PERCORSI EUROPEI Ristabilire la fiducia nel progetto Europa

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PERCORSI EUROPEI Ristabilire la fiducia nel progetto Europa

Non è facile, proprio in questi giorni, prendere le difese dell’Unione europea dopo la scoperta da parte della Polizia belga, dello scandalo delle tangenti provenienti dal Qatar. Ne sono stati coinvolti nientemeno che la vicepresidente del Parlamento europeo, un ex eurodeputato
italiano e un assistente parlamentare, cittadino italiano. E sembra che la rete della corruzione sia più vasta, perché le indagini continuano e nuovi nomi balzano sulla scena.
Ebbene, nonostante il mea culpa della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, per la scarsa vigilanza sulle attività dei lobbisti che operano al Parlamento comunitario, ci si pone, tutti quanti e specialmente noi nei media, il quesito su come sia possibile che dei politici
di così alto rango vengano coinvolti in codesti crimini di infimo livello. Eppure, l’Unione europea ha fatto tutto il possibile per regolarizzare l’attività delle lobby politiche che operano, prima di tutto, in seno al Parlamento europeo. Il Parlamento comunitario ha adottato nel 2019 un regolamento per la trasparenza delle lobby. Perché senza essere iscritti nel Registro delle lobby non si può accedere nelle strutture europee, Parlamento e Commissione compresi.
Secondo il belga Daniel Gueguen, uno dei migliori conoscitori del sistema delle lobby nell’Unione europea (un suo libro sul “lobbying europeo” è stato perfino tradotto in croato nel 2007 ed è stato adottato come libro di testo alla Facoltà di Economia a Zagabria), nell’Unione
europea ci sono oggi più di 16.000 lobbisti che operano all’interno di 3.000 strutture – ditte, organizzazioni non governative, studi legali, uffici di rappresentanza di Regioni europee (ad esempio, la Regione istriana aveva a suo tempo aperto un ufficio presso il Parlamento europeo). I parlamentari europei sono tenuti a dichiarare ogni contatto che hanno con
queste istituzioni e devono rendere i loro contatti trasparenti. È vietata ogni forma di donazione, regalo, oppure sollecitazione materiale, tipo rimborso di spese di viaggio
oppure ospitalità; perfino gli inviti a pranzi ufficiali devono essere riportati dai parlamentari europei. Ma nonostante tutto ciò, è accaduto quello che è accaduto e la vicepresidente del
Parlamento europeo, la greca Eva Kaili, è stata colta in flagrante, con 600.000 euro a casa sua e l’ex deputato europeo Pier Antonio Panzeri con 500.000 euro nella sua abitazione. Ovviamente Eva Kaili, che è intervenuta pubblicamente varie volte in favore del Qatar, ha tradito la fiducia dei suoi elettori e del suo partito, il PASOK, Partito socialista greco, che l’hanno fatta eleggere a Strasburgo. L’argomento che i parlamentari europei non siano pagati abbastanza per il lavoro che fanno, come qualcuno ha tentato di insinuare, non regge affatto: anche se i parlamentari europei sono pagati molto di meno degli “eurocrati” di Bruxelles, i
membri della Commissione europea, i loro introiti sono già abbastanza alti per farli appartenere a una “classe politica” europea privilegiata. Infatti, il salario mensile di un “semplice” membro del Parlamento europeo ammonta a 9.386 euro, che è solo il 38 per cento di quello che percepisce un giudice europeo; ma ci sono altre “entrate” delle quali usufruiscono i parlamentari europei: un contributo di 4.299 per i costi dell’ufficio nel proprio Paese di origine, un altro contributo di 19.709 euro mensili per l’ingaggio di assistenti parlamentari (uno può ingaggiare quanti ne vuole), una diaria di 304 euro per ogni giorno
trascorso a Bruxelles, e in altre città 152 euro più i costi dell’hotel. E quando va a casa, percepisce sempre 152 euro al giorno, standosene perfino a casa sua (ma non gli viene rimborsato l’hotel!). In più, Eva Kaili riceveva un indennizzo per ogni funzione extra – per la vicepresidenza un 40 p.c. in più sullo stipendio, per ogni commissione o gruppo di lavoro altri 10-30 p.c. dello stipendio. E così il gruzzolo poteva ammontare a molto di più di quello che
risulta lo stipendio ufficiale. Dunque, non si tratta di penuria pecuniaria, ma evidentemente di avidità umana, di insaziabilità predatoria di soldi, di una vita privilegiata, di un tenore di vita che viene propagato dai media di una classe elitaria, politici, ma non solo politici – manager, capitani d’industria e di finanze – VIP “ricchi e famosi”, che vengono pubblicizzati dalla macchina del consumismo contemporaneo. E ci sono caduti. Come delle pere marce. E con loro è venuto a galla anche il marciume umano che si annida anche nelle schiere più alte
della politica. Ma non per questo il progetto di unificazione europeo viene compromesso:
sono compromessi i politici marci, che esistono ad ogni livello di organizzazione politica, dai più bassi ai più alti. L’unificazione europea è “una delle più brillanti avventure politiche dello spirito umano”, come disse Altiero Spinelli, il padre spirituale del federalismo europeo. Ma ciò non vuol dire che si possano tollerare simili indegni esempi di corruzione. E bisogna separare il marciume politico dalle idee nobili e dall’onestà e dall’integrità di quelli che non soccombono
alle tentazioni – e qui sono proprio i media che devono alzare la guardia e denunciare le patologie della politica e dei politici.

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