Migranti. La sfida si fa europea

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Migranti. La sfida si fa europea

Negli ultimi tempi, in Germania, si accentuano le differenze tra i partiti del centrodestra, il CDU e il CSU. Uno dei motivi di fondo è la diversità d vedute in materia di politiche immigratorie tra la Cancelliera Angela Merkel (CDU) e Horst Seehofera (CSU), ministro degli Interni. Lo scontro poggia su posizioni ferme e apparentemente inconciliabili e pone in forse non soltanto la stabilità del governo tedesco, ma anche di tutta l’Unione europea. Va detto, che lo scontro è divampato dopo che il ministro degli Interni ha definito i contenuti un Masterplan sulla politica immigratoria che aveva intenzione di presentare al governo chiedendone l’approvazione. Non bisogna dimenticare nemmeno alcune dichiarazioni degli alti funzionari tedeschi che raccontano bene la profondità della crisi. Ad esempio, la Cancelliera Angela Merkel ha detto: “L’Islam fa parte della cultura tedesca”, mentre il ministro degli Interni Horst Seehofer sostiene: “L’Islam non appartiene alla Germania. I musulmani devono vivere con noi, né troppo vicino, né contro di noi”. Ma dal momento che stiamo parlando di scontro tra partiti appartenenti alla stessa famiglia politica, non va passato sotto silenzio il pensiero che a riguardo esprime il principale partito dell’opposizione, l’Alternativa per la Germania (Afd).
L’esponente del partito che alle parlamentari ha ottenuto molti più consensi dell’Spd, Beatrix von Storch ha dichiarato di recente alla BBC: “Molti musulmani appartengono alla Germania, ma non l’Islam, L’Islam è il pilastro di un’ideologia inconciliabile con la Costituzione tedesca. Una cosa è pregare a casa o farlo in chiesa esprimendo la propria appartenenza, tutt’altra cosa è invece praticare l’Islam politico che vuole incidere sulle regole democratiche e sulla società tedesca”. Ora, stando a quanto riportano alcuni media, Seehofer propone di procedere con l’espulsione coatta degli immigrati che non soddisfano le condizioni previste dalla legge per mantenere la residenza in Germania. A suo avviso andrebbero espulsi anche gli immigrati registrati in altri Paesi come richiedenti asilo. Seehofer dunque propone di attuare una politica chiara e inflessibile nei confronti dei migranti e precisa che questa è assolutamente in linea con il diritto internazionale e con le normative tedesche. Fermamente contraria a questo approccio è però la Cancelliera Angela Mekel, che ritiene che la proposta del suo ministro finirebbe col provocare delle ripercussioni negli altri Paesi e insiste per trovare una soluzione comune a livello europeo. La domanda che si pone ora è pertanto: i tedeschi residenti in Baviera rimarranno fermi sulle posizioni espresse dal ministro? Tenuto conto dei fragili equilibri nel governo tedesco la Cancelliera Merkel ha già richiesto il sostegno al suo collega e amico, l’ex ministro delle Finanze e attuale presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble. L’obiettivo è superare le divisioni tra le varie anime democristiane nel Parlamento tedesco e individuare un compromesso che possa andare bene a tutta l’UE. Tutto questo mentre il ministro Seehofer guarda con attenzione anche ai sondaggi riferiti alle prossime elezioni in Baviera. La Cancelliera Merkel pone in primo piano il rafforzamento del progetto europeo e l’unificazione dell’UE e in quest’ottica accettare il Masterplan del ministro significa correre un rischio troppo grosso.
Va quindi percorsa la strada del compromesso, quella capace di mantenere in vita l’alleanza CDU-CSU, lavorando in parallelo per far approvare in sede UE una politica migratoria comune, anche in materia di richieste d’asilo. A quel punto però bisognerà ragionare anche sulla necessità di un’efficace polizia europea di stanza alla frontiera esterna dell’UE e pertanto non appare inutile chiedersi se questa sarà di stanza anche ai confini con la Croazia?
In attesa di vedere quali saranno gli sviluppi, l’Ufficio federale tedesco per i migranti (Bundesamt für Migration und Flüchtlinge) ha avviato il processo di revisione per più di 25mila richieste di asilo. Stando a quanto si legge sul “Der Spiegel” alcuni immigrati che hanno già ottenuto risposta positiva alla richiesta di asilo sono ritenuti potenzialmente pericolosi per la sicurezza dello Stato. In alcuni casi, infatti, la revisione avrebbe individuato appartenenti a organizzazioni criminali, potenziali jihadisti e agenti dei servizi segreti dei Paesi dai quali sono giunti in Germania presentandosi come richiedenti asilo. L’Ufficio federale per le migrazioni intanto rifiuta tutte le richieste presentate da islamici convertitisi al cristianesimo e il ministro Seehofer ha richiesto di sottoporre a revisione altre 1.200 pratiche per le quali sono emersi ragionevoli dubbi in merito a malversazioni e abusi. Va detto anche che l’Ufficio federale per le migrazioni ha disdetto la collaborazione con circa 2.000 traduttori perché ha appurato che non erano “neutrali, professionali e riservati”. È emerso infatti che tra questi c’erano anche spie di alcuni Stati stranieri “. Risultato: dei 5.800 traduttori per le lingue di provenienza degli immigrati soltanto 620 hanno ottenuto i certificati necessari per lo svolgimento dell’attività. Lo scrive il Westdeutsche Allgemeine Zeitung. A colpire l’opinione pubblica tedesca è stato però un altro dato, pubblicato un mese fa dal Die Welt nell’ambito di un servizio incentrato sui casi di corruzione legati alla concessione del diritto di asilo. In un sondaggio fatto a riguardo, ben l’80 per cento degli intervistati ha dichiarato di non avere fiducia nell’Ufficio federale per le migrazioni. Se poi il dato viene analizzato in base all’appartenenza politica, o alle preferenze elettorali, a non condividere il modo di operare dell’Ufficio federale è peropiù la destra radicale (AfD), ma le cose non cambiano di molto nel centrodestra (CDU-CSU), che mostra pollice verso nell’80,8 p.c. dei casi. Critico il 66,5 p.c. degli elettori della sinistra, il 64,5 p.c. di quelli dell’Spd, e il 62,4 p.c. dei Verdi… Quindi, come vadano le cose tra la Merkel e Seehofer la politica migratoria va riformata e i cambiamenti non mancheranno di produrre i loro effetti anche su scala europea.

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