Ristrutturazione dell’«Uljanik»: ancora di salvezza per il «3. maj»

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Ristrutturazione dell’«Uljanik»: ancora di salvezza per il «3. maj»

L’unica soluzione per salvare il cantiere “3. maj” è un serio processo di ristrutturazione. Questa la sintesi dell’attesissima seduta congiunta tra il Consiglio cittadino e l’Assemblea regionale di ieri, alla quale hanno preso parte numerose autorità politiche, tra cui anche deputati al Sabor della nostra Regione, rappresentanti del ministero dell’Economia, del Consiglio socio-economico regionale (GSV), dei CdA dei cantieri “Uljanik” e del “3. maj”, nonché esponenti del sindacato del cantiere fiumano. Ironia della sorte, la sessione si è tenuta esattamente nel quinto anniversario dalla sottoscrizione del contratto di privatizzazione con il quale lo stabilimento di Cantrida è passato sotto l’egida del consorzio di Scoglio Olivi. Alla riunione era invece assente l’amministratore delegato dell’”Uljanik”, Gianni Rossanda, il che ha provocato un certo malumore tra i presenti.

Individuato il partner strategico

Dopo che lo scorso 31 dicembre era stato completato il processo di ristrutturazione del cantiere quarnerino, ora la stessa sorte toccherà al “fratello maggiore” istriano, il che rappresenta l’unica via d’uscita per salvare le due realtà e quindi la cantieristica nelle due regioni nordadriatiche.
“Non c’è alternativa al piano di ristrutturazione – ha spiegato il viceministro dell’Economia, Zvonimir Novak, rivolgendosi ai presenti –. Una volta avviato il processo, verranno create le condizioni necessarie affinché in entrambi i cantieri possa riprendere la produzione, saldare i debiti con i fornitori ed erogare gli stipendi ai dipendenti”.
Con la recente ristrutturazione, per i prossimi dieci anni lo stabilimento di Cantrida non potrà contare sul sostegno finanziario dello Stato, come stabilito dalle direttive europee.
“L’Europa in questo caso è inflessibile – ha precisato il viceministro –, pertanto nemmeno un euro del rescue aid di 96 milioni stanziato a inizio anno dallo Stato e approvato dalla Commissione europea per tamponare i problemi di insolvenza dell’”Uljanik”, potrà quindi venire versato nelle casse del “3.maj”. Nel frattempo, però, abbiamo individuato il partner strategico nel piano di ristrutturazione dell’”Uljanik”, ovvero una società di proprietà dell’imprenditore Danko Končar (l’impresa in questione è la Kermas energija, ndr), la quale coprirà il 50 per cento dei costi del piano, mentre l’altro 50 p.c. verrà colmato dallo Stato”.

Il tempo stringe

Novak ha poi fatto sapere che il processo di ristrutturazione durerà circa 18 mesi, al che il presidente del GSV, Damir Bačinović, si è opposto sostenendo che il “3. maj” non può attendere così tanto.
“Non possiamo aspettare ancora un anno e mezzo – ha spiegato –. Di questo passo il cantiere rischia seriamente di chiudere prima della fine dell’anno. Questa è la più grave crisi che il “3. maj” abbia mai affrontato. Una crisi che non ha messo soltanto in ginocchio lo stabilimento e i suoi 1.700 dipendenti, ma anche tutti quegli attori che vi gravitano attorno come fornitori e numerose piccole e medie imprese”.
Nel suo intervento, il sindaco Vojko Obersnel ha evidenziato che uno dei principali errori che hanno portato alla crisi risale al periodo delle trattative per l’ingresso della Croazia nell’UE.
“All’epoca – ha ricordato il primo cittadino – Bruxelles insisteva per la ristrutturazione della cantieristica nazionale, mentre l’allora governo optò di attuarla attraverso il processo di privatizzazione, peraltro in piena crisi economica globale. Ciò ovviamente ha avuto le ripercussioni che oggi sono sotto ai nostri occhi”.
Il piano di ristrutturazione, che secondo una prima stima costerà circa 600 milioni di euro, dovrà prima venire approvato dal ministero dell’Economia e successivamente da quello delle Finanze. Soltanto allora il documento verrà inoltrato alla Commissione europea.

Fincantieri ancora alla finestra

“Il piano dev’essere inviato a Bruxelles quanto prima – ha esortato Komadina –. L’altro giorno ho parlato sia con i rappresentanti dell’”Uljanik” che con quelli del ministero delle Finanze e nessuno di loro è stato in grado di fornirmi una risposta. Il problema è che questi signori non si rendono conto della gravità della situazione e che il tempo stringe”.
“Il piano verrà inoltrato entro la fine di luglio – ha replicato il responsabile delle relazioni esterne del gruppo polese Hrvoje Markulinčić –. I problemi del “3. maj” sono iniziati molto prima rispetto al passaggio di proprietà ed è sbagliato scaricare ora tutte le colpe su di noi. Intanto ieri (mercoledì, ndr) ci è stata recapitata una lettera firmata dai vertici della Fincantieri nella quale il gruppo triestino ha ribadito l’interesse per il rilevamento del cantiere fiumano, a patto però che il piano di ristrutturazione venga portato a termine in tempi quanto più celeri”, ha concluso Markulinčić.
Nel frattempo, domani scadrà il termine ultimo per la restituzione del prestito di 523 milioni di kune che l’”Uljanik” deve al “3. maj”. Quest’ultimo ora può esercitare il diritto di richiedere l’ordine di pagamento forzato anche se, vista la situazione, è molto improbabile che ciò avvenga.

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