Quale UPT?

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Quale UPT?

Le difficoltà che hanno investito l’Università Popolare di Trieste, con risvolti anche scandalistici, può e anzi dev’essere l’occasione per avviare una riflessione approfondita tanto sul futuro dell’ente in generale quanto sulla sua collaborazione con l’Unione Italiana e la sua funzione nell’ambito della Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia. “Spero che questa situazione possa essere chiarita e risolta quanto prima – auspica Maurizio Tremul, presidente UI, esprimendo profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo –, sia per il bene dell’ente stesso sia per quanto riguarda anche i possibili riflessi negativi che tutto ciò può avere per le attività e il sostegno alla CNI, tenuto conto che l’UPT svolge un ruolo importante, da tramite, sia per il Friuli Venezia Giulia che per il Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, per le risorse riguardanti la nostra Comunità nazionale”. A legare UI (e prima UIIF) e UPT sono oltre cinquant’anni di storia (dal 1964) e “di impegno a favore della CNI”, rileva Tremul.

Va anche detto che ultimamente il sodalizio aveva manifestato segnali di cedimento. La partnership si era incrinata lo scorso anno, quando in applicazione alle nuove norme, che prevedevano la messa a concorso delle iniziative a favore della CNI in Croazia e Slovenia sostenute dalla Regione FVG, all’UI era stata tolta voce in capitolo nella selezione dei progetti. Anche se alla fine tutti quelli presentati da quest’ultima furono accolti. Così non è avvenuto per il 2018: una nuova disposizione del regolamento e una serie di limiti ha precluso all’UI la possibilità di candidare proposte superiori ai 100mila euro. Uno degli effetti è stato il decadimento della metà del Fondo di Promozione delle Comunità degli Italiani (la Legge FVG 16/14 era considerata lo strumento più adeguato per finanziare tale Fondo). L’altro effetto è stato che alcune CI si sono fatte avanti, ponendosi in concorrenza tra di loro e con l’UI.
Le modifiche al regolamento di quest’anno hanno però soltanto inasprito una certa animosità che già esisteva a livello di vertici. Che avevano finito coll’intestardirsi su certe scelte. Rispetto reciproco dei ruoli, della soggettività, dell’autonomia era quanto andavano a rivendicare sia la dirigenza “unionista” che quella “upitiana”. Quest’ultima, poi, aveva aperto una stagione di eventi culturali, alle volte mancando di coinvolgere l’UI, provocando ulteriore irritazione da questa parte dell’Adriatico (anche perché alcuni progetti si discostavano dal mandato). Certo, era da escludere che l’UPT avesse agito di testa propria: erano subentrate nuove linee da seguire, nuove politiche; un messaggio di cambiamento rivolto alla CNI, che non è stato recepito.

Attese la mosse della Regione FVG

E ora, che cosa succederà? L’arrivo dei finanziamenti da Roma farà tirare un respiro di sollievo, perché consentirà pagamenti che la CNI aspettava da mesi. Gli organismi gestionali dell’Università dovranno capire come si è arrivati alla criticità, far chiarezza su conti e carte, verificare eventuali responsabilità. Piero Colavitti, entrato nel CdA come delegato del Comune di Trieste – disciplinare la contabilità è per lui è una seconda mission (im)possible –, già in passato avrebbe voluto radicali riforme sia per l’ente che per l’impiego dei finanziamenti destinati alla CNI, come ricorda al collega Stefano Lusa di Radio Capodistria. “All’epoca (inizio anni Duemila, ndr) avevo proposto alla presidenza della Giunta regionale, preparando io stesso un disegno di legge, di trasformare l’Università Popolare in un’Agenzia regionale. Spiegai che se si continuava così, visto che i fondi stavano diminuendo, ad eccezione di qualche anziano, in Istria, Fiume e Dalmazia non ci sarebbe stato più nessuno che avrebbe parlato italiano. Per far fronte a questo pericolo bisognava agire già in passato. Non si è fatto e spero che lo si faccia da adesso”.
Nel corso della campagna elettorale per le regionali, l’UI aveva incontrato il futuro governatore Massimiliano Fedriga, esprimendo il proprio disappunto per le modalità adottate dalla precedente Giunta regionale, dimostratesi inadeguate alle esigenze della CNI. E in tal senso aveva ricevuto delle rassicurazioni. La palla passa ora proprio alla Regione FVG, che dovrà decidere quale tipo di UPT vuole e su quali binari muoversi anche in riferimento alla CNI. Sempre all’emittente radiofonica capodistriana (al microfono con Barbara Costamagna), l’assessore alle Autonomie locali, Sicurezza, Immigrazione, Politiche comunitarie e Corregionali all’estero, Pierpaolo Roberti, ha annunciato che prossimamente ci sarà un briefing tra i vertici regionali e l’UI. “Vogliamo, in primis, ascoltare per capire quelle che sono le reali criticità”, ha detto l’assessore, “ma sarà anche un incontro in cui si potranno trovare gli spunti per la creazione di un tavolo di confronto permanente con le varie associazioni, che operi tutto l’anno in modo continuativo per calibrare al meglio l’utilizzo delle risorse”.
Ripensare tutto il sistema appare dunque un passaggio più che auspicabile, ormai si direbbe inevitabile. Del resto, rispetto a mezzo secolo fa, è cambiato il contesto, la società, le disponibilità finanziarie e non solo, le aspettative, le necessità. L’UI stessa dovrà aggiustare il tiro su alcune attività e programmi. E va revisionato anche il rapporto UI–UPT. C’è chi, in ambito CNI, reclama il divorzio. Ma più che una rottura (che fa sempre male e non si sa mai chi ne esce più “rotto”) servono patti precisi e chiari, cui attenersi scrupolosamente.

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