Fiume chiama… Fincantieri risponderà?

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Fiume chiama… Fincantieri risponderà?

Juraj Šoljić, rappresentante dei lavoratori nel Comitato di controllo del 3 Maggio e presidente del Consiglio per il comparto della navalmeccanica del Sindacato metalmeccanici (SMH) a cui aderiscono ben 14 cantieri croati, è un po’ scettico: “Quello che osserviamo è che negli ultimi tre mesi ai cantieri ‘Brodotrogir’ di Traù i fatti si sono evoluti in un modo che ci preocupa. Le iniziative intraprese dalla direzione delle squero non hanno come finalità principale il mantenimento dell’attività cantieristica. Ai dipendenti nei mesi scorsi è stata decurtata la paga ed è stata versata con ritardo. Per questo motivo siamo prudenti nel giudicare Končar”.

Eppure Končar ha dichiarato di recente di attendersi dai Sindacati un ruolo di partner. Credete di poter cogliere l’invito?

“Quello su di cui i lavoratori, in accordo con il Sindacato, insistono è di procedere in base al seguente iter: nel caso in cui non fosse possibile una netta divisione della proprietà in seno al gruppo Uljanik di Pola, in modo da far uscire il 3 Maggio dal gruppo (l’Uljanik possiede circa l’87 p.c. del cantiere di Fiume, il resto è in mano ai piccoli azionisti, ndr), dovremo richiedere al gruppo Scoglio Olivi/ Uljanik di assicurarci da subito la materia prima necessaria per mandare avanti la nostra produzione. Perché qui stiamo fermi in attesa di materiali anche se lavoriamo, per quanto ciò sia possibile, su tre costruzioni per conto del gruppo Scoglio Olivi S.p.A”.
“C’è poi una seconda richiesta e riguarda il mantenimento dell’attività di base. “Non vorremmo in nessun caso diventare un’officina dislocata di qualche altro cantiere. Questo non lo vogliamo nemmeno prendere in considerazione. Noi chiediamo che il nostro sapere, i nostri specialisti rimangano a Fiume e contribuiscano alla crescita di questo cantiere e del territorio”.
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Come risolvere la questione dei prestiti al gruppo Uljanik?

“Il cantiere 3 Maggio ha concesso un considerevole prestito al gruppo Scoglio Olivi. Si tratta di 523 milioni kune versati entro il 31 dicembre 2017. Inoltre c’è stato un finanziamento realizzato con il beneplacito del Ministero della Marineria di ulteriori 313 milioni di kune a titolo di sovvenzioni destinati al 3 Maggio, finite nelle casse dello Scoglio Olivi’ Si tratta di navi il cui codice è 710, 711,712, 713, conosciute anche come le ‘navi Sanader’, visto il coinvolgimento dell’allora ex premier. Esiste poi un prestito all’’Uljanik navigazione’ di 36 milioni di kune, e anche questo denaro va restituito. Insomma, risulta che il cantiere ‘3 Maggio’ abbia contribuito in modo considerevole al salvataggio (temporaneo) dello Scoglio Olivi. Ma la storia dei prestiti non si esaurisce qui: ci sono ulteriori 103 milioni di kune di investimenti che al 3 Maggio sono stati pagati per il lavoro effettuato per conto dello squero di Pola tramite l’attribuzione di quote di proprietà che i Sindacati ora richiedono siano vendute. Questo è l’unico modo per assicurare al cantiere di Fiume la liquidità di cui ha bisogno per uscire dalla paralisi in cui si trova e pagare fornitori e subappaltatori. Noi richiediamo il mantenimento dell’attività di base e dei posti di lavoro. Siamo disposti a parlare eventualmente di esuberi solo nel caso in cui per questa categoria sarebbe previsto un intervento di sostegno sociale ed economico , in parole povere delle buonuscite. Ma in realtà bisogna vedere l’evolversi dei fatti.

Lei però concorda sul fatto che al 3 Maggio ci sia un esubero di 350 dipendenti?

“No. Sono del parere che il 3 Maggio sia stato già ristrutturato e che non ci sono esuberi. Quello che manca sono le commesse. Se il denaro prestato all’Uljanik fosse rimasto nelle nostre casse oggi il 3 Maggio sarebbe, di gran lunga, il miglior cantiere navale di tutto il Mediterraneo. Avremmo investito nel rinnovamento tecnologico e in un piano industriale che ci avrebbe aiutati a rilanciare la nostra produzione. Purtroppo le cose non sono andate così”.

Ma Lei in tutta sincerità crede che la restituzione di tutti questi importi sia possibile?

“Per quel che mi risulta i prestiti vanno restituiti. Altrimenti si viola la legge”.

Lo Stato croato da decenni copre i buchi dell’industria navalmeccanica croata. Lei dispone di dati per quanto riguarda la Regione istro-quarnerina?

“Da quel che mi risulta ben 13 miliardi di kune sono stati versati in qualità di sovvenzione ai cantieri di Fiume e Pola. Dobbiamo però ricordare un passaggio molto importante: nel 2013 alla maggior parte dei cantieri navali croati sono stati espropriati i terreni e da allora gli squeri pagano allo Stato una concessione/indennizzo. Noi non abbiamo la proprietà sui terreni in cui si svolge la nostra attività economica”.

Da quello che riesco a capire i dipendenti del 3 Maggio sperano che il cantiere riesca ad uscire dal gruppo Uljanik riacquistando così la propria autonomia. È un progetto realizzabile?

“La maggior parte di noi vorrebbe uscire dall’abbraccio dell’Uljanik. Speriamo che si faccia avanti qualche impresa seria che appartiene al settore delle costruzioni navali. Se entrasse Fincantieri noi saremmo molto più tranquilli. Anche soltanto attraverso un progetto di collaborazione (in questo momento non possiamo parlare di modalità), ma in ogni caso ciò ci aprirebbe la possibilità di accesso a nuove tecnologie, a progetti per navi sofisticate che potrebbero rilanciare non solo il cantiere, ma anche tutta la città di Fiume. Per il momento Fincantieri non ha ancora espresso l’interesse. Nonostante ciò giorni fa una loro delegazione è stata a Fiume accompagnata dal presidente del gruppo Gianni Rossanda. E questa è la seconda volta che in un breve arco di tempo arrivano a Fiume”.

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