SECONDO ME Chi di turismo ferisce…

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SECONDO ME Chi di turismo ferisce…
Pochi turisti a Vodice

L’annoso dilemma sul chi sia nato prima, l’uovo o la gallina, ha avuto risposta. Prima venne la gallina. Non ci credete? Il quesito è stato risolto da un team di ricercatori che studiano Scienze della Terra presso l’Università di Bristol, nel Regno Unito e quindi bisognerebbe dare credito. Non che saperlo o meno incidesse o possa incidere sulla qualità della vita, però, ecco, avere una nozione in più… Oddio, non che in compagnia si disquisisca di questo. Bene: rubrichiamo il dato alla voce “curiosità” e chiudiamola qui. C’è un altro quesito in cerca di risposta. Dovrebbe lavorarci un team di economisti-sociologi, chiedendo anche ad altre specialità. Dunque: i prezzi nei negozi aumentano in previsione di una massiccia presenza turistica o è la massiccia presenza turistica che con l’aumentata richiesta contribuisce a far lievitare i costi? Tagliamo corto: entrambe le opzioni potrebbero essere giuste e molto probabilmente lo sono. E già che si diceva di uovo e gallina, i polli siamo noi. Spennati, per giunta.

Non che l’aumento dei prezzi sia cosa nuova: questo frenetico rock and roll dei numeri ha avuto inizio l’anno scorso, un po’ per la crisi aperta dalla guerra in Ucraina, poi per la stagione turistica (l’esperienza insegna che i costi aumentano sì durante la stagione, ma poi non rientrano passati i villeggianti), poi in previsione dell’entrata in vigore dell’euro, poi perché piove, poi perché c’è il sole, poi incide la bora e dello scirocco non vogliamo nemmeno parlare. Insomma, ogni scusa è buona. Poteva questa stagione fare eccezione? Certo che no. Il fatto è che siamo ancora abbastanza confusi dall’euro e che ogniqualvolta la cassiera ci presenta il conto siamo a rischio di finire a terra per lo stress patito dal portafogli. Capita anche a voi che, sommando mentalmente la merce acquistata, anche arrotondando per eccesso, venite miseramente messi KO con uno scarto abbastanza sensibile sulla somma, diciamo, ufficiale? Inutile controllare lo scontrino: purtroppo la cassiera ha ragione. Ma come, le cifre sono così piccole… 2 euro… 1,99… 2,50… 1,57 e poi ci si ritrova con uno scarto di 10 e passa euro! Mettiamola così: i prezzi sono ver-go-gno-si! Vergognosi. Le cassiere e le commesse sono imbarazzate. Non possiamo farci nulla, mi dice una signora alla cassa. Prima salutava, sorridente: “Grazie. Torni di nuovo”. Adesso sembra voglia dire “Scappi, finché può”. Scappare dove? I negozi non si fanno concorrenza a suon di prezzi contenuti, ma fanno a chi aumenta di più. Mi confida una commessa “Siamo venuti a lavorare tutti alle 5 per cambiare oltre 3mila prezzi”. Tremila? Signora mia, non esistono nemmeno tanti articoli! Ma poi, facendo il giro tra gli scaffali, dobbiamo ammettere che sì, c’è fin troppa roba. Poi, un’acquirente disperata e rassegnata confida che ormai fa acquisti solo con la brochure della convenienza in mano. Convenienza, per chi? Anche quei prezzi che dovrebbero essere di favore sono eccessivi. Nessuno fermerà questa spirale impazzita. E c’è chi giura che il peggio è ancora di là da venire. Ci stiamo abituando piano piano. Come Mitridate al veleno. Solo che lui è diventato immune, noi no. Se è vero che è la dose a fare il veleno, probabilmente siamo molto molto vicini alla dose se non letale, certamente pericolosa.

“Dati non disponibili”. Ci risponde così il calcolatore elettronico dell’Istat a un tentativo di verificare il tasso inflativo a oggi. Però salta all’occhio quello del 13,1 p.c. a tutto 2022. Nel 2020 eravamo allo 0.7 p.c. Bei tempi, non fosse per il Covid. Che adesso che è cosa passata non ci sembra nemmeno così mostruoso? Avete presente: i costi nei negozi erano abbordabili, di questi tempi si andava al mare praticamente in solitaria. Poche macchine per strada, spiaggia quasi intera a disposizione. Sì, c’era sempre il solito idiota… non si può dire? Non è elegante? Beh, l’abbiamo detto. C’era sempre il solito idiota che lasciava tutta la notte il telo da spiaggia disteso nel posto migliore, puntato con sassi agli angoli perché il vento non se lo portasse via. Il tipico conquistatore in mutande, canotta e infradito; buzzurro quanto basta perché a nessuno venisse la voglia di spiegargli che non si fa così. Tanto, se non lo capisce da solo, è tempo sprecato. Un fastidio a pelle, perché, come detto, di spazio ce n’era. E si arrivava al mare in un attimo. Niente code, posti macchina a scelta. Naufragata anche questa minima soddisfazione. Ieri, per un velo di nuvolo, indeciso se fermarsi un attimo o lievitare lontano trasportato da una leggera brezza, la strada è diventata un’esposizione in movimento di macchine. Su 10 km di distanza per raggiungere Pola, sei bisognava farli in coda. E nemmeno i poliziotti della Stradale, madidi di sudore e con pensieri facilmente intuibili, riuscivano ad avere ragione di quella bolgia infernale. Poi, in città, la croce del parcheggio. Tutto esaurito. Anche i posti affittati a 4 euro all’ora. Non che si sia tentati di lasciare lì la macchina. Per una giornata lavorativa, fanno 32 euro. A fine mese bisognerebbe accendere un mutuo. Perché a furia di zone di vario colore colorate, di spazi holders only (avete presente, no? quelli per chi abita proprio a mezzo metro dal parcheggio), di tutte quelle diavolerie complica-la-vita che sono state messe in essere da chi di competenza, qua non si vive. Le mille e una rotatoria fatte con tutto meno che con il compasso, perché tutto sono meno che circolari, sveltiranno il traffico, ma solo per renderlo esasperatamente caotico alla prima entrata in città. Qualcuno di turismo ci vive, qualcuno magari non ci muore, ma accidenti se soffre. E siamo appena a fine giugno. Cosa sarà a luglio?

Luglio col bene che ti voglio

vedrai che mai sarà

Luglio m’ha fatto una promessa

il caos scoppierà,

La città, in riva al mare

è già un bel calderone

Luglio non è ancora iniziato

ma non se ne può più…

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