ha avuto dei problemi, soprattutto nel mantenere il ritmo, ma attraverso i prossimi impegni sapremo migliorare. Il primo tempo mi è piaciuto. Čanađija in mezzo è stata una mossa giusta”. Per il tecnico, oltre ai punti conquistati, la partita è servita per avere dei punti di riferimento dai quali continuare a lavorare. Rispetto alla scorsa stagione, come ha concluso Kek, si è avvertita la mancanza di qualche giocatore, soprattutto di Bradarić, ma nel complesso lo stile di gioco e l’approccio sono rimasti gli stessi. L’impressione è che ci sia del buon materiale per costruire una squadra competitiva. Quando si ha un possesso palla dell’80 per cento, a prescindere dall’avversario, è evidente che la squadra ha le idee chiare. Il Gorica, saggiamente, ha rinunciato ad avventurarsi in azioni offensive evitando la goleada.
Ci credono anche i tifosi, non soltanto quelli della curva, che anche in una serata povera di emozioni e di spunti hanno trovato la motivazione per cantare. “L’atmosfera a Rujevica è stata straordinaria e i fuochi d’artificio dopo la partita non li avevo mai visti”, ha commentato nel dopopartita uno degli ultimi arrivati, Mario Pavelić, austriaco di origini croate che ha realizzato il suo primo gol con la maglia di un Rijeka atteso da una serie di appuntamenti in sequenza rapida. Tra pochi giorni c’è l’Inter, quindi l’Hajduk e in mezzo gli impegni di Europa League.
Prima dell’inizio della partita, il presidente Damir Mišković ha omaggiato Eugenio Geni Ravnich e Vincenzo Enzo Zadel, artefici della promozione del Rijeka nell’allora Prima Lega jugoslava 60 anni fa, avvenimento che ricorre in questi giorni.

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